24 Agosto 2025
Fonte: AttoPrimo
Cristiana Pugliese di Radio Radicale intervista il virologo Fabrizio Pregliasco sulle nomine revocate al Nitag.
Dell’illuminante conversazione mettiamo in risalto alcuni punti.
Per prima cosa, l’aspetto diffamatorio va considerato nella sua gravità.
Quando si smetterà di trattare lo spazio messo a disposizione da un giornalista come un’arena per offendere senza contraddittorio ? Pregliasco ha detto più volte dei due suoi colleghi (Bellavite e Serravalle) che “sono falsi esperti”. Ma non ha spiegato in cosa consisterebbe la loro falsa esperienza.
Ha parlato di “deriva negativa” del governo: quella di “aver inserito due medici che nelle comunicazioni ufficiali istillano dubbi sulle vaccinazioni ma poi se andiamo a vedere sui loro social ci van giù …” e ha interrotto la frase. Ma non ha provato nulla. Ha solo fatto capire – una volta in più -l’urgenza di far terra bruciata attorno a chi manifesta dubbi.
Quindi: “Questi colleghi instillano dubbi con opinioni non suffragate da documentazione, come potrebbe fare chiunque al bar commentando una partita della nazionale”. Invece, basta consultare proprio i social e i siti di Bellavite e Serravalle per trovare documentazione (a iosa) a supporto di quanto da entrambi sostenuto.
Cristiana Pugliese non ha chiesto come mai si sia scatenato tanto can can per soli 2 colleghi su 22 (che peso decisionale possono avere 2 su 20?). Ha posto una domanda più generica e Pregliasco ha fatto capire che nessun dubbio è ammesso. E si intuisce che è questa la vera ragione del “siluramento”, perché 2 su 20 che contestano scelte e pensieri non hanno alcun peso decisionale ma possono raccontare al mondo perché non sono d’accordo.
Allo stesso modo in pandemia si perseguitò chi decise di non vaccinarsi: erano pochissime persone fra milioni di milioni, un numero talmente esiguo che non avrebbe intaccato neppure il fantasma della protezione del gregge. Eppure costoro sono stati zittiti e perseguitati e che gli serva da lezione.
Proprio per questo, perché si basa sul consenso (e le maniere usate per ottenerlo sono state studiate con assai poca arguzia) il castello vaccinale è un gigante con i piedi d’argilla, basta un niente e va giù.
Nell’intervista ce n’è anche per il senatore leghista Claudio Borghi che assieme ad altri esponenti della Lega da tempo chiede la fine dell’obbligo vaccinale messo come vincolo di ingresso alla scuola materna dal 2017. Lo stop dell’obbligo è un’eventualità prevista dalla legge stessa quando fossero aumentate le adesioni alle vaccinazioni (e, rispetto al 2017, le adesioni sono aumentate).
Pregliasco: “L’onorevole Borghi ha infilato questa proposta – quella di rivedere l’obbligo – in altri documenti di disposizioni di sanità che non tengono conto di questa opzione”. Da quando decide Pregliasco sulle opzioni da inserire nei documenti parlamentari? Non solo i dubbi, per il prof anche la democrazia andrebbe abolita.
Quindi si avvia una chiacchierata sull’obbligo vaccinale.
Pugliese fa notare di aver cercato quanti sono i bambini non vaccinati (toh, sempre di meno..): “Ho visto che i bambini vaccinati sono saliti di 1 o 2 punti, del resto in Italia le famiglie han sempre portato i figli a vaccinarsi, eppure cosa non funziona, professore?
Ed è come se la collega avesse detto: dove sta il problema se l’adesione è altissima. Qui Pregliasco si trasforma in un’AI ben programmata.
Divaga senza rispondere.
“Chi ha mal di testa non legge mai il bugiardino del farmaco che sta per prendere e accetta il rischio-beneficio della medicina. Ma quando uno si vaccina, sta bene (e guarda un po’ che avanza la pretesa di non volersi cercare gli eventi avversi…) e pensa che la malattia riguardi sempre un altro”.
L’eterno cavallo di battaglia: ci si vaccina per gli altri
“Ora – continua Pregliasco in risposta alla domanda che ha abilmente eluso – il punto è fra la libertà del singolo e l’interesse della comunità.
In questi anni si è spinto di più sull’interesse della comunità: i vaccini hanno permesso di ridurre le spese mediche e le sofferenze. Si guardi al Covid e al morbillo…”.
Pregliasco è riuscito a dire che “i casi di morbillo sono in crescita” (sia mai che si arrivi davvero a discutere di far cessare l’obbligo bisogna preparare il terreno. Basterebbe dire che a determinare i casi in aumento sono i giovani adulti cui è svanito l’effetto della vaccinazione (Fonte: ISS). Invece con l’obbligo del morbillo in vigore dal 2017 e le adesione aumentate si continua a far credere che siano le famiglie restie…
Ma la risposta da manuale Pregliasco l’ha data sul Covid.
Pugliese: “Non pensa che tutto questo sia stato esacerbato dal Covid e da una strategia di comunicazione che ha alimentato i dubbi?”
Per evitare di rispondere anche a questa domanda scomoda il professore si dilunga su temi affini. Ma quando esagera con il generico ritornello, “i vaccini sono bruciati dalla loro efficacia”, la collega lo interrompe ricordandogli che:
“Sul Covid però non è andata così”. Come? Pregliasco inizia ad agitarsi: “No, è così. Il vaccino ha avuto alcune limitazioni. All’inizio impediva le infezioni (quando, di preciso?), poi questa capacità si è ridotta. Ma la sua capacità di ridurre la mortalità si è vista non solo in Italia ma in tutto il mondo”. Pregliasco usa il poco fiato rimastogli per redarguire la collega, “è importante questo, sennò anche lei mi cade nella svalorizzazione”.
Cristiana Pugliese pensa che il virologo non abbia compreso la sua affermazione e insiste: “Quando ci veniva detto di vaccinarci per gli altri e poi succedeva che ci si ammalava anche da vaccinati: per questo motivo le persone hanno avuto dubbi e non succedeva prima, con l’anti polio ti vaccinavi e stavi tranquillo“.
Al volo va colto lo spunto per divagare, “eh no anche con la polio ci si poteva ammalare” replica Pregliasco (infatti il vaccino è stato cambiato, grazie alla farmacovigilanza e a un tot di giovani nati nel duemila ammalatisi di polio, ma questo non lo ha ricordato Pregliasco).
Poi si torna a bomba.
Pregliasco: “I risultati dei vaccini vanno consolidati nel tempo, ogni farmaco ha una sua sperimentazione pre- commercio e poi una stabilizzazione (ossia si continua a testarlo)”. Pugliese: “Ma le persone non sono abituate a questo, forse c’è stato un errore di comunicazione?”.
Il fiato di Pregliasco langue. Ripesca in affanno il ritornello da propaganda: “Mi vaccino, non mi ammalo e se mi ammalo non muoio”.
La collega annuisce e si passa ad altro.
Le conclusioni di Pregliasco:
“In quel marasma della pandemia quante puttanate sono state dette”.
Siamo d’accordo, almeno su questo.
di Gioia Locati
Fonte: il Giornale
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