28 Dicembre 2021
In confronto all’anno passato, ci sono quattro volte in più di contagi da Coronavirus; sempre guardando allo stesso periodo del 2020, le terapie ora sono a 1\4. A dicembre 2020, tutti a casa alle 22, ora c’è più libertà ma il Governo indica di non fare assembramenti in casa per capodanno.
Dopo 3 lockdown, 3 dosi di vaccino e restrizioni varie, la situazione è comunque drammatica. Tutto questo a cosa è servito se dopo un anno siamo, più o meno, nella medesima situazione? Colpa dei no vax? No, colpa di un Governo che ha sbagliato sempre tutte le tempistiche. Nelle regole dettate da Mario Draghi di qualche giorno fa, s’impone a discoteche e sale da ballo di stare chiuse per evitare assembramenti; ma se giovani, famiglie e anziani non vanno in tali posti, troveranno in ogni caso la modalità di assembrarsi in tanti piccoli gruppi, in varie locations. Al di là di questa riflessione spicciola ma giusta, e che capirebbe anche un bambino di terza elementare, il Governo non poteva aspettare a stoppare il lavoro degli imprenditori nel settore delle discoteche, sale da ballo e balere dopo le feste? Tale provvedimento ragionato è stato attuato anche da Franca, Inghilterra e Grecia, proprio per non intaccare l’economia e permettere a tutti di lavorare. Ma noi siamo il “Governo dei migliori” e attuiamo il meglio per il paese Italia: grande buffonata. I contagi sono ormai ai livelli di tutta Europa ma l’Italia, a differenza degli altri paesi dell’eu, non guarda ai cittadini ma a “a chi ce l’ha più duro”, per poi rivendicare il fatto che “siamo migliori”. Se così doveva essere, l’esperimento è clamorosamente fallito.
Decine di piccoli imprenditori, soprattutto nel settore degli eventi, sono alla canna del gas sotto il profilo economico, in forte depressione sotto il profilo sanitario, fermo restando che i sussidi per questa branca non ci sono e che si muore suicidandosi invece che di Covid. Tanti soldi persi nei giorni di festa, che tra l’altro è il periodo dove gli incassi sono maggiori, equivale a non avere euro per pagare tasse e dipendenti, e da qui un circolo vizioso poco felice di fallimenti e licenziamenti.
In tutto questo, Roberto Speranza è ancora ministro della sanità (senza averne palesemente competenze).
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