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Michele Lo Foco: “VideoMusic rovinata da politica e accordi di sottobanco”

L’esperto di diritto d’autore racconta a Il Giornale d’Italia la breve ma intensa storia del canale VideoMusic, tra riunioni, entusiasmo, accordi andati in malora, miliardi spesi e cambio di nome

19 Settembre 2022

Michele Lo Foco: “VideoMusic rovinata da politica e accordi di sottobanco”

L’Avvocato Michele Lo Foco è nato a Roma, svolge la professione di avvocato ed è uno dei maggiori esperti nazionali di diritto d’autore. E’ stato Presidente di Cinecittà Diritti, Consigliere Rai, Membro del Consiglio Superiore della Cinematografia. E’ scrittore di saggi e di romanzi.

Per chi non la conoscesse, cos’era Video Music?

«Video Music non esisteva. Esisteva il circuito di trasmettitori della famiglia Marcucci che erano serviti prima per programmare TeleMontecarlo e quando poi quest’ultima si ritirò, servirono a Rizzoli per la sua televisione, naufragata poi nella P2. In quel momento i trasmettitori non poterono fare altro che programmare una piccola emittente dal nome TeleElefante, che ovviamente non aveva alcun seguito ed i Marcucci cominciarono a perdere 500milioni al mese finendo poi in amministrazione controllata. VideoMusic fu la prima emittente musicale a programmare videoclip per 24 ore. Musica sempre, e la migliore.»

 

Lei che ruolo aveva in quest’operazione?

«Guelfo Marcucci che mi conosceva come esperto di diritto d’autore, pur giovane, mi affidò l’incarico di risolvere il problema e sono convinto che non credesse minimamente che sarei riuscito a farlo. Mi applicai e con l’aiuto di un fantasista di valore come era Jack la Cayenne cominciai a immaginare un progetto musicale. La mia fortuna fu l’amicizia con il presidente della RCA Ornato, che era presidente dell’Associazione fonografia italiana e cioè delle sette sorelle musicali. Ornato comprese la mia iniziativa televisiva, che consisteva nel collegare tutti i videoclip musicali che le case editrici producevano per pubblicizzare i loro cantanti, realizzando alla fine un palinsesto “gratuito”, che in realtà era tutta pubblicità, destinato ai giovani. In questo mi aiutò un dirigente RCA grande musicista, Roberto Fia.  Il primo a comprendere l’importanza dell’iniziativa fu Leonardo Mondadori che mi fece l’onore di convocarmi, tramite Don Virgilio Levi, direttore dell’Osservatore Romano, per comunicarmi che era pronto a concedere 10 miliardi di minimo garantito pubblicitario per unire VideoMusic e Rete Quattro, e cercare così di contrastare Berlusconi che aveva già due emittenti. Mi sembrò un grande risultato e corsi a descriverlo a Guelfo Marcucci che solo allora capì che stava succedendo qualcosa di straordinario e mi invitò a proseguire. In realtà, mi stava mettendo su un binario morto, perché mentre io andavo a trovare Freccero e concordavo la predisposizione della rete, Guelfo preparava una diversa strategia, che non era quella di unirsi alle case musicali, ma di ricattarle senza cedere a Mondadori ma proseguendo in totale autonomia. Io nel frattempo avevo chiamato dall’America due grandi musicisti, Ciro Dammicco e Danny Besquet per preparare il palinsesto e organizzare le trasmissioni, e con il loro aiuto nell’aprile ’84 nacque la prima televisione musicale. Quella stessa sera, in un colloquio per me molto penoso con Guelfo Marcucci, capii che mi stava facendo fuori dall’operazione.»

 

C’erano accordi tra politica e management e perché VideoMusic è sparita lasciando spazio a TMC2?

«Seppi molti anni dopo dall’allora direttore finanziario del gruppo che i Marcucci avevano venduto la televisione a Cecchi Gori, il quale le cambiò nome in TMC2, per circa 200 miliardi, pare reperiti con l’aiuto di Berlusconi cui VideoMusic dava fastidio. Nel frattempo, nel periodo di gestione, Guelfo Marcucci coronò il suo sogno di un telegiornale molto seguito e la figlia divenne successivamente assessore a Firenze. Il figlio è senatore, come a significare che la politica è stata compagna della comunicazione e del successo.»

 

Ci sono passaggi che vuole sottolineare?

«Sono passati quarant’anni da allora e ancora VideoMusic è nel ricordo di molti: la prima televisione musicale italiana, nata in Italia, dal lavoro italiano. Io non avrei mai permesso nell’emittente un telegiornale, avrei al contrario vietato la politica e favorito la creazione di una società produttrice di video musicali. Avrei voluto una televisione destinata esclusivamente ai giovani e ai loro talenti, ma evidentemente ero ingenuo allora come lo sono in fondo anche oggi.»

 

Perché è importante analizzare questa vicenda a distanza di tanti anni?

«Di VideoMusic rimane soltanto quello che Guelfo Marcucci mi disse dopo molti anni: io sono un imprenditore e ho dovuto scegliere tra lei e i miei figli, e ho scelto loro. Lei comunque è stato la persona che mi ha dato di più senza chiedere nulla, e la ringrazio. E’ una lezione di cinismo che avrei preferito non ricevere, ma che illustra come va il mondo.»

 

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