22 Giugno 2022
Conte Di Maio (fonte foto LaPresse)
In un certo senso il vicepresidente del Movimento 5 stelle Ricciardi glielo aveva offerto su un piatto d'argento e lui, Luigi di Maio non aspettava altro, del resto avrebbe dovuto dare una spiegazione al perché la sua indole ormai riscoperta, gli avrebbe detto di ricandidarsi contrariamente a quanto prevedeva il limite dei due mandati. E la questione dei due mandati è stata cruciale insieme alle posizioni in politica estera del capo della Farnesina contrario a coloro che non volevano offrire aiuti militari all'Ucraina.E anche se il movimento non èpiù il primo gruppo politico in Parlamento, c'è chi tranquillizza Conte: "Ci siamo liberati di una zavorra". E' attesa la votazione per fine giugno nel Movimento che si esprimerà sul voto al nuovo statuto dove verrà eliminato il limite del doppio mandato.
E credendo di cavalcare l'onda mediatica qualcuno ha proposto l'espulsione di Luigi di Maio da un movimento che ha subito con lui forti trasformazioni proprio in politica economica estera dove, come rileva lo stesso Luigi di Maio, permane un'ambiguità di fondo che era prima di tutto sua: come rilevato infatti da Il Giornale d'Italia, Luigi di Maio nel 2017 affermava che era una "pazzia portare le truppe al confine con la Russia".
Il MoVimento 5 stelle è stato certamente per buona parte favorevole ai rapporti con la Russia, ma da quando di Maio è salito al governo e, soprattutto quando ha avuto il Ministero degli Esteri, la sua vocazione politica è cambiata inevitabilmente. La bussola lo dirigeva a Washington.
Il MoVimento 5 stelle è sempre stato animato dallo scontro di più anime. Ma come lo stesso di Maio ha sottolineato nel suo discorso di addio, il MoVimento 5 stelle con la sua dipartita, segnava la fine di una storia politica: "Il MoVimento 5 stelle non è più la prima forza politica in Parlamento". Ed infatti a seguirlo sono stati in 60 e sono soltanto i primi: nomi che dimostrano il trasformismo di di Maio, pronto a guardare persino alla Lega con Giorgetti, senza disdegnare il PD.
I fedelissimi contano anche nomi di un certo rilievo come il vice ministro alla salute Sileri. E così il MoVimento 5 stelle deve recuperare una crisi profonda che si esprime con i dati al 6,5% ottenuti dalle ultime amministrative, i più bassi degli ultimi dieci anni, oltre che dover ricostruire nell'opinione pubblica una credibilità ormai perduta, anche grazie al trasformismo di chi al movimento aveva giurato fedeltà.
È proprio all'interno del gruppo politico che avrebbe dovuto guidare questa legislatura, o meglio, di quel che rimane del gruppo politico, c'è chi consiglia a Conte di uscire dal movimento per riposizionarsi altrove. Forse l'Italia sta osservando la fine di un partito che ha segnato una rivoluzione dal basso, un'occasione persa, una storia finita male. Oppure l'Italia sta assistendo ad una rinascita insperata di un movimento popolare? La domanda è d'obbligo perché non si può fare a meno di notare come, al netto dei risultati contraddittori che la proposta di Riccardo Ricciardi e di altri del movimento hanno determinato, stia vincendo a livello intestino la posizione ideologica di Alessandro di Battista: "No forniture all'Ucraina", sguardo critico alle posizioni atlantiste di Luigi di Maio: lo scissionista che vuole stare "dalla parte giusta della storia", oggi che finalmente redento dalle posizioni critiche verso la nato che cavalco prima di vincere le elezioni politiche.
Il MoVimento 5 stelle è stato certamente per buona parte favorevole ai rapporti con la Russia, ma da quando di Maio è salito al governo e, soprattutto quando ha avuto il Ministero degli Esteri, La sua vocazione politica è cambiata inevitabilmente. Il MoVimento 5 stelle è sempre stato animato dallo scontro di più anime perché la base è variegata. Ma come lo stesso di Maio ha sottolineato nel suo discorso di addio, dove non ha potuto fare a meno di fare i migliori auguri al gruppo politico che stava lasciando, è stato sottolineare che il MoVimento 5 stelle con la sua dipartita segnava la fine di una storia politica: "il MoVimento 5 stelle non è più la prima forza politica in Parlamento". Ed infatti a seguirlo sono stati in 60 e sono soltanto i primi: 60 nomi che dimostrano il trasformismo di di Maio, pronto a guardare persino alla lega con Giorgetti senza disdegnare il PD.
A seguirlo anche nomi di un certo rilievo come il vice ministro alla salute Sileri. E così il MoVimento 5 stelle deve recuperare una crisi profonda che si esprime con i dati al 6,5% ottenuti dalle ultime amministrative, i più bassi degli ultimi dieci anni, oltre che dover ricostruire nell'opinione pubblica una credibilità ormai perduta, anche grazie al trasformismo di chi al movimento aveva giurato fedeltà.
È proprio all'interno del gruppo politico che avrebbe dovuto guidare questa legislatura, o meglio, di quel che rimane di questo gruppo politico, c'è chi consiglia a Conte di uscire dal movimento per riposizionarsi altrove. Forse l'Italia sta osservando la fine di un partito che ha segnato una rivoluzione dal basso, un'occasione persa, una storia finita male. Oppure l'Italia sta assistendo ad una rinascita insperata di un movimento popolare? La domanda è d'obbligo perché non si può fare a meno di notare come, al netto dei risultati contraddittori che la proposta di Riccardo Ricciardi e di altri del movimento hanno determinato, stia vincendo a livello intestino la posizione ideologica di Alessandro di Battista: "No forniture all'Ucraina", sguardo critico alle posizioni atlantiste di Luigi di Maio, lo scissionista che vuole stare "dalla parte giusta della storia": oggi che finalmente si è redento dimostrando la sua vera posizione politica, quella che guarda a destra e sinistra in nome di un
di Maria Melania Barone
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