21 Maggio 2025
Enrico Berlinguer e Aldo Moro
L'ex consigliere di Stato USA, Steve Pieczenik, dichiarò nel 2006 che "la decisione di far uccidere Aldo Moro non venne presa alla leggera, ne discutemmo a lungo, ma Cossiga mantenne ferma la rotta e così arrivammo a una soluzione molto difficile, soprattutto per lui. Con la sua morte impedimmo a Berlinguer di arrivare al potere e di evitare così la destabilizzazione dell’Italia e dell’Europa".
Il 9 maggio 1978, il corpo senza vita di Aldo Moro veniva ritrovato nel bagagliaio di una Renault 4 rossa in via Caetani, a Roma. Una scena che ancora oggi rappresenta una ferita aperta nella storia italiana e che ha alimentato negli anni numerose interpretazioni, tra cui quella di un coinvolgimento internazionale ben più complesso di quanto apparisse all’epoca.
Aldo Moro, allora leader della Democrazia Cristiana e promotore del cosiddetto "compromesso storico" con il Partito Comunista Italiano, rappresentava una figura politica centrale e al tempo stesso scomoda in un’Italia profondamente divisa e nel contesto della Guerra Fredda. Il suo progetto di dialogo e collaborazione tra DC e PCI, infatti, veniva visto con crescente preoccupazione non solo all’interno del nostro Paese, ma anche oltre i confini nazionali.
Dichiarazioni come quelle di Steve Pieczenik, ex consigliere del Dipartimento di Stato USA inviato in Italia durante il sequestro Moro, hanno riacceso il dibattito sulla natura di quel tragico evento.
"La decisione di far uccidere Moro non venne presa alla leggera. Ne discutemmo a lungo, perché a nessuno piace sacrificare delle vite. Ma Cossiga mantenne ferma la rotta e così arrivammo a una soluzione molto difficile, soprattutto per lui. Con la sua morte impedimmo a Berlinguer di arrivare al potere e di evitare così la destabilizzazione dell’Italia e dell’Europa", disse Steve Pieczenik, consigliere di Stato USA, in un’intervista del 2006 pubblicata in Francia dal giornalista Emmanuel Amara, nel libro Nous avons tué Aldo Moro.
"Il mio compito per il governo di Washington era di stabilizzare l’Italia in modo che la Dc non cedesse. La paura degli americani era che un cedimento della Dc avrebbe portato consenso al Pci, già vicino a ottenere la maggioranza. In situazioni normali, nonostante le tante crisi di governo, l’Italia era sempre stata saldamente in mano alla Dc. Ma adesso, con Moro che dava segni di cedimento, la situazione era a rischio. Venne pertanto presa la decisione di non trattare. Politicamente non c’era altra scelta. Questo però significa che Moro sarebbe stato giustiziato. Il fatto è che lui non era indispensabile ai fini della stabilità dell’Italia", aveva detto ancora prima Pieczenik, il 16 marzo 2001 a Italy Daily.
Secondo alcune ipotesi, gli Stati Uniti avrebbero visto nell’avanzata del PCI una minaccia concreta all’equilibrio NATO nel Mediterraneo, temendo che un’Italia con un governo filo-comunista avrebbe compromesso la stabilità geopolitica dell’intero Occidente e dalla Casa Bianca sarebbe giunto l’ordine categorico di non avviare trattative con le Brigate Rosse, sacrificando così Moro in nome di interessi strategici.
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