07 Dicembre 2025
Guido Crosetto
L’esponente di FdI e ministro della Difesa Guido Crosetto scuote un Occidente vecchio e stanco: "non penso che Putin voglia attaccare l’Europa. Ma oggi che il diritto internazionale è carta straccia, urge che l’Alleanza atlantica cambi e si apra al mondo. E per la difesa europea vanno coinvolti i Paesi extra-Ue". Il ministro rilancia poi l’allarme denatalità: "Senza nuovi bambini salta tutto. Serve una misura-choc: penso a zero tasse per chi ha più di 2 figli". Preoccupa anche la violenza in Italia: "Non vorrei fare i conti con delle 'Br 4.0'. Serve un no bipartisan". Leva volontaria: "Non torno indietro, ma deciderà il Parlamento". L'intervista rilasciata ad Avvenire.
C’è un pezzo del mondo che balla sull’orlo del precipizio. E pare non capire, non reagire, non elaborare. Quel pezzo di mondo è «il nostro Occidente, indebolito da profondi egoismi e inaccettabili disuguaglianze. Senza una visione politica seria, profonda. E sempre più senza bambini. E senza futuro». Guido Crosetto, da tre anni ministro alla Difesa, va avanti in quell’analisi lucida e impietosa su un Occidente vecchio e stanco. E sulla partita chiamata a giocare con l’altra parte del mondo. «Non la stiamo perdendo, ma ci stiamo mettendo nelle condizioni di non poter nemmeno più giocare. Nel 2100 la popolazione italiana crollerà a 35 milioni di italiani, il 40 per cento in meno di quella attuale, l’Africa toccherà invece quota 3,7 miliardi. L’età media in Italia salirà a 53 anni, in Africa sarà di 17». Dietro quei numeri prende forma l’emergenza natalità. «Ci deve far paura. Almeno quanto la fanno Russia e Cina. Senza nuovi nati saltano tutti i sistemi sociali. Senza crescita della popolazione saltano i welfare dell’intero Occidente. Una catastrofe. I Pil andranno a picco, i sistemi sanitari non reggeranno l’invecchiamento, le pensioni non verranno più pagate. Ecco perché dico che non possiamo restare a guardare: in una fase storica così drammaticamente eccezionale, servono scelte eccezionali. Se non correggiamo il tiro, investendo sulla natalità, abbiamo perso la sola partita che conta». Crosetto fa una pausa. Poi riprende chiamando per nome la premier Meloni e il ministro dell’Economia, Giorgetti. «Giorgia, io, Giancarlo e penso l’intero governo italiano, se non avessimo ereditato le follie di bilancio degli anni scorsi e magari avessimo in cassa i soldi buttati nei bonus edilizi, vorremmo e dovremmo introdurre, già da subito, una misura choc per provare a invertire la rotta: tasse zero per quelle famiglie che fanno più di due figli...».
Il ministro della Difesa sa cosa vuol dire tasse zero. Sa che è molto di più del “quoziente familiare”, inseguito per decenni e mai raggiunto. Ma oggi trasformare il sogno in obiettivo «è la sola strada possibile. Perché senza nuovi bambini salta tutto: lo Stato sociale, la democrazia, la società». Siamo al ministero della Difesa. E l’intervista pensata per parlare di Ucraina, Medio Oriente, leva volontaria, si trasforma in una riflessione sulle insicurezze del mondo. Sui conflitti. Sull’Occidente da ripensare. Su una ricchezza da redistribuire. Su disuguaglianze da superare. E su una Europa mai capace di diventare, davvero, un blocco unico per affrontare le sfide di oggi.
Ministro, lei teme Vladimir Putin?
Per Putin i morti e il tempo non contano. Sono morti oltre un milione di russi, dall’inizio della guerra e, se ne dovranno morire altri, per lui non sarà un problema. Putin fa paura perché la sua logica è diversa dalla nostra e le sue motivazioni profonde sono ideologiche, nazionaliste. Io non penso che la Russia muoverà guerra all’Europa. Ma quello che mi dicono i colleghi dei Paesi del Nord e dell’Est Europa è un timore che, ai loro occhi, risulta più che fondato. Per loro il tema è solo capire “quando” lo farà. Non se lo farà.
E allora?
In un mondo dove contano sempre di più i rapporti di forza, dove il diritto internazionale, codificato da secoli, è carta straccia, l’imperativo più urgente è quello correggere le traiettorie pericolose e negative che sono di fronte a noi, e che ci fanno capire già ora cosa può accadere se non interveniamo.
E noi interveniamo?
Dobbiamo, tutti insieme - e intendo tutti gli Stati e gli organismi multilaterali mondiali, compresi gli Stati che, ieri, facevano parte del “Sud globale” -, ripensare le strutture multilaterali e i sistemi istituzionali. Dobbiamo costruire un nuovo multilateralismo a tutela della stabilità. All’interno di questo obiettivo più ampio occorrono anche una nuova Europa e una nuova Nato, più inclusiva, globale, che guardi ben molto oltre l’Atlantico. Penso a una sempre più pressante, necessaria, vera difesa europea, convinto che l’Europa a 27 è troppo piccola. La necessità è una difesa continentale in cui coinvolgere Paesi che, oggi, sono fuori dai “confini” della Ue: il Regno Unito, la Norvegia, l’Albania, i balcanici. Tutti uniti, tutti decisi a fare squadra, a lavorare insieme, a scambiarsi informazioni, a condividere tecnologie.
E la Nato, alla luce della nuova Strategia Usa per la sicurezza nazionale?
Serve una trasformazione profonda e veloce della Nato, che la faccia diventare una struttura capace di garantire un’alleanza per la pace nel mondo, un “braccio” armato ma democratico, di una Onu rinnovata, uscendo dal ruolo di organizzazione di difesa del solo Occidente “atlantico”. La Nato, così com’è è stata percepita per decenni e cioè come un nemico per i Paesi del Sud, per i Brics (Brasile, Russia, India, Cina, Sud Africa, ndr), deve invece aprirsi e allargarsi. Deve pensare al mondo, non solo a una sua parte. E visto che l’Onu non ce la fa più, la Nato ha le caratteristiche, il know how e le capacità militari, ma anche diplomatiche, per diventare il vero difensore della pace. Però, attenzione: solo se la Nato saprà essere credibile, attendibile, sincera e saprà allargarsi, potrà rappresentare e difendere tutti.
Sulla leva volontaria nessun ripensamento?
No, nessuno. Però serve fare chiarezza: le Forze Armate vengono, già oggi, reclutate su base volontaria. Chi vuole, ci entra. La leva obbligatoria l’abbiamo messa in naftalina e non abbiamo nessuna intenzione di ripristinarla. Io chiedo una “riserva” di persone che, ampliata e organizzata, è pronta, ove e se richiamata, a servire il Paese. Ma sempre e solo su base volontaria.
Che tipo di riserva?
Una riserva in cui far confluire sia esperti di tecnologie, tecnici, militari “ausiliari”. Una riserva che abbia anche un ruolo sociale: l’anno di leva volontaria può essere un’occasione di riscatto per i giovani di tanti territori difficili che non hanno offerto loro nessuna alternativa di riscatto o di crescita. E allora quei giovani potranno scegliere tra i tentacoli delle mafie e le sane regole di vita delle forze armate. E declinare parole come dignità, servizio, Stato. Potranno contare su uno stipendio guadagnato servendo e formandosi. Insomma, una seconda chance. Ma non voglio fermarmi alla leva volontaria. Voglio andare avanti con convinzione e serenità nel ripensare la Difesa del futuro a 360 gradi. Quella serenità che manca a un certo mondo sedicente “pacifista”, che poi usa troppo spesso parole violente e non pacifiche.
Che clima vede e che cosa teme?
Sono spaventato da una violenza che cresce, da un odio ideologico e politico che si cerca di alimentare. Vedo il cancro di un assurdo conflitto che si radica sempre di più e che va combattuto in maniera bipartisan. Come ci insegna la dottrina della Chiesa cattolica, noi tutti dobbiamo “abbassare i toni”. Qui lo voglio dire chiaro, e non certo perché mi spaventino le mie foto bruciate in piazza: qualcuno – e non mi riferisco a una parte politica specifica - sta contribuendo a creare un humus che assomiglia a quello degli anni Settanta, anni della violenza e del terrorismo. Foto bruciate nelle piazze, confronti negati nelle Università, assalti alle redazioni dei giornali. Si respira un’aria brutta, pesante, irragionevole. Non vorrei che all’improvviso ci trovassimo a fare i conti con delle “Brigate Rosse 4.0”.
A chi pensa quando dice qualcuno?
Penso alla superficialità di troppi intellettuali da salotto, a giornalisti intrisi di ideologia, al massimalismo che si respira in certi ambienti politici (a sinistra come altrove) o in alcune redazioni che assomigliano a “madrase” talebane. Non ho tempo per guardare la tv, ma i livelli di disinformazione e mistificazione che ho ascoltato su alcune tv radical chic, penso che non sarebbero compresi in altri Paesi. Penso alle parole di fuoco della relatrice speciale dell’Onu sui territori palestinesi occupati. Tutto il Governo ha lavorato e aiutato la Palestina e i palestinesi. Come nessun Paese occidentale ha mai fatto. Navi ospedale, ponti aerei, aiuti umanitari concreti, veri. Io ho inviato una nave della nostra Marina militare per proteggere la Global Flotilla. Ma la violenza no. La falsificazione dei messaggi no. Serve dire basta, serve una condanna forte e bipartisan.
C’è stata questa condanna?
Uomini e donne di tutto l’arco costituzionale mi hanno chiamato per solidarietà sulle mie foto bruciate. Molti meno l’hanno fatto pubblicamente. Comunque, a me interessa un altro punto: un confronto vero e serio tra le forze politiche sui temi importanti. Ritorno sulle polemiche sulla leva volontaria. Non si torna alla naja, non c’è il tentativo di militarizzare l’Italia. E comunque non sarò io a decidere, ma il Parlamento dove chiederò a tutte le forze politiche di costruire un progetto perché serve all’Italia, non solo alla Difesa: un progetto molto più complesso e articolato di come è stato presentato e che, per dire, comprende anche la figura del carabiniere ausiliario, la Croce Rossa, la Protezione civile. Non avrei alcun problema ad affiancare al servizio nelle Forze armate un servizio civile volontario.
Torniamo alla sfida della natalità. Tasse zero non è, dunque, un obiettivo impossibile?
Dobbiamo fare cose mai fatte prima. Bisogna togliere tutte le scuse economiche che frenano una coppia ad avere un figlio. La nascita di un bambino non può essere la prima causa di povertà. E dobbiamo offrire a uomini e donne del mondo, che vogliono esserlo veramente, la possibilità diventare cittadini italiani. Penso al percorso per una cittadinanza attiva che dia forza all’Italia. Il mio obiettivo è dare forza a chi ha cura e rispetto per l’Italia. Dobbiamo proteggere la nostra cultura e identità. Cerchiamo persone, nuovi cittadini di nuove generazioni, capaci e interessati a voler bene all’Italia e non di venire in Italia per imporre il velo e la sharia, ma per portare conoscenza, gioventù, imprese. Mi piacerebbe aprire il Paese ai giovani cervelli del mondo, quelli che sono già nel futuro, si sentono senza patria e sono disposti a diventare italiani, investendo nel nostro Paese e nel nostro futuro.
Di Arturo Celletti
Fonte: Avvenire
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