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Per Gaza una manifestazione vera di popolo, di cuore e di pancia: la democrazia sta benissimo nonostante certi teppisti

La democrazia sta benissimo e infatti le due manifestazioni di venerdì e di sabato sono andate benissimo: manifestazioni di popolo, trasversali; manifestazioni di pancia e di cuore

05 Ottobre 2025

Una manifestazione di popolo vera, di cuore e di pancia: la democrazia sta benissimo nonostante certi teppisti

L’ho detto e lo ribadisco: la democrazia in Italia sta benissimo, alla faccia di tutti quelli che hanno fatto i soldi minacciando compressioni della democrazia e ritorni al fascismo. Chi sono? Non è difficile trovarli dalle parti della sinistra, della Cgil, di Repubblica/Stampa, dalle parti della casa editrice Feltrinelli, La7, e poi Scurati, Saviano e quelli che in serie producono e vendono allarmi fascisti.

Una manifestazione di popolo vera, di cuore e di pancia: la democrazia sta benissimo nonostante certi teppisti


La democrazia sta benissimo e infatti le due manifestazioni di venerdì e di sabato sono andate benissimo: manifestazioni di popolo, trasversali; manifestazioni di pancia e di cuore. Aggiungo che la democrazia sta talmente bene che difendo persino le (per me non condivisibili) idee di un 7 ottobre come giorno della Resistenza palestinese non fosse altro perché la Resistenza palestinese si è caratterizzata per altre lotte: ma difendo il diritto di pensarlo e di scriverlo in uno striscione, al pari della mia difesa di tante idee che avrebbero voluto mettere a tacere (ho difeso finanche il diritto di definirsi “non antifascista”). Insomma non ho paura di uno striscione e di chi ci mette la faccia: cosa pensate, che non saranno tutti schedati, come lo fummo noi al tempo della contestazione contro green pass e obbligo vaccinale?
Quindi se vogliamo una democrazia sana e matura dobbiamo difendere il diritto di manifestare liberamente ogni idea perché a quel diritto, se ben esercitato, si accoppia il dovere di metterci la faccia. Chi si nasconde dietro drappi e passamontagna si mette fuori dalla dialettica e dentro un disordine condotto con le regole della guerriglia. (Ovviamente l’imbecille che ha scritto 'Fascista' sulla statuta dedicata a Giovanni Paolo II non meriterebbe attenzione, ma poiché viviamo ormai nel parossismo politico persino la premier si è preoccupata erroneamente di commentare).
Il grosso della gente ha sfilato perché il massacro a Gaza finisca e Netanyahu la smetta con i suoi folli disegni criminali. Molti hanno poi ribadito che in quell’area lo Stato della Palestina ha tutto il diritto di vedere la luce e di essere riconosciuto perché è nella storia di quel pezzo di Medio Oriente.


Quanto servono queste manifestazioni a compiere passi in avanti? Servono come il vento che spinge la vela, ma di per sé non possiamo e non dobbiamo pensare che esse siano la condizione necessaria: per lo stato palestinese si deve lavorare perché è nella millenaria storia di quell’area e perché è giusto operare in tal senso. Anche se non ci fosse stata alcuna manifestazione. La manifestazione però c’è stata ed è un pezzo che si aggiunge. Ma non è il motivo per cui si arriverà alla tregua e al riconoscimento. Il piano di Trump non è la soluzione perfetta ma ad oggi è l’unico pezzo di carta dove convergono tutti i soggetti protagonisti: in queste giornate, con una accelerazione importante e da non sottovalutare, sembra esserci il giusto punto di convergenza per il rilascio degli ostaggi e per il venir meno di ogni alibi a favore di Netanyahu. Più del milione di gente in strada sono stati determinanti i posizionamenti chiari delle leadership: Hamas si avvia alla sconfitta politica perché così hanno deciso coloro che l’hanno tenuta in vita, ossia il Qatar e la Turchia. Il Qatar (regista di Hamas non solo sotto il profilo dei finanziamenti) perché non vuole frizioni con gli Usa, specie dopo l’attacco di Israele a Doha accaduto a poco tempo di distanza dalle intese economiche; Erdogan perché vuole consolidare la propria leadership nell’area. Hamas consegnerà gli ostaggi per mettere in fuorigioco Israele e stanare la Casa Bianca rispetto a Netanyahu. Ma al momento non consegnerà le armi. Israele non lascerà Gaza, almeno fino al prossimo step. Siamo ancora in una fase di studio, di tattica politica dove basta un nulla per tornare alla maledetta casella del Via, tuttavia va incoraggiata questa minima progressione poiché fondamentale. Trump è senza dubbio il protagonista indispensabile: se azzeccherà le mosse di concerto con i partner arabi (gli stessi con cui ha fatto accordi nel recente tour nel Golfo), Bibi dovrà mollare il suo disegno fanatico che comprende Gaza ma anche la Cisgiordania. A quel punto sarebbe ingiusto non riconoscergli il Nobel per la Pace (ormai pregno di retorica).


Ultima annotazione sui parlamentari che erano a bordo: le dichiarazioni sfornate nelle ore successive al loro prioritario rientro a Fiumicino sono degne dei concorrenti di un reality. Sono la conferma della loro passerella. Un parlamentare (e lì ce n’erano quattro, due dei quali a Bruxelles) sarebbe rimasto lì a contestare anche formalmente tutto quel che adesso è pura chiacchiera da talk: c’è stato un abbordaggio illegale perché avvenuto in acque territoriali? Bene, non firmavano nulla e restavano lì a portare avanti la battaglia contro Israele. Non lo hanno fatto, sono rientrati comodamente prima di tutti i connazionali e ora - per quel che mi riguarda - non hanno alcun merito per essere ritenuti degni rappresentanti delle istituzioni.
Sia chiaro: lo status di parlamentare in Italia o in Europa non funziona a intermittenza: che cretinata è quella del “Siamo qui come cittadini normali”? (Piantiamola una volta per sempre con queste bambinate!). Toccava a loro restare lì in protezione degli altri cittadini italiani, perché questo fa un parlamentare della Repubblica; toccava a loro - visto che la reputano una violazione gravissima - contestare l’abuso di potere ovvero il fermo avvenuto in acque internazionali. Ripeto, loro lo potevano fare in virtù di una funzione costituzionale che non va in stand-by.

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