23 Settembre 2025
“Presto, molto presto dirò cosa penso su Palestina e Israele. Lo dirò perché, alla fine dei conti, ognuno di noi ha un solo giudice fermo e implacabile: la propria coscienza.” Con queste parole, affidate a un lungo post su Facebook, il deputato di Forza Italia Tommaso Calderone, avvocato siciliano e capogruppo in Commissione Giustizia alla Camera, rompe il silenzio e sfida apertamente la linea ufficiale del suo partito sulla guerra in corso a Gaza.
Mentre i vertici di Forza Italia – a partire dal ministro degli Esteri Antonio Tajani – si sono finora mostrati prudenti e reticenti nel condannare le azioni delle forze israeliane, Calderone sceglie di prendere le distanze pubblicamente, facendo trapelare un dissenso profondo. La posizione filoisraeliana storicamente radicata nel partito di Berlusconi, infatti, sembra non bastare più a contenere il disagio di alcuni esponenti, Calderone in testa.
Con un linguaggio carico di emozione e tensione morale, il deputato affida al proprio sfogo social un'accusa implicita ma inequivocabile contro il premier israeliano Benjamin Netanyahu: “Vorrei parlarvi di un criminale, folle, infame… ma non ho ancora la forza, il coraggio. Non ho il coraggio perché, alla fine dei conti, penso a me stesso ed è una debolezza. Ed è tutto molto triste. Sono certo, però, che lo farò… e sarà come volare in un cielo terso e maestoso.”
Parole che hanno fatto rapidamente il giro dei social, raccogliendo centinaia di commenti e reazioni. Ma che potrebbero anche avere un costo politico per Calderone, alla sua prima legislatura in Parlamento nazionale (dopo una lunga esperienza all’Ars, dove era stato capogruppo). Il suo passato nella destra sociale – tra Msi e An – rende ancora più significativa questa presa di posizione, di fatto una critica diretta a Tajani, oggi vicepremier e leader di Forza Italia.
Calderone è consapevole del rischio, e lo dice senza mezzi termini:
“Uno scranno, sebbene prestigioso, non avrà mai il valore di una voce alta e libera. Sono zitto da mesi ma non ce la faccio più. Ho un ruolo istituzionale, ma vorrei urlare, gridare quello che penso, quello che sento.”
E quando gli si chiede conto della parola “criminale” riferita a Netanyahu, precisa: “Non lo dico io, lo dice la Corte penale internazionale che ha emesso il mandato di cattura” per crimini contro l’umanità.
Un mandato che Tajani ha già dichiarato di non voler eseguire in Italia, definendolo “irrealizzabile e non utile alla pace”. Una posizione che, a quanto pare, non è condivisa da tutto il partito.
Il Giornale d'Italia è anche su Whatsapp. Clicca qui per iscriversi al canale e rimanere sempre aggiornati.
Articoli Recenti
Testata giornalistica registrata - Direttore responsabile Luca Greco - Reg. Trib. di Milano n°40 del 14/05/2020 - © 2025 - Il Giornale d'Italia