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Libro Di Battista, a Grillo: "Non la pensiamo più allo stesso modo"

Sempre più lontani l'ex barricadero grillino ed il fondatore del Movimento

13 Maggio 2021

Di Battista su indagine Cesa: "Con chi sotto indagine per reati gravi non si parla"

Alessandro Di Battista, foto LaPresse

Alessandro Di Battista e Beppe Grillo, ormai, sono distanti e la pensano in maniera diversa. E' questo una delle tante notizie contenute all'interno del nuovo libro di Alessandro Di Battista, dal titolo significativo “Contro”, edito da PaperFirst, in uscita domani, e letto in anteprima da Adnkronos.

Libro Di Battista: "Caro Beppe non la pensiamo più allo stesso modo"

Quello che è certo leggendo le pagine del libro e che la strada del “barricadiero” Di Battista e quella del fondatore del Movimento Beppe Grillo, ormai, sono lontanissime. “Negli ultimi tempi io e Beppe non la pensiamo più allo stesso modo. 'Non sono io a pensarla come Beppe, è lui che la pensa come me'. Questa è una frase che i grillini conoscono bene. Quante volte l’abbiamo ripetuta nei banchetti quando venivano accusati di essere eterodiretti da Grillo e Casaleggio. Ebbene, oggi, se qualcuno mi chiedesse perché non sono più in sintonia con Beppe, gli risponderei: 'Non sono io a non pensarla più come lui, è Beppe che non la pensa più come me'.

Libro Alessandro Di Battista: "Sapevo che se avesse vinto il sì a Draghi avrei lasciato"

Leggendo il libro si trova anche il racconto dell’episodio divenuto decisivo anche per la sua permanenza del Movimento, il patto con Mario Draghi. "Sono venuto a sapere di una telefonata tra Beppe e Draghi e di una comunione di intenti tra i due. Poi è stato indetto il voto degli iscritti e io mi sono battuto alla luce del sole per il No. Sapevo che la vittoria del Sì sarebbe coincisa con la mia fuoriuscita dal Movimento e feci di tutto perché ciò non accadesse".

Grillo "chiese un “super-ministero” per la Transizione ecologica che unisse il ministero dell’Ambiente con quello della Sviluppo economico. Chiese a Draghi di esprimersi pubblicamente per dare garanzie politiche al Movimento e sostenne che la Lega dovesse restare fuori dal governo perché di ambiente non capiva nulla. Il giorno dopo, finalmente, gli iscritti poterono esprimersi. Tutti i big, Grillo incluso, spinsero per il Sì. In pochi ci schierammo ancora per il No. Risultato? Sì al 59 per cento e No al 41 per cento. Triste, ma estremamente tranquillo, ho lasciato il Movimento" ha scritto Di Battista, ripercorrendo quei giorni.

"Non si è trattato di una mancanza di rispetto per il voto degli iscritti. Si è trattato di non perdere la stima di me stesso. Il giorno seguente venne comunicata da Draghi la lista dei ministri. C’erano Brunetta, Carfagna e Gelmini, tutti e tre ministri dell’ultimo governo Berlusconi. C’era Giorgetti allo Sviluppo economico, un ministero che non era stato accorpato a quello per l’Ambiente come aveva chiesto Grillo, e del governo, come previsto, faceva parte pure la Lega" ha concluso.

"Quella con il Movimento 5 Stelle è stata un’indimenticabile storia d’amore. Il Movimento l’ho amato alla follia. Per anni siamo andati d’accordo, poi qualcosa si è rotto. È vero, io non ho vissuto in prima linea il Movimento 5 Stelle al governo. Mi mancano alcuni elementi e non ho avuto la possibilità di conoscere quella 'complessità' della quale, spesso, mi hanno parlato i miei ex colleghi. Certamente amministrare è estremante complesso, tuttavia alcune scelte politiche sono semplici. Sono le scelte di campo: o si sta da una parte o dall’altra" racconta con un po’ di nostalgia Alessandro Di Battista.

Di Battista contrario all'alleanza Pd, nel libro: "Fu un errore, anche Di Maio ai tempi la pensava come me"

Contrario all’alleanza con il Pd. "A Marina di Bibbona, a casa di Beppe, provai a convincere i miei ex colleghi che governare con quel Pd, senza prima aver alzato la posta e senza accordi chiari, sarebbe stato molto pericoloso, ma ero minoranza. Per amor di verità Luigi Di Maio, in quella fase, la pensava come me, infatti cercò di alzare l’asticella il più possibile ma non trovò molte sponde, né durante quella riunione e neppure nel gruppo parlamentare. Fu un errore”, si legge in un altro passaggio.

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