11 Dicembre 2025
Quando cominciai i miei studi di scienza della complessità e delle applicazioni di tale paradigma all’economia politica, la complessità era solo una parola difficile per i più. Per qualcuno l’aggettivo “complesso” poteva essere al più sinonimo di “complicato” o esprimere la natura di una situazione difficile da districare. Ma la coscienza che il mondo fosse maledettamene complesso nel senso tecnico del termine, cioè, che fosse un “sistema complesso”, era un’idea che non scalfiva nemmeno un po’ la visione politica del mondo. L’intervento di Putin a Valdai è un segno, un marker che emerge dal tessuto politico contemporaneo e che ci fa capire che il mondo sta veramente cambiando, dal momento che ne è cambiata la percezione. Si è passati dalla visione lineare, che ha caratterizzato la scienza per secoli fino ai primi del Novecento, quando Werner Heisenberg enunciò il suo principio di indeterminazione, ad una visione complessa, che vede il mondo come un sistema complesso, caratterizzato, cioè, da un grande numero di variabili tra loro correlate. Un sistema è tanto più complesso quanto più aumentano le variabili che lo compongono e le interrelazioni tra variabili. Otto miliardi e mezzo di persone interconnesse, che comunicano quasi alla velocità del pensiero, costituiscono un sistema altamente complesso.
Nel suo discorso a Valdai, il presidente russo ha evidenziato proprio questo aspetto del sistema umano, evidenziando l’insufficienza della visione e delle politiche lineari e allo stesso tempo chiamando in causa la “filosofia della complessità”, il pensiero complesso, che declinato politicamente genera la geopolitica multipolare.
Comprendiamo anche che il mondo policentrico è altamente dinamico. Appare fragile e instabile perché è impossibile fissare in modo permanente lo stato delle cose o determinare l'equilibrio di potere a lungo termine. Dopo tutto, ci sono molti partecipanti a questi processi e le loro forze sono asimmetriche e composte in modo complesso. Ognuno ha i propri aspetti vantaggiosi e punti di forza competitivi, che in ogni caso creano una combinazione e una composizione uniche.
Il mondo di oggi è un sistema eccezionalmente complesso e sfaccettato. Per descriverlo e comprenderlo adeguatamente, le semplici leggi della logica, le relazioni di causa-effetto e i modelli che ne derivano non sono sufficienti. Ciò che serve qui è una filosofia della complessità, qualcosa di simile alla meccanica quantistica, che è più saggia e, per certi versi, più complessa della fisica classica.
Tuttavia, è proprio a causa di questa complessità del mondo che, a mio avviso, la capacità complessiva di accordo tende comunque ad aumentare. Dopo tutto, le soluzioni lineari unilaterali sono impossibili, mentre quelle non lineari e multilaterali richiedono una diplomazia molto seria, professionale, imparziale, creativa e, a volte, non convenzionale.
Sono quindi convinto che assisteremo a una sorta di rinascita, a un revival dell'arte diplomatica di alto livello. La sua essenza risiede nella capacità di dialogare e raggiungere accordi sia con i vicini e i partner che condividono le stesse idee, sia, cosa non meno importante ma più impegnativa, con gli avversari. [1]
Il sistema unipolare incentrato sull’egemone a stelle e strisce non era più in grado di gestire il sistema-mondo a causa della complessità crescente di quest’ultimo, complessità innescata e alimentata dall’evoluzione dei mezzi di comunicazione con una velocità di crescita tecnologica esponenziale. Per capire questo passaggio necessario da un sistema unipolare a uno multipolare è bene considerare due principi fondamentali della complessità: la legge di varietà necessaria dello psichiatra britannico e padre della cibernetica W. Ross Ashby, formulata nel 1958, e il principio di complessità del sociologo tedesco Niklas Luhmann.
Secondo W. Ross Ashby, un sistema di controllo deve essere complesso almeno quanto il sistema controllato.[2] Questo vuol dire, da una parte, che il sistema di controllo deve crescere e “complessificarsi” ma senza inflazionare, mentre dall’altra bisogna ridurre la complessità del sistema controllato, quindi la sua varietà, cioè, i suoi gradi di libertà. Stando a questa legge, un sistema planetario composto da quasi circa otto miliardi di individui, può essere controllato solo riducendone l’ampiezza (spopolamento), le relazioni sociali (distanziamento) e trasformando tutti in consumatore tipo, attraverso un imponente apparato tecnologico che sfocia nel Metaverso, «una rete espansiva di mondi e simulazioni 3D persistenti»[3], che vorrebbe sostituirsi alla realtà in tutto e per tutto e che i fratelli Wachowski hanno chiamato The Matrix.
Secondo il principio di complessità di Luhmann, la società è un sistema che affronta l'infinita complessità del suo ambiente, riducendola attraverso la creazione di sistemi sociali differenziati. Esiste, dunque, una complessità esterna, infinita, e una complessità interna, che rispecchia una porzione di quella esterna.
Alla luce di questi due principi, per gestire un sistema complesso, dopo aver “complessificato” il sistema di controllo fino ad una soglia massima, si procederà ad uno “spacchettamento” del sistema in sottounità differenziate, finalizzate alla risoluzione di specifici problemi o alla gestione di specifiche aree. Insomma, al crescere della complessità esterna, è necessario che il sistema di controllo in organizzi in maniera modulare, suddividendosi in sottounità specializzate o moduli. In tal senso, la gestione del sistema-mondo da parte di un gruppo di Stati-nodi di una rete multipolare è il modo più efficiente per controllare la matrice, che da rango n può arrivare a rango n-k, grazie, ad esempio, a politiche sanitarie globali congiunte volte a ottimizzare la rete globalizzata, riducendone le variabili e allo stesso tempo le relazioni tra variabili. Insomma, dopo aver “decomplessificato” il sistema-mondo, si procede con la suddivisione in moduli del sistema di controllo, al fine di stringere le maglie ulteriormente del controllo (in termini tecnici si direbbe “ottimizzare l’azione di controllo”) e orientare congiuntamente il sistema-mondo verso un nuovo ordine multipolare, una nuova organizzazione globale, che potrebbe essere costituita da un solo popolo e da una sola moneta.
Qualche settimana fa, mentre ponevo all’attenzione di una nota piattaforma AI un processo logico, per testarne la coerenza interna, quando ho cominciato a parlare di complessità e gestione dei sistemi complessi, il sistema AI, dopo aver dato una buona risposta, ha cancellato tutto, sostenendo che non poteva dare risposte di quel genere e, dunque, trattare di sistemi complessi e della loro gestione. Oggi, potrei intuirne forse la ragione.
Foto Putin: https://valdaiclub.com/multimedia/photos/photo-gallery-plenary-session-of-the-22nd-annual-meeting-of-the-valdai-club/
[1] https://valdaiclub.com/events/posts/articles/vladimir-putin-meets-with-members-of-the-valdai-club-transcript-plenary-session/
[2] Ashby, W.R., Requisite variety and its implications for the control of complex systems, Cybernetica (1958) 1:2, p. 83-99.
[3] Per Matthew Ball, «il Metaverso è una rete espansiva di mondi e simulazioni 3D persistenti e renderizzati in tempo reale che supportano la continuità dell’identità, degli oggetti, della storia, dei pagamenti e dei diritti, e può essere sperimentato sincronicamente da un numero effettivamente illimitato di utenti, ognuno con un senso individuale di presenza». (https://www.matthewball.vc/)
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