26 Settembre 2022
Corre, corre, corre la locomotiva. E porta il berlusconiano Pier Ferdinando Casini a vincere col Pd. L’endosement di Francesco Guccini ha portato fortuna all’ex alleato del leader di Forza Italia. C’è voluto lui, che gli iscritti dei dem di Bologna non volevano, per regalare un piccolo premio di consolazione a Enrico Letta. “La bomba proletaria illuminava l’aria”, cantava Guccini. Non la perfetta descrizione del democristiano Casini, che di proletario ha ben poco, lui che siede in Parlamento dalla prima Repubblica, esattamente dal 1983. Tant’è. Casini ha sconfitto Vittorio Sgarbi nella sua città ed è stato rieletto per l’ennesima volta, la seconda col Partito democratico.
E pensare che nella rossa Bologna non lo volevano, Casini. “Per me è una scelta sbagliata, perché guarda al centro e non a quella parte di astenuti che avrebbero potuto tornare a votare alla luce del programma che abbiamo messo in campo”, aveva sottolineato il militante Cosimo Torre alla Bolognina, la storica sede del Pci del capoluogo emiliano, lì dove il 12 novembre del 1989 l’allora segretario del Partito comunista italiano, Achille Occhetto, disse che il partito avrebbe dovuto cambiare nome e ideologia, dato che tre giorni prima era caduto il Muro di Berlino.
Quel discorso è passato alla storia come la “svolta della Bolognina”. Tenete presente che Casini, allora, era già in Parlamento da sei anni con la Dc. E 33 anni dopo si è ricandidato col Partito democratico con l’appoggio mediatico del cantautore più dichiaratamente di sinistra che esista. “Votare Casini? Perché no, me lo presentò un frate 40 anni fa”, ha spiegato Guccini. Un frate. Non un barbudos della Sierra Maestra. Eppure il berlusconiano Casini è riuscito a farsi rieleggere col Pd, una delle poche gioie (se non l’unica) della tornata elettorale dei democratici, affossati un po’ ovunque dal centrodestra. Perché gli eroi saranno anche giovani e belli, ma può capitare che a volte si debba ricorrere a un 66enne con trascorsi nel centrodestra per vincere un collegio.
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