22 Settembre 2025
In occasione della Giornata Mondiale dell’Alzheimer, l’IRCCS San Raffaele di Roma si illumina di viola: un gesto simbolico per accendere l’attenzione su una malattia che, silenziosamente, porta via i ricordi.
Con questa iniziativa il San Raffaele rinnova il suo impegno nella ricerca, nella cura e nel sostegno ai pazienti e alle loro famiglie, perché “non dimenticare” significa lottare insieme contro una patologia che ti fa dimenticare.
Una tecnologia non invasiva di ultima generazione per modulare l’eccitabilità di aree specifiche del cervello senza bisturi né dolore, con l’obiettivo di imbrigliare l’Alzheimer.
Non si tratta di fantascienza, ma di una tecnologia capace di stimolare in profondità aree specifiche del cervello in modo non-invasivo, ‘riaccendendole’ (o almeno questa è la speranza). In occasione della Giornata mondiale dedicata alla malattia, dall’Irccs San Raffaele di Roma arriva la notizia di una sperimentazione clinica che coinvolgerà pazienti affetti da diverse forme di demenza e in vari stadi della malattia.
Obiettivo, capire se la stimolazione transcranica a ultrasuoni focalizzati a bassa intensità sia una possibile arma contro la demenza e l’Alzheimer. Si tratta, dicono dalla Pisana, di uno dei primi trial al mondo con questa finalità.
La tecnica concentra fasci di ultrasuoni, simili a quelli delle ecografie, ma molto più precisi e concentrati, in alcuni punti del cervello grazie alle immagini di risonanza magnetica del paziente. La speranza è che questo ‘stimolo’ porti aree cerebrali “poco funzionali o spente” a funzionare, mentre le connessioni neuronali indebolite potrebbero rafforzarsi.
“In questi ultimi anni l’armamentario terapeutico/riabilitativo delle demenze si è arricchito del contributo delle varie tecnologie di stimolazione transcranica non-invasiva”, ricorda Paolo Maria Rossini, Direttore del Dipartimento di Neuroriabilitazione IRCCS San Raffaele di Roma, “mentre la stimolazione transcranica con impulsi magnetici o correnti elettriche a bassa intensità può solo raggiungere aree relativamente superficiali e piuttosto ampie del cervello, le ultime scoperte hanno permesso alla stimolazione che impiega onde d’urto acustiche (denominata TPS), e più di recente fasci di ultrasuoni, di concentrare energia anche in strutture profonde (come l’ippocampo, una fondamentale centralina per la gestione ed organizzazione della memoria) con precisione millimetrica”.
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