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Microsoft accusata da Irlanda di "facilitare trasferimento di dati sensibili per sorvegliare palestinesi a Gaza e in Cisgiordania con server Azure"

Microsoft è accusata in Europa di aver consentito trasferimenti di dati usati nella sorveglianza dei palestinesi, con accuse di violazioni del Gdpr e nuove tensioni normative

11 Dicembre 2025

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L'Irish Council for Civil Liberties e il gruppo di difesa dei diritti digitali Eko ha denunciato all'Ireland's Data Protection Commission l'azienda multimiliardaria Microsoft. Alla base del procedimento, l'accusa che la società, attraverso alcuni suoi tool, come il server cloud Azure, abbia "facilitato il trasferimento di dati sensibili per sorvegliare i palestinesi a Gaza e in Cisgiordania", dandoli di fatto a Israele.

Microsoft accusata da Irlanda di "facilitare trasferimento di dati sensibili per sorvegliare palestinesi a Gaza e in Cisgiordania con server Azure"

Microsoft si trova al centro di una nuova controversia in Europa dopo il deposito, il 3 dicembre, di un esposto che accusa la società di aver agevolato il trasferimento di dati sensibili utilizzati nella sorveglianza dei palestinesi da parte delle autorità israeliane. La denuncia, presentata all’Ireland’s Data Protection Commission (Dpc) — l’autorità di controllo del Regolamento generale sulla protezione dei dati (Gdpr) per Microsoft — è stata composta da Irish Council for Civil Liberties insieme al gruppo di difesa dei diritti digitali Eko.

Secondo quanto emerge dal dossier, basato su documenti e resoconti interni visionati da Bloomberg, Microsoft avrebbe approvato richieste di espansione della capacità di trasferimento dati su tre account Azure collegati all’esercito israeliano, poco dopo le rivelazioni del quotidiano The Guardian dell’agosto scorso, secondo cui milioni di intercettazioni telefoniche di palestinesi erano conservate su server Microsoft nei Paesi Bassi e in Irlanda.

Il giorno seguente alla pubblicazione dell’inchiesta, riferiscono i documenti, proprietari di un account legato all’apparato militare israeliano avrebbero chiesto e ottenuto l’aumento dei limiti di trasferimento dei dati, con una conseguente improvvisa riduzione del volume di dati immagazzinati nei server europei. Gli attivisti sostengono che questa azione abbia reso più difficile la supervisione dell’autorità irlandese su materiale classificato come “sensibile” sotto il Gdpr.

Microsoft, tuttavia, respinge l’accusa di aver orchestrato il trasferimento. L’azienda afferma che i clienti sono i proprietari dei propri dati e sono stati essi a decidere il movimento delle informazioni, aggiungendo che tali azioni “non hanno in alcun modo ostacolato l’indagine interna”.

La società ha avviato un’indagine dopo le prime rivelazioni del Guardian e, entro settembre, ha interrotto alcune prestazioni per gli account legati all’esercito israeliano, pur continuando a ospitare applicazioni usate dalle autorità israeliane, tra cui l’app per i permessi Almunasseq, che fa parziale uso di data center Microsoft in Irlanda.

La Dpc ha confermato che l’attuale denuncia è “attualmente in valutazione”. Parallelamente, a Seattle è stata presentata una mozione degli azionisti da sottoporre al voto durante l’assemblea annuale di Microsoft, che invita il board ad analizzare l’efficacia delle pratiche aziendali in materia di "due diligence" sui diritti umani.

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