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52enne invalida dopo vaccino Covid, sentenza del tribunale di Asti stabilisce nesso causale, lo fa sul siero di Pfizer e su una malattia neurologica

La sentenza del giudice di Asti su una donna di 52 anni che non cammina più a causa del vaccino è importante per 3 motivi: stabilisce il nesso causale per via giudiziaria, lo fa sul vaccino di Pfizer finora al riparo da provvedimenti simili della giustizia e su una patologia neurologica

17 Ottobre 2025

Covid vaccino

Covid vaccino (fonte foto Lapresse)

In nome del Popolo italiano: il vaccino mi ha reso invalida. Arriva da Asti un’importante e per certi versi unica sentenza pronunciata da un tribunale. Una donna, titolare della tabaccheria della città piemontese si è vista riconoscere un indennizzo permanente da parte dello Stato a causa della gravissima invalidità a cui l’ha costretta il vaccino Pfizer. Importante perché è una delle prime sentenze nelle quali un giudice afferma in sentenza che il vaccino ha reso invalida una persona e anche perché si tratta di una delle prime, pronunciata in Italia, a vedere come protagonista il preparato della Pfizer, dato che altre sentenze vedevano come principale accusato quello di Astrazeneca.

La sentenza è stata pronunciata dal giudice Ivana Lo Bello il 26 settembre scorso ed è stata resa nota dai legali della donna, Renato Ambrosio, Stefano Bertone, Chiara Ghibaudo e Stefania Gianfreda, dello studio Ambrosio & Commodo di Torino, che hanno assistito la donna.

Il dispositivo del giudice è chiaro: la donna è affetta da mielite trasversa dopo la somministrazione del vaccino Comirnaty, prodotto da Pfizer-Biontech, e non può più camminare. Il ministero della Salute in sede amministrativa aveva respinto la domanda di indennizzo, è stato invece condannato al riconoscimento del legame e lo Stato dovrà così indennizzare la donna con un assegno, comprensivo degli arretrati, di 3000 euro al mese.

Decisivi sono stati i pareri dei due Ctu nominati dal giudice, Agostino Maiello e Stefano Zacà, che hanno dato ragione alla donna dimostrando che la donna non soffriva di mielite trasversa (una gravissima patologia neurodegenerativa che porta alla paralisi) e che la spiegazione più plausibile è proprio quella del vaccino come causa.

La donna aveva effettuato la prima dose del vaccino a Mrna – come scritto nella sentenza di cui la Bussola è entrata in possesso – il 7 aprile 2021 con richiamo il 28 dello stesso mese – e ricoverata il 10 febbraio 2022 presso l’ospedale di Orbassano. Già nella lettera di dimissioni, il medico il 17 febbraio aveva ipotizzato come «non escludibile un ruolo scatenante vaccino».

Dopo ulteriori accertamenti che hanno confermato la diagnosi e avvalorato l’ipotesi di una causa vaccinale, la donna aveva iniziato l’iter di richiesta di indennizzo ai sensi della legge 210/92, ma la commissione medica ministeriale aveva escluso il nesso causale.

A quel punto alla donna non è restato altro che avviare un contraddittorio portando in giudizio il Ministero e Aifa. Dopo un iter piuttosto lungo, il giudice ha riconosciuto l’effettiva grave disabilità della donna e accolto la tesi dei Ctu che imputavano al vaccino quella disabilità. Così il giudice: «Le indicazioni degli ausiliari in merito alla sussistenza del nesso causale tra le vaccinazioni somministrate alla ricorrente e l’infermità da quest’ultima presentata, consentono di ritenere sufficientemente dimostrato che il ciclo vaccinale di cui si discute abbia causato la patologia di mielite/poliradicolonervite».

È importante notare che il giudice ha accolto la disamina dei periti in ordine ai numerosi effetti avversi registrati anche sul sito dell’Aifa come la sindrome di Guillain-Barrè, la paralisi di Bell, l’encefalite e l’encefalomielite acuta disseminata, la sindrome di Miller-Fisher, l’ictus, la trombosi cerebrale e da ultima la mielite trasversa.

Inoltre, è stato accertato che il sistema di sorveglianza Vaers ha registrato solo in Italia 593 casi di mielite trasversa dopo la vaccinazione, e 280 di questi con il vaccino Comirnaty di Pfizer. Se si pensa che si tratta di una patologia poco comune, è un dato che fa pensare i cantori del vaccino sicuro per tutti.

La sentenza favorevole è stata possibile perché i legali e i due Ctu sono riusciti a dimostrare che altri eventuali fattori scatenanti non sarebbero stati decisivi per l'insorgere della patologia se non fosse stato per il vaccino. Ci possono essere condizioni favorenti, infatti, ma non scatenanti e questo potrebbe aprire una discussione seria sul grave vulnus della campagna vaccinale: l’assenza totale di anamnesi personali sui pazienti per andare a individuare quei fattori di rischio che avrebbero reso micidiale il vaccino. Come infatti è successo per moltissimi pazienti.

Ma questo era impensabile con un vaccino del quale si sperimentava ancora l’efficacia e la sicurezza nel pieno della campagna vaccinale. Anamnesi sui fattori di rischio avrebbero rallentato e reso vana la campagna vaccinale coercitiva in atto tra il 2021 e il 2022. Escluse quindi con certezza altre cause alternative, per la donna si è aperto il tanto sospirato riconoscimento dell’indennizzo, non del risarcimento perché è stato escluso il dolo da parte dello Stato.  

La sentenza è importante anche per un altro motivo: come la Bussola ha documentato nel corso di questi due anni sono arrivati importanti pronunciamenti da parte delle commissioni mediche militari che hanno accertato un danno da vaccino e conseguente indennizzo. Ma si trattava per lo più di patologie cardiache riconosciute, come miocarditi e pericaridti. Difficilmente una patologia neurologica e neurodegenerativa è stata riconosciuta come scatenata dal vaccino. Men che meno da un vaccino a Mrna. Il caso di Asti è una svolta anche per questo motivo. 

Di Andrea Zambrano

Fonte: La Bussola Quotidiana

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