27 Agosto 2021
Lo chiamavano l'atlantista. Mario Draghi è sempre stato considerato un pilastro dell'alleanza euroatlantica. Vicino a Barack Obama, consultato spesso anche da Joe Biden, il premier italiano è ritenuto un uomo vicino a Washington. E d'altronde la sua linea di politica estera finora non ha deluso gli Stati Uniti. Golden power a tutto spiano per evitare acquisizioni di asset strategici (e talvolta anche non strategici) italiani da parte di aziende cinesi e persino l'annunciata "revisione" dell'accordo con Pechino sulla Nuova Via della Seta.
Ora, invece, la crisi in Afghanistan sembra aver inciso almeno in parte sulla linea Draghi. Ora la sua parole d'ordine è diventata quella di includere Russia e Cina nella gestione dell'emergenza. Forse anche perché l'Italia ha la presidenza di turno del G20 e Draghi ambisce a farsi intermediario di un possibile dialogo internazionale sul caos in corso a Kabul. Dialogo che l'Italia ha già ben avviato, quantomeno con il Cremlino. Dopo la telefonata fra Draghi e Vladimir Putin della settimana scorsa, i rapporti diplomatici sull'asse Roma-Mosca viaggiano a gonfie vele.
Il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov è stato ricevuto a Palazzo Chigi dal premier stesso. Il colloquio è durato circa 45 minuti. Bocche cucite all'uscita, ma è ovvio che si è parlato di Afghanistan e del possibile ruolo della Russia per facilitare il dialogo coi talebani, chiesto da Conte esplicitamente ma pragmaticamente perseguito anche da tutti i governi occidentali.
"L'Italia ritiene che sia cruciale invitare la Russia ad affrontare le crisi globali e regionali", ha sottolineato anche Luigi Di Maio, che incontra Lavrov subito dopo Draghi. Ma l'Italia cerca anche la Cina. Dopo il colloquio tra Di Maio e l'omologo Wang Yi, Draghi sta cercando di organizzare una conversazione telefonica con il presidente Xi Jinping. Intanto, nel primo Consiglio dei ministri dopo la pausa estiva Di Maio e Guerini tengono un'ampia informativa sulla crisi afghana. E anche Draghi si sofferma sulla crisi spiegando la massima allerta del governo sul dossier.
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