09 Febbraio 2023
A Roberto Benigni resta solo lo statuto del Pd. Poi dal palco dell’Ariston avrà decantato tutto. Ormai quella del comico toscano è una presenza fissa. Benigni (dietro lauto pagamento, naturalmente) arriva più o meno a sorpresa, dice qualche banalità, saluta e se ne va. Quando il suo show è finito hai sempre quella sensazione: “Ma che cosa ha detto?”. Eppure ha parlato mezz’ora. Ma contenuti, pochi.
Dante. E va bene. L’inno di Mameli. E va bene. Poi la Costituzione. “L'articolo 21 è il mio preferito, è il più importante: il pilastro di tutte le libertà dell’uomo”. E questo lo dice già la stessa Costituzione. Avanti. “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero. Un linguaggio semplice che sembra scritto da un bambino, di una forza e bellezza che si rimane stupiti. Ma se l'hanno scritto ce ne era bisogno. Perché durante il ventennio non si poteva pensare liberamente”. È questo il punto: la Costituzione è stata scritta ai tempi del fascismo e del comunismo. Insomma: è bella, sacra, inconfutabile. Ma è un po’, come dire, anacronistica. “In Paesi molto vicini a noi gli oppositori vengono carcerati e incatenati, solo perché mostrano il volto o i capelli, o perché ballano e cantano. Quanto è meraviglioso e straordinario che in Italia tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero. Ce lo dobbiamo ricordare. La cosa migliore per il futuro è ricordarsi di avere il passato bene presente”. Sembra la lezioncina di un maestro elementare.
Dice sempre le solite cose, Benigni. Lo fa con trasporto, entusiasmo, quasi si commuove. Ma sono sempre le solite cose. Per questo, con la stessa enfasi, al prossimo festival di Sanremo potrebbe fare la parafrasi dello statuto del Partito democratico. “È costituita l’Associazione Partito Democratico con sede legale in Roma, Via di Sant’Andrea delle Fratte 16, in sigla PD e con descrizione del simbolo: nel cerchio con contorno nero in campo bianco sono rappresentate due lettere a caratteri maiuscoli; la lettera “P” di colore verde, che si lega con la lettera “D” di colore bianco, distinta nel fondo con un rettangolo di colore rosso, espressione del tricolore italiano. Alla base delle due lettere simbolo è inserita la scritta in nero “Partito Democratico” nella quale tra le due parole si inserisce il ramoscello di ulivo con cinque foglie verdi”. “Il Partito Democratico è un partito antifascista che ispira la sua azione al pieno sviluppo dell’Art. 3 della Costituzione della Repubblica Italiana”. “Il Partito Democratico aderisce al Partito del Socialismo Europeo (PSE) e all’Alleanza Progressista. I suoi rappresentanti al Parlamento Europeo aderiscono al Gruppo dell’Alleanza Progressista dei Socialisti e dei Democratici, perseguendo l’obiettivo di sviluppare il progetto unitario di un autentico partito progressista, democratico e transazionale europeo”. Qualche gioco di luci, una musica azzeccata, i fiori. E Benigni se ne andrà. Con un altro cachet.
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