09 Dicembre 2025
Meloni-Zelensky-Papa
Volodymyr Zelensky arriva a Roma per un duplice appuntamento: l’incontro a Castel Gandolfo con Papa Leone XIV e, nel pomeriggio, il bilaterale a Palazzo Chigi con Giorgia Meloni. Il presidente ucraino cercherà sponde dal Papa e dalla Premier contro il piano di pace di Trump. Fonti di governo assicurano che l’esecutivo italiano manterrà salda la rotta atlantica, come ribadito dalla premier: “Italia allineata agli Usa sul piano di pace per l’Ucraina”.
La giornata di Zelensky a Roma inizierà a Castel Gandolfo, dove alle 9:30 è previsto l’incontro con Papa Leone XIV a Villa Barberini, appuntamento comunicato solo alla vigilia. Una tappa che aggiunge peso simbolico a una missione già carica di significati politici, soprattutto dopo le recenti visite del presidente ucraino a Londra e Bruxelles.
Zelensky, poi, arriverà a Palazzo Chigi con la consapevolezza, condivisa da Meloni, di trovarsi “a un bivio storico”, con la necessità di “tenere convergenti le posizioni di Europa, Ucraina e Stati Uniti”. Un obiettivo reso complesso dalla “forte accelerazione”, come la definiscono nell’entourage della premier, impressa da Washington alle trattative, e dalle parole di Emmanuel Macron, che ha riconosciuto come il nodo più difficile sia proprio il mantenimento di questa convergenza.
Meloni accoglierà Zelensky forte della notizia che gli aiuti italiani per irrobustire la rete elettrica ucraina sono ormai in dirittura d’arrivo. Tuttavia, secondo fonti governative, non è escluso che la premier torni a insistere sulla necessità di valutare possibili concessioni territoriali “anche dolorose”, a fronte di garanzie di sicurezza su cui l’Italia – insieme ai partner europei – sta lavorando per ottenere un quadro il più “massiccio ed efficace possibile”.
L’arrivo del presidente ucraino avviene però in un momento politicamente complicato per Roma. Le divergenze interne alla maggioranza, acuitesi nelle ultime settimane, hanno generato interrogativi tra gli alleati europei e – secondo alcuni osservatori – persino in Zelensky. Salvini continua a esprimere posizioni percepite come vicine alle tesi del Cremlino, opponendosi a ulteriori aiuti a Kiev; Tajani ha invece salutato la nuova strategia di politica estera americana invocando riforme dell’Ue che superino il voto all’unanimità per neutralizzare il potere di veto di Paesi filorussi come l’Ungheria; mentre Meloni appare “a metà del guado”, sostenendo pubblicamente una linea diversa da quella del suo ministro degli Esteri, pur ribadendo nei colloqui privati che l’Italia “non può fare a meno del suo rapporto privilegiato con gli Stati Uniti, perché non è in grado di difendersi da sola”.
Proprio per questo, ieri la premier ha richiamato l’importanza “dell’unità di vedute tra partner europei e Stati Uniti per il raggiungimento di una pace giusta”, formula ripetuta quasi come un mantra nonostante le dinamiche dei negoziati sembrino procedere in direzione differente, con una postura americana sempre più inclinata verso gli interessi russi. Pur restando convinta che è “fondamentale aumentare il livello di convergenza su temi che toccano gli interessi vitali dell’Ucraina e dei partner europei”, Meloni guida un esecutivo che continua a mostrare più riserve di altri Paesi Ue sull’utilizzo degli asset russi congelati in Belgio come strumento di sostegno economico a Kiev.
Alle pressioni interne e internazionali che chiedono una linea più netta, la premier replica confermando che il rapporto con la Casa Bianca resta “un punto fermo”, anche quando alcune decisioni dell’amministrazione Trump – dai dazi agli investimenti imposti a imprese italiane negli Stati Uniti, incluse realtà come Stellantis – sembrano andare in direzione opposta.
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