03 Dicembre 2025
Fonte: imagoeconomica
Venerdì 5 dicembre migliaia di studenti tedeschi scenderanno in piazza in oltre 60 città per protestare contro la nuova riforma del servizio militare annunciata dal governo di compromesso tra Spd e Cdu, che prevede un questionario obbligatorio per i 18enni maschi e la possibile reintroduzione della leva. I giovani rifiutano quella che definiscono una futura pressione all’arruolamento: “Non vogliamo finire carne da cannone, vogliamo la pace”, scrivono sui social.
La riforma voluta dall’esecutivo punta a rendere "più attraente" il servizio militare volontario. Tuttavia, l’introduzione di un questionario obbligatorio per i neo-18enni e l’ipotesi di ricorrere a forme di coercizione, anche tramite estrazione casuale, se non si raggiungesse il numero previsto di volontari, ha scatenato un’ondata di malcontento. Dal nord al sud della Germania, da Berlino a Lipsia, da Treviri a Monaco, il 5 dicembre è in programma un sciopero studentesco diffuso, coordinato dalla piattaforma Schulstreik gegen Wehrpflicht. Nel loro appello online, i ragazzi richiamano il diritto alla pace e citano l’articolo 4, comma 3, della Legge fondamentale, che tutela la libertà di coscienza e vieta la costrizione al servizio militare contro la propria volontà. Sul profilo Instagram del movimento, il messaggio è diretto: “Non vogliamo finire carne da cannone”.
L’idea — che trova sponde anche in Francia e nelle parole del ministro italiano Guido Crosetto — viene percepita dagli studenti come il primo passo verso una nuova obbligatorietà. Apparentemente rassicuranti, ma ritenute ambigue, le dichiarazioni del ministro della Difesa tedesco Boris Pistorius, che alla Zdf aveva affermato: “Se non vuoi arruolarti nella Bundeswehr, non devi farlo, almeno non adesso”.
In piazza scenderanno anche formazioni politiche come Die Linke e Bsw, schierate contro la riforma. Sul sito dell’organizzazione studentesca si legge: “Notiziari, politici o talk show: tutti parlano di reintrodurre la leva, ma nessuno ci chiede cosa vogliamo noi. Siamo quelli che verrebbero colpiti. Ecco perché li costringiamo ad ascoltare”.
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