13 Dicembre 2021
Laureata in giurisprudenza e in storia all’Università degli Studi di Milano, Micaela Palmieri comincia la sua carriera giornalistica in una radio locale, per poi passare all’emittente TeleLombardia, dove si occupa di politica e attualità. Sbarca a Rai2 con una trasmissione sui territori e le regioni, per cui realizza servizi e conduce con ospiti in studio. Lavora per il Tgr della Lombardia, per Rai Parlamento, conducendo una trasmissione dal Parlamento europeo. Approda al tg1, che conduce e organizza nelle edizioni del mattino, curando gli spazi tg per UnoMattina. Ha scritto il romanzo tre di una coppia perfetta edito Mursia, il libro d’inchiesta Next Stop Rogoredo per Baldini Castoldi ed Educazione ambrosiana per La nave di Teseo. Segue le campagne di prevenzione della comunità di recupero di San Patrignano Wefree nelle scuole italiane.
Oltre alla risaputa problematica dello spaccio, cosa L’ha spinta a scrivere quest’inchiesta romanzata sul famoso bosco di Rogoredo a Milano?
«Mi ha spinto l’indifferenza. Attorno al bosco della droga in cui ogni giorno 1000-1300 persone di cui tanti, troppi ragazzini, andavano a comprare eroina per pochi spicci, c’era silenzio e disinteresse. La prima volta che ci entrai anni fa, la situazione era totalmente fuori controllo, così ho deciso di raccontare quello che accadeva senza remore nè filtri. Ho narrato storie di giovani distrutti perchè anche solo un ragazzo pensasse di evitare di farsi del male o di smettere di farsene.»
Con quante persone ha avuto modo di parlare, tra chi ha provato droghe ed istituzioni?
«Le storie dei ragazzi con cui ho avuto contatti sono state tante, almeno una decina e tutto con un denominatore comune: la solitudine. Chi cade preda della droga spesso è solo e cerca un appiglio nella sostanza per sentirsi accettato. Dalle Istituzioni c’è stato un grande lavoro. Grazie a una task force con volontari e forze dell’ordine, la situazione a Rogoredo è cambiata radicalmente.»
In quell’area, sembra che le cose abbiano preso una giusta piega. Quanto hanno influito i mass media e racconti come i tuoi?
«Credo che abbiamo avuto un ruolo importante. Accendere le luci sul dolore a volte aiuta e credo che i media su questo possano e debbano essere più incisivi, più presenti. Anche perchè proprio a Rogoredo la situazione in questi mesi sta rischiando di tornare al passato. A cosa servono altrimenti i giornalisti se non ad accendere i riflettori sulla sofferenza e su situazioni che non funzionano?»
Purtroppo, la droga colpisce soprattutto i giovani ma questa età è anche quella in cui il tifoso di calcio mostra tutta la sua passione. Perché ha scritto Educazione Ambrosiana scandagliando la storia passata e recente dell’Inter?
«Sono due ambiti che non hanno nulla a che vedere. Dopo una vicenda dolorosa come quella di Rogoredo ho avuto bisogno di “leggerezza passionale”, quella che il calcio puó e sa dare. Educazione Ambrosiana racconta storie d’amore per una squadra di calcio che viaggiano parallele a sensazioni e sentimenti che viviamo tutti i giorni: amore, amicizia, tormento, tradimento, gioia.»
Cos’ha l’Inter più di altre squadre di calcio?
«Forse l’imprevedibilità. È come una bella donna. Non sai mai quanto riuscirai a trattenerla e proprio per questa indefessa paura di perderla, la ami pazzamente.»
Abbiamo compreso l’amore per l’Inter, che milioni di tifosi condividono, ma quali sono le altre passioni di Micaela?
«Amo leggere sopra ogni cosa. Adoro il cinema, cerco di farmi cultura di neorealismo e Hitchcock passando per Kubrik e Sorrentino. Sono anche appassionata di tennis e di viaggi. Il covid su questo non mi sta aiutando ma confido che il ritorno alla vita e alla possibilità di viaggiare sia vicino.»
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