02 Settembre 2022
L’atomo si espande. Dal Giappone alla Svizzera, dall’Egitto alla Germania, sino alla Slovacchia: il nucleare, in varie parti del mondo, rappresenta la prima fonte di energia per ovviare al gas russo. L’Italia, invece, è ferma al referendum abrogativo del 1987. Quando, sull’onda emotiva e radioattiva di Chernobyl, il voto decretò la dismissione delle quattro centrali italiane. Le elezioni del 25 settembre, in tal senso, potrebbero cambiare le cose. Soprattutto in caso di vittoria del centrodestra, che al pari del Terzo polo e a differenza di Pd e M5s, è favorevole al nucleare di quarta generazione.
Sono trascorsi undici anni da quell’11 marzo 2011, quando uno tsunami provocò la parziale fusione dei noccioli di tre reattori della centrale nucleare di Fukushima, il più grande disastro nucleare della storia del Giappone. Lo scorso martedì le autorità locali dell’omonima prefettura hanno revocato l’ultimo ordine di evacuazione nel distretto di Futaba. Significa che i residenti possono tornare nelle loro case. Un sondaggio condotto nell’agosto del 2021, a dieci anni dall’incidente, aveva rivelato che il 60% degli abitanti della prefettura di Fukushima aveva deciso di non tornare, superando di gran lunga l’11% di chi, al contrario, voleva riprendere possesso della propria abitazione. I giapponesi ancora paura, e in tal senso i continua allarmi che arrivano dalla centrale ucraina di Zaporizhzhia non aiutano, ma il premier giapponese, Fumio Kishida, ha annunciato di voler riavviare alcune centrali spente dopo il disastro del 2011. La sete di energia supera tutto. Anche gli ideali ambientalisti. In Germania il ministro dell’Economia, l’ecologista Robert Habeck, avrebbe voluto spegnere le tre centrali del Paese il 31 dicembre di quest’anno. Ne chiuderà una sola, mentre le altre due dovranno restare in funzione per salvaguardare le difficoltà alle quali incorrerebbe l’industria onnivora di energia del sud della Germania. In Egitto, a El Dabaa, il colosso russo Rosatom realizzerà la prima centrale nucleare del Paese. Nel dicembre del 2017 il presidente egiziano, Abdel Fattah al Sisi, e il capo del Cremlino, Vladimir Putin, avevano firmato un accordo al Cairo per avviare i lavori sull’impianto, con costi di costruzione stimati di 28,75 miliardi di dollari, per l’85% finanziati con un prestito di Mosca. Secondo il calendario del progetto il primo reattore verrà attivato nel 2028. In Svizzera si è appena aperta una raccolta di firme per avviare la costruzione di nuovi impianti nucleari, bloccati nel 2017 con un referendum popolare. Ora Berna ci sta ripensando. “La Svizzera ha bisogno di un affidabile approvvigionamento energetico e senza energia atomica questo non funziona”, ha sottolineato il comitato promotore, che necessita di 100 mila firme per sottoporre un nuovo quesito ai cittadini. In Slovacchia, grazie all’attivazione di un nuovo reattore, la produzione di energia elettrica da fonti nucleari crescerà sino al 65%. Più della metà.
E l’Italia? Il ritorno al nucleare è ben presente nel programma di centrodestra. In particolare è il leader della Lega, Matteo Salvini, a sponsorizzare l’atomo. “Ci sono scienziati che sostengono che il nucleare è il futuro, lasciamo che sia il Politecnico a decidere dove, ci sono zone più o meno adatte”, ha ribadito oggi Salvini. “Nicola Fratoianni si metta l’anima in pace: l’Italia tornerà al nucleare come stanno facendo in altre parti del mondo. Il nucleare pulito e sicuro di ultima generazione produce emissioni zero. La Francia investe in sei nuove reattori nucleari e noi compriamo l’energia a caro prezzo dai francesi. Siamo poco furbi”. Pochi giorni fa i Verdi hanno pubblicato una mappa con i luoghi in cui, secondo Azione, che ha parlato di “fake news”, potrebbero sorgere le nuove centrali dopo il progressivo smantellamento, da parte di Sogin, degli impianti di Trino (Piemonte), Caorso (Emilia-Romagna), Latina (Lazio) e Garigliano (Campania). I Verdi, naturalmente, sono contrari. Così come il Pd, per il quale costruire nuove centrali nucleare non aiuterebbe l’Italia ad abbandonare le fonti fossili, e il M5s, che non vuole neppure gli inceneritori. Chi concorda col centrodestra è il Terzo polo. Lo scorso giugno Carlo Calenda aveva presentato in Senato una mozione per chiedere al governo che il nucleare fosse reintrodotto tra le fonti utilizzate dal nostro Paese per produrre energia, proponendo la costruzione di otto nuove centrali. Il ritorno del nucleare in Italia dipenderà dall’esito del voto del 25 settembre.
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