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Usa, al via obbligo per turisti stranieri di mostrare attività social degli ultimi 5 anni per "monitorare segnali di ostilità contro il Paese"

Gli Usa vogliono rendere obbligatori i controlli sui social degli ultimi 5 anni per chi entra con l’Esta: richieste più invasive e timori per la privacy dei viaggiatori

11 Dicembre 2025

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Coronavirus (fonte foto Lapresse)

Cambio radicale per il turismo statunitense: tutti i viaggiatori, arrivati alla frontiera, dovranno obbligatoriamente mostrare i propri social e i contenuti lì postati fino a 5 anni prima. Questa la proposta di legge in discussione in Parlamento in questi giorni, con l'ipotetico inizio dal 2026. Lo scopo sarebbe quello di "monitorare segnali di ostilità contro il Paese", così da non fare direttamente entrare negli States persone "a rischio".

Usa, al via obbligo per turisti stranieri di mostrare attività social degli ultimi 5 anni per "monitorare segnali di ostilità contro il Paese"

Gli Stati Uniti si preparano a introdurre una delle più ampie revisioni dei controlli d’ingresso degli ultimi anni: ai viaggiatori stranieri, compresi quelli provenienti dai Paesi che oggi usufruiscono del programma di esenzione dal visto, verrà richiesto di fornire i dati relativi ai propri profili social e alla loro attività degli ultimi cinque anni. La proposta, pubblicata dal Customs and Border Protection (CBP) sul Federal Register, si inserisce nel più ampio giro di vite voluto dall’amministrazione Trump su immigrazione e sicurezza digitale.

Se approvata, la misura diventerà parte integrante della procedura Esta, il sistema elettronico che oggi consente ai cittadini di 42 Paesi — tra cui l’Italia — di entrare negli Stati Uniti per soggiorni fino a 90 giorni senza visto. Finora l’indicazione dei profili social era un campo opzionale: l’obbligatorietà costituirebbe un cambiamento radicale, affiancato da richieste più invasive come il numero di telefono e gli indirizzi e-mail utilizzati negli ultimi cinque o dieci anni, dati anagrafici dei familiari più stretti e, in futuro, persino informazioni biometriche più dettagliate.

Il Dipartimento di Stato ha inoltre invitato i consolati a monitorare con maggiore attenzione eventuali segnali di “ostilità” verso gli Stati Uniti espressi attraverso i social media dei richiedenti. Una direzione che segue le recenti restrizioni già applicate per i visti H-1B, per studenti e partecipanti a scambi culturali, e che arriva a pochi mesi dai Mondiali di calcio del 2026, attesi anche negli Usa.

Le organizzazioni per i diritti digitali, tra cui la Electronic Frontier Foundation, criticano duramente la proposta: la considerano una misura sproporzionata, capace di creare un clima di sorveglianza e dissuadere i viaggiatori, oltre a sollevare dubbi sulla gestione dei dati personali. Il CBP ha previsto 60 giorni per raccogliere osservazioni e possibili modifiche, ma secondo i media americani la nuova regolamentazione potrebbe entrare in vigore già nei primi mesi del 2026.

L’impatto sui flussi turistici non è ancora chiaro, ma secondo alcune compagnie aeree e agenzie di viaggio le prenotazioni verso gli Stati Uniti stanno già mostrando segnali di rallentamento, complice anche la prospettiva di procedure più complesse e controlli più invasivi.

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