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Benedetto Croce «Il Giornale d'Italia» (10 agosto 1943)

A Milano a Palazzo Clerici trionfo del "su misura"

Trofeo Arbiter

22 Ottobre 2024

Palazzo Clerici

Azzeccatissima la scelta della sede per la manifestazione. Il Palazzo , che ha origini seicentesche, apparteneva alla famiglia Visconti dei Consignori di Somma. Nella seconda metà del seicento fu ceduto ai Clerici, originari del Lago di Como, dove avevano fatto fortuna con il commercio della seta e con attività bancarie. Il prestigioso immobile ospita la sede dell' Istituto di Studi e Politica Internazionale e nei suntuosi saloni vi sono spesso mostre d'arte ed esposizioni di case d'aste. Bello il principio ispiratore della manifestazione, ovvero la valorizzazione dell'eccellenza della tradizione italiana nel campo della sartoria su misura, anche se erano presenti due grandi nomi della calzoleria. Il Trofeo Arbiter è nato a San Remo nel 1952 ed è stato rivitalizzato nel 2020 da Franz Botrè. Il 18 ed il 19 ottobre il Salone degli Stucchi e la Galleria dei Quadri hanno ospitato 19 sarti italiani ed internazionali. A presiedere la giuria tecnica Pier Luigi Loro Piana ed il ceo Damien Bertrand. Il vincitore del Trofeo Arbiter è stato il maestro veneziano Franco Puppato. Invece il Premio alla Carriera è stato assegnato al Maestro Luigi Fant di Belluno. Già affascinante il nome originale della sartoria, ovvero " Premiata Sartoria Fant Grande Ufficiale Luigi. Rimanda ad elaborate carte intestate dei primi del novecento, sulle quali raffinate lettere in corsivo si alternavano a scritte in stampatello e sulle quali non mancava il riferimento ai premi vinti od alle importanti casate che venivano servite. Infatti la Sartoria Fant a Limana, Belluno, in Via Villa, è stata fondata nel 1923 dal padre dell'attuale proprietario, nato nel 1934. Fra i molti premi ricevuti spiccano il riconoscimento " Forbice d ' Oro, assegnato a Verona nel 1996 e, lo stesso anno, la medaglia d'oro al Congresso Mondiale dei Maestri Sarti. La particolarità è che la Sartoria Fant ha cucito oltre 5.000 abiti talari ed ha servito anche Papa Albino Luciani. Il fascino di una tradizione che dura da oltre cento anni e che ben rappresenta la capacità dell'eccellenza artigianale italiana. Impossibile non abbandonarsi ai ricordi di nomi eccellenti quali ad esempio la sartoria Prandoni di Milano, fondata alla fine dell' 800, poi rilevata poi da Giovan Battista Rosti. Servì clienti illustri quali Giacomo Puccini, che amava i rever dei paltò, espressione milanese che indica il cappotto, in pelliccia, Arturo Toscanini, il Duca di Bergamo, Guglielmo Marconi e Gabriele D'Annunzio, che non aveva fama di " pronto pagatore". Nella sede di Piazza San Fedele, la Sartoria Prandoni arrivò ad avere circa duecento tagliatori, con diverse specializzazioni. Dopo le bombe del 1943 la sede fu trasferita in Piazza Belgioioso. Rosti per inseguire la perfezione assoluta si cimentò anche in studi di anatomia e per alcuni clienti realizzava persino un manichino ad hoc. Purtroppo chiuse negli anni 60. Si distinse sempre per uno stile militare un pò marziale con le spalle ben squadrate e la vita segnata. Forse il genere che più si avvicinava al taglio classico della sartoria inglese, appunto derivato dall' abbigliamento militare, oggi tenuto sempre in auge dai maestri di Savile Row , come Henry Poole, Huntsman ed Anderson & Shepard. Del resto la grande abilità del sarto è proprio quella di dare un 'impronta molto distinguibile ed uno stile speciale, pur rimanendo assolutamente legato a canoni classici. Per un appassionato non è difficile distinguere, con un colpo d'occhio, ad esempio lo stile di Domenico Caraceni di Roma, seguito poi dai figli Tommy e Giulio, oppure quello degli altri Caraceni di Milano, Mario in Via Fatebenefratelli e Ferdinando in via San Marco. . Impecccabili gli smoking di Carlo Magni, sempre di Milano. Perfetti ed equilibratissimi i cappotti di Baratta, che aveva sede in Via Borgogna, dove in seguito ebbe la sartoria anche Domenico Casiero, che servì molti interpreti dei ruggenti anni '60 e '70 milanesi. Sarebbe imperdonabile non citare anche Giorgio Avolio che aveva l'atelier in Via San Damiano. Un'altra icona presente alla manifestazione era la Stivaleria Savoia, fondata a Milano nel 1870. Il negozio era nato per realizzare gli stivali agli alti ufficiali del Regio Esercito e per membri della Casa Reale. Oggi nella discreta sede di Via Monti angolo Via Petrarca la tradizione è ravvivata. Lo stile del negozio è molto classico ed elegante con le sue belle e rassicuranti boiseries. Vengono venduti anche capi d'abbigliamento, ma la specialità rimangono le calzature, oggi prodotte grazie alla collaborazione con la Calzoleria Carlino di Sassuolo, in provincia di Modena. La calzoleria, che oggi ha fama mondiale e clienti in tutto il mondo, è nata nel 1958, grazie a Giancarlo Corbelli Casolari. Oggi la tradizione  viene proseguita dal nipote Riccardo Cianci. La lavorazione è interamente manuale, come duecento anni fa. Le forme in legno sono di faggio o di carpino. La prova finale della validità dell' esecuzione è il leggero " pluff " che si sente quando si mettono le scarpe. Inoltre la camminata deve essere come una sorta di massaggio naturale alle estremità, grazie alla soletta che deve rispettare l'anatomia del piede del cliente. Infatti il calzolaio tasta bene collo e pianta del piede. Molto varia la produzione dai mocassini, alle derby agli stivali. Inutile dire che accuratissima è la scelta dei pellami, incluso il pig skin che su alcune scarpe è veramente di grande eleganza. Una prova di bravura del calzolaio è sicuramente la norvegese che deve essere molto elegante, nonostante la robustezza e solidità. Le scarpe su misura devono durare 40 anni e più e maggiormente invecchiano e più acquistano carattere. Anche per la calzoleria è impossibile non rievocare i grandi nomi storici. Da D' Agata, a Gatto e Blo di Roma, senza dimenticare Bentivegna, Messina, Arcando, Mario Orio, Albertini e Rivolta, sempre a Milano. Il primo negozio Rivolta fu a Milano nel 1883 in Via Gesù. Poi si spostò in Via Pietro Verri, dopo la guerra. Tutti quegli artigiani erano anche grandi personaggi e conoscitori di uomini e non mancavano di originalità. Rivolta ad esempio indossava spesso la camicia a La Valliére ed amava fare sagaci battute in dialetto milanese.  Oggi un pronipote ha riaperto, per passione, un negozio, elegante e sobrio, in Via Spiga. Alcuni materiali sono ormai introvabili come il famoso cuoio Bulgaro. Anche il cuoio tedesco Freudenberg, di altissima qualità, non è così facile da reperire. Fortunati gli artigiani che conservano scorte di pellami di vecchia concia. Sarebbe ingiusto non ricordare a Roma la calzoleria Mercurio, fondata nel 1932 e veramente specializzata in impeccabili stivali da equitazione, che all'altezza del polpaccio risuonano se battuti con le nocche. La prova della qualità del cuoio. Anche se, a volte, la committenza può, oggi, preferire  pellami  più morbidi. Fuori Milano, un ex lavorante di Ballini, ha aperto a Giussano la Calzoleria Menuder, vero nome del proprietario Barzaghi, oggi condotta dal figlio. Anche in questo caso lavorazione molto tradizionale, ottimi pellami e modelleria classica ed intramontabile. Tutti questi grandi artigiani erano innamorati del loro lavoro ed avevano una naturale indole alla ricerca della perfezione. Erano apprezzatissimi dai clienti con i quali si instaurava un rapporto educatamente confidenziale. Avevano anche il dono della sobrietà. Indimenticabile , ad esempio, il negozio Coruzzi, in Via Pietro Verri a Milano, che in vetrina aveva un ripiano espositore con un portafiori con una rosa fresca e due/tre cravatte al massimo. Ben vengano manifestazioni come il Trofeo Arbiter che valorizza l'eccellenza artigianale. I giovani che si cimentano in lavorazioni sartoriali o di calzoleria dovrebbero anche studiare capi realizzati dai grandi maestri del passato. Tale studio è stato approfondito con precisione maniacale da artigiani giapponesi, che si stanno distinguendo sia nella sartoria che nella calzoleria, veramente di grandissimo gusto, sia per la scelta dei modelli, che per quella dei pellami. Un nome che spicca è quello di Emiko Matsuda, una sorridente donna giapponese che ha saputo interpretare al meglio la tradizione della calzoleria europea, creando un misto fra i nomi inglesi come Maxwell, John Foster, Lobb, Cleverly ed i grandi maestri italiani. Per chi desideri fare ricerca l'unica soluzione è battere i negozi dedicati al vintage.  A Milano sicuramente un grande riferimento è Cavalli & Nastri in Via GianGiacomo Mora , dove si trovano bellissimi pezzi della tradizione artigianale italiana oltre a nomi di aziende iconiche dell'abbigliamento classico. A Londra la caverna di Alì Babà è sicuramente Hornet's Kensington al 2-4 di Kensington Church Walk . Per nulla insolito incontrare Ralph Lauren ed in passato Valentino o Giorgio Armani che andavano appunto a fare ricerca. Entrando non si va a fare acquisti, ma prima di tutto si va a godere di un 'atmosfera, ci si immerge nello spirito dell'essenza inglese, che fu sicuramente magnificamente rappresentato da Sir Anthony Eden, conte di Avon, ministro degli esteri sotto il Governo Churchill e Primo Ministro dal 1955 al 1957.Indossava con grande portamento e magnifica disinvoltura completi in vicuna, sapientemente rattoppati. Preziosissimi i consigli di Chris,inseparabile dal suo metro da sarto, che comprende il taglio di un abito dall ' equilibrio delle proporzioni e misure. Simpaticissimo l'italo brasiliano Orlando, che, se in confidenza, regala divertenti e ghiotti  aneddoti. Un altro luogo imperdibile per la ricerca è Chez Stephane a Parigi in Place du Docteur Felix Lobligeois. Cordialissimo si intrattiene volentieri con i veri appassionati. In grado lui stesso di cucire un abito su misura o di confezionare un paio di scarpe, fra le quali  il difficile modello Butterfly, per le quali è facilissimo sbagliare l'equilibrio delle proporzioni. Fa realizzare magnifiche sahariane in corposo cotone egiziano per l'estate o di vecchi tweed per l'inverno. Quando è in confidenza, non riesce a nascondere una punta di snobismo tutto parigino, manifestando tutto il suo disappunto per come si vestono oggi moltissime persone, sottolineando come " il colpo d'occhio" per strada sia frustrante. Una volta gli portai un vecchio frac della famosissima Sartoria Cifonelli, cucito negli anni trenta. Lo girò per mezz'ora fra le mani, commentando estasiato tutti i particolari. Non si dimentica mai, quando vado a trovarlo, di raccomandarmi una sana alimentazione sia per la salute, sia, perchè i kg in più fanno cadere male gli abiti! Grazie quindi a tutti coloro che contribuiscono alla conservazione di un patrimonio artigianale, che poi rappresenta anche una battaglia contro la banalità e la bruttezza. La ricerca del bello in tutti i settori non può che gratificare l'animo sia di chi produce sia del committente.  

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