Israele, piattaforma AI "Morpheus" implementata da Idf per monitorare i social dei soldati, Ong: "Così censurano crimini di guerra"
Israele lancia l’AI "Morpheus" per controllare i social dei soldati: ufficialmente per sicurezza, ma Ong denunciano tentativi di occultare prove di crimini di guerra
L'Idf ha annunciato il lancio della piattaforma di intelligenza artificiale "Morpheus", con la quale potrà monitorare in tempo reale e continuamente tutti i profili social dei propri soldati. Ufficialmente, la scelta è stata dettata da "esigenze di sicurezza", ma le Ong denunciano: "Questo tool sarà utilizzato per censurare i contenuti pubblicati in rete che potrebbero testimoniare crimini di guerra".
Israele, piattaforma AI "Morpheus" implementata da Idf per monitorare i social dei soldati, Ong: "Così censurano crimini di guerra"
L’esercito israeliano ha annunciato il lancio di "Morpheus", un nuovo sistema di intelligenza artificiale progettato per monitorare in tempo reale i profili social dei soldati, analizzando testi, foto e video pubblicati. L’obiettivo dichiarato è impedire che informazioni sensibili sulle operazioni militari finiscano nelle mani dei nemici, dopo che – secondo l’esercito – Hamas avrebbe costruito una vasta rete di intelligence basata proprio sui contenuti condivisi online dai militari prima del 7 ottobre 2023.
Secondo quanto riportato dalla radio militare israeliana, durante la fase pilota Morpheus ha monitorato gli account di 45 mila soldati, individuando migliaia di casi in cui i contenuti pubblicati violavano i protocolli di sicurezza e dovevano essere rimossi. Tuttavia, diverse analisi indipendenti sostengono che la finalità reale del progetto sarebbe un’altra: impedire che i soldati diffondano materiale che potrebbe costituire prova diretta di crimini di guerra commessi nei territori palestinesi.
Il “Zionism Observer”, citato nei resoconti, ha riferito che il sistema è stato progettato anche per prevenire la pubblicazione di video o foto che mostrino abusi, devastazioni o operazioni illegali. Una preoccupazione cresciuta esponenzialmente dopo che numerosi soldati israeliani sono stati identificati e denunciati grazie ai loro stessi post, pubblicati spesso con toni celebrativi.
La Hind Rajab Foundation, con sede a Bruxelles, ha recentemente presentato una denuncia penale contro il soldato israeliano Noam Tsuriely, accusandolo di crimini di guerra e atti di genocidio a Gaza. L’Ong ha raccolto e analizzato i suoi contenuti social, che documenterebbero ingressi ripetuti nella Striscia e partecipazione a missioni distruttive.
HRF, che archivia materiali provenienti da TikTok, Instagram e YouTube, ha già presentato nel 2024 una denuncia alla Corte Penale Internazionale contro 1000 membri dell’Idf, sostenuta da oltre 8000 documenti, tra cui filmati dei soldati stessi.
Parallelamente, il Centro Palestinese per la Difesa dei Prigionieri denuncia un aumento significativo dei rapimenti e delle detenzioni di donne e ragazze palestinesi con l’accusa di “istigazione sui social media”, considerata un pretesto per silenziare chi denuncia le violenze nei territori occupati.