18 Novembre 2025
Silvia Salis (fonte: Imagoeconomia)
Si apprende con grande entusiasmo istituzionale che la sindaca Salis ha deciso di dotarsi di un avvocato dedicato ai diritti LGBT. Scelta nobile, ovvio. In Italia, dove il 51% delle persone LGBT dichiara di subire molestie ogni anno e il 10% ha subito aggressioni fisiche negli ultimi cinque, non è certo un capriccio.
Ma ecco la domandina che rovina l’inquadratura: perché nessun avvocato dedicato alle persone con disabilità?
Perché la tutela dei diritti è diventata un menu à la carte?
E qui la cosa si fa “comica”, per modo di dire: la famigerata Legge Zan, quella cassata tra applausi e ola da stadio, tutelava esplicitamente anche le persone con disabilità. Tutte nella stessa barca, stesso meccanismo, stesso odio. Non è che l’abilismo sia un fenomeno marginale: solo nel 2023 si sono registrati in Italia oltre 260 reati d’odio motivati dalla disabilità, un numero tutt’altro che simbolico.
E se passiamo alle violenze, viene da sedersi: nell’ultimo anno monitorato, 324 donne con disabilità hanno subito reati — non insulti sui social: parliamo di violenze vere — con 54 casi di violenza sessuale, alcune anche su minorenni. L’anno successivo il totale sale a 540 reati, un incremento del 66%. Aggiungiamo che, secondo le associazioni, una donna con disabilità ha quattro volte più probabilità di essere vittima di violenza rispetto a una donna senza disabilità.
Non proprio un tema di nicchia.
Nel frattempo, online, l’abilismo vola: nella Mappa dell’Intolleranza 2024, le persone con disabilità sono il quinto bersaglio più colpito dai discorsi d’odio. Insomma, non esattamente una categoria che se la passa alla grande.
E allora, la domanda rimane lì, sospesa come un lampadario pronto a cadere: se i diritti da difendere sono gli stessi che la Legge Zan cercava di proteggere — LGBT e disabili insieme, stessa tutela, stessa gravità — perché il Comune decide di occuparsi solo di metà del problema?
Aspettiamo spiegazioni. Forse c’è un motivo limpido. Oppure è la solita politica selettiva, quella che si ricorda dei diritti solo quando fanno curriculum: arcobaleno sì, sedia a rotelle un po’ meno. Usando soldi pubblici . (O se ne ricorda solo sotto elezioni...con passeggiate eguali al predecessore di segno politico opposto.)
Genova dovrebbe essere inclusiva e non esclusiva... che amarezza.
di Marco Macri
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