14 Novembre 2025
Trump-Netanyahu Fonte: Abc
Un nuovo accordo "di sicurezza", della durata di 20 anni, con cui accordarsi su tempi e (soprattutto) soldi da investire in aiuti militari. Sarebbero questi i negoziati che, secondo fonti Axios, Israele starebbe intraprendendo col governo degli Stati Uniti per allungare l'usuale durata decennale degli accordi tra Tel Aviv e Washington in materia di supporto e approvvigionamento armi.
La notizia è stata diffusa ieri, 13 novembre, e potrebbe rappresentare l'ennesima conferma della partnership nefasta tra gli Stati Uniti e Israele in materia di arsenale bellico. Nessun depotenziamento bellico né de-escalation: Israele potrebbe voler stipulare con Washington un nuovo accordo sulle armi che non solo duri più del solito (20 anni contro i 10 anni usuali), ma garantisca a Tel Aviv i soliti 4 miliardi di dollari all'anno che gli Usa danno a Israele in aiuti militari. Anzi: non è escluso che Tel Aviv insista affinché quei 4 miliardi annui aumentino. Per farlo, comunicano funzionari israeliani e statunitensi, Israele punterebbe ad includere clausole "America First", vantaggiose per la controparte e che potrebbero fare gola all'establishment trumpiano. Ciò che colpisce è la destinazione di parte di quei fondi miliardari: non più solo aiuti militari diretti, ma finanziamenti alla "ricerca e sviluppo congiunte tra Stati Uniti e Israele". Ricerche su tecnologie di difesa, intelligenza artificiale e sistemi antimissile Golden Dome.
Sembra che, da parte del governo Netanyahu, vi sia una certa fretta di concludere le trattative, alla luce dell'imminente scadenza - nel 2029 - dell'attuale Memorandum d'Intesa, firmato dall'allora Presidente Usa Barack Obama nel 2016 e che rappresentò all'epoca il più imponente pacchetto di aiuti militari mai concesso dagli Stati Uniti a un altro Paese. Memorandum con cui gli Usa garantirono a Tel Aviv di armarsi con l'arsenale più potente e avanzato, acquistato col solo vincolo della provenienza delle armi: le industrie statunitensi. Dunque Netanyahu sembrerebbe spingere per una conclusione dell'accordo che avvenga entro un anno. Eppure sembrano esserci resistenze.
A quanto si apprende, le crescenti frustrazioni e lo scetticismo del movimento MAGA nei confronti degli aiuti esteri e delle azioni che Israele sta continuando a compiere contro Gaza in barba all'accordo trumpiano di "pace", potrebbero rallentare le aspirazioni di Netanyahu. "Questo è fuori dagli schemi - ha commentato entusiasta un informatore israeliano - Vogliamo cambiare il modo in cui abbiamo gestito gli accordi passati e porre maggiore enfasi sulla cooperazione tra Stati Uniti e Israele. Agli americani piace questa idea".
Eppure Netanyahu avrebbe smentito la notizia. Intervistato al programma The Erin Molan Show, il premier israeliano ha affermato di volere invece porre totalmente fine alla dipendenza bellica dagli Usa. Stando alle sue dichiarazioni infatti, l'industria israeliana starebbe cercando di raggiungere l'autosufficienza: "Israele è indipendente. (...) abbiamo un'economia molto forte, abbiamo un'industria di armi molto forte e anche se otteniamo ciò che otteniamo, l'80% viene speso negli Stati Uniti, produce lavoro negli Usa". E ha aggiunto "Israele non chiede mai agli altri di combattere le sue guerre. Israele è l'unico alleato americano nel mondo che le combatte da solo, pur continuando a servire le ambizioni americane". Ma i dati parlano da soli.
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