Manovra 2026, nuovo emendamento pro-riarmo per rafforzare capacità industriali della difesa attraverso commercio armi e materiale bellico

In commissione Bilancio spunta una norma che consente la conversione industriale verso la produzione di armi. Opposizioni all’attacco: "Economia di guerra"

Nella manovra 2026 è spuntato un nuovo emendamento, formulato da Fratelli d'Italia, Lega e Forza Italia, che prevede un placet al riarmo. L'obiettivo finale è quello di rafforzare le capacità industriali della difesa nazionale attraverso il commercio di armi, materiale bellico e sistemi di armi.

Manovra 2026, nuovo emendamento pro-riarmo per rafforzare capacità industriali della difesa attraverso commercio armi e materiale bellico

Un emendamento comparso negli ultimi giorni in commissione Bilancio al Senato rischia di aprire una nuova frattura politica sulla legge di bilancio 2026. Il testo, sostenuto da parlamentari di Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia e riformulato direttamente dal governo, introduce una norma finalizzata a "rafforzare le capacità industriali della difesa" attraverso la produzione e il commercio di armi, materiale bellico e sistemi d’arma.

L’emendamento, lungo appena dieci righe, attribuisce ai ministeri della Difesa e delle Infrastrutture il potere di individuare, tramite decreto, "attività, aree, opere e progetti infrastrutturali" destinati alla realizzazione, all’ampliamento e soprattutto alla conversione industriale in funzione bellica. Le iniziative individuate verrebbero qualificate come "di interesse strategico per la difesa nazionale", senza oneri diretti per la finanza pubblica.

Di fatto, la norma apre alla riconversione di aziende e infrastrutture civili verso la produzione militare, inserendosi nel più ampio dibattito europeo sul riarmo. La Nato ha fissato l’obiettivo di destinare fino al 5% del Pil alle spese militari entro il 2035, mentre l’Unione Europea ha lanciato il piano “Readiness 2030”, che mobiliterà fino a 800 miliardi di euro in cinque anni per rafforzare la capacità difensiva del continente. In questo contesto, anche l’Italia sembra prepararsi a riorientare parti del proprio apparato industriale.

Le opposizioni, però, parlano apertamente di "blitz". Il Movimento 5 Stelle denuncia una manovra che privilegerebbe il riarmo a scapito della spesa sociale, mentre Alleanza Verdi e Sinistra accusa il governo di voler "trasformare l’economia italiana in un’economia di guerra". A destare particolare allarme è il riferimento esplicito alla conversione di opere e attività produttive, che secondo i critici potrebbe coinvolgere settori già in crisi, come l’automotive.

Il tema non è nuovo. Già nei mesi scorsi il ministro delle Imprese Adolfo Urso aveva evocato l’ipotesi di riconvertire parte dell’industria dell’auto verso la difesa, seguendo un modello che in Germania è ormai al centro del dibattito politico ed economico. Ora, però, la proposta entra formalmente nel perimetro della legge di bilancio, con tempi e modalità che le opposizioni giudicano opachi.

La commissione Bilancio è chiamata a chiudere rapidamente l’esame degli emendamenti. Se approvata, la norma segnerebbe un cambio di passo significativo, sancendo per legge il legame tra politica industriale e riarmo in una fase di crescente tensione internazionale.