17 Aprile 2024
Draghi, fonte: imagoeconomica
Mario Draghi punta alla Commissione Europea. Ormai è chiaro, l'ex presidente della BCE rimasto disoccupato dopo la parentesi come presidente del Consiglio finita con le sue dimissioni, sta cercando lavoro in Europa, e il suo sguardo è puntato su Palazzo Berlaymont, come anticipato dal Giornale d'Italia. Il suo ultimo rapporto alla Commissione Ue è parso a molti come un tentativo disperato di chiamare a raccolta i gruppi parlamentari europei, affinché scelgano lui, considerando anche i problemi di von der Leyen con la giustizia. C'è però un problema per Draghi, che deve fare i conti con altri candidati che in questo momento se non più forti, sembrano avanti, vale a dire il presidente del PPE Manfred Weber e il Commissario europeo per il mercato interno e i servizi Thierry Breton.
Due nomi forse poco conosciuti ai più rispetto a quello di Draghi ma sicuramente influenti nei palazzi che contano. Mario Draghi potrebbe contare su un appoggio importante come quello di Meloni, che punterebbe sull'ex premier col quale ha ottimi rapporti per blindarsi in Europa sui conti e sul Pnrr, Macron, che da mesi spinge per questa soluzione e ultimo nome in ordine di tempo, Viktor Orbàn, il quale ha detto: "Draghi mi piace, è bravo".
Insomma, un ampio consenso che all'ex premier non dispiace ma che non gli consente di guidare la lista di nomi candidati per guidare Palazzo Berlaymont. La strada per Ursula Von der Leyen è in salita, o meglio, si è arenata dopo che la procura Europea ha aperto un'indagine sugli sms che la presidente della Commissione Ue si è scambiata con l'ad di Pfizer Bourla per la fornitura di vaccini Covid. Di recente poi, Pieper, il commissario Ue sulle pmi che aveva nominato a sorpresa, ha rinunciato all'incarico dopo le polemiche.
Alcune anticipazioni del libro 'Controvento' di Matteo Salvini, uscite come un orologio svizzero poche ore dopo l'intervento di Draghi, svelano alcuni retroscena su Draghi e sul periodo di quando era premier. Quest'ultimo avrebbe chiamato il leader della Lega per valutare un appoggio del Carroccio per una sua salita al Colle. Non va dimenticato infatti come quello di Draghi fosse il nome più in voga per sostituire Sergio Mattarella, che alla fine ha ricevuto l'incarico per un secondo mandato.
"Ricordo che ero a casa, quando mi squillò il telefono. Palazzo Chigi. Da lì a dieci minuti, i nomi degli aspiranti ministri sarebbero stati consegnati al Colle. Ripeto: dieci minuti. Draghi mi comunicò di aver individuato in Giancarlo Giorgetti, Massimo Garavaglia ed Erika Stefani i leghisti meritevoli di ottenere dei dicasteri. Nomi autorevoli che godono della mia totale stima e fiducia, ma il metodo era evidentemente sbagliato. Peraltro, era opinione diffusa in tutti i partiti".
"Un’uscita che in molti avevano letto come l’ammissione di voler puntare al Colle. Per la prima volta nella storia, il centrodestra partiva con numeri migliori rispetto al centrosinistra, ma non sufficienti a eleggere un proprio esponente senza il sostegno di almeno un pezzo dello schieramento rivale". "Un ultimo incontro con il presidente Draghi in cui sondava la disponibilità della Lega e del centrodestra in generale per un’eventuale sua ascesa al Colle. Alla mia domanda diretta: 'In caso di sua elezione che ne sarà del governo?’, la risposta non arrivò. O meglio, ci fu un ‘ne parleremo dopo…'".
Il Giornale d'Italia è anche su Whatsapp. Clicca qui per iscriversi al canale e rimanere sempre aggiornati.
Articoli Recenti
Testata giornalistica registrata - Direttore responsabile Luca Greco - Reg. Trib. di Milano n°40 del 14/05/2020 - © 2025 - Il Giornale d'Italia