Gaza, l'eredità mortale della guerra: 20mila ordigni inesplosi minacciano civili e bambini, una minaccia "incredibilmente elevata"

Una minaccia "incredibilmente elevata" per la popolazione palestinese. Wall Street Journal: "La guerra urbana più devastante dell'epoca moderna"

Luke David Irving, capo del Servizio di azione contro le mine delle Nazioni Unite (UNMAS) nei territori palestinesi occupati, ha lanciato un allarme drammatico: la popolazione di Gaza affronta una minaccia "incredibilmente elevata" a causa degli ordigni esplosivi disseminati nell'enclave. La scorsa settimana, cinque bambini palestinesi sono rimasti feriti a causa di queste armi, sepolte tra le macerie dei bombardamenti israeliani.

Un'emergenza senza precedenti

I numeri raccontano una tragedia che si estenderà per decenni. Dall'ottobre 2023 sono state segnalate all'UNMAS 328 vittime di ordigni esplosivi, tra feriti e morti. Ma la realtà è probabilmente molto più grave: Irving ha dichiarato che le cifre sono "notevolmente sottostimate" e che molte più persone sono state probabilmente ferite o uccise dagli ordigni disseminati a Gaza negli ultimi due anni.

Secondo il Gaza Rights Centre, circa 20.000 ordigni inesplosi, inclusi bombe, missili e proiettili di artiglieria lanciati da Israele, restano sepolti nelle macerie della Striscia. Si tratta di una contaminazione su scala enorme: l'UNMAS avverte che tra il 5 e il 10 percento delle armi sparate su Gaza non sono esplose all'impatto, lasciando dietro di sé pericoli mortali.

Le Nazioni Unite stimano che ci sia più materiale di demolizione a Gaza (lungo 25 miglia) che in tutta l'Ucraina (600 miglia), con le macerie probabilmente "fortemente contaminate" da ordigni inesplosi. Secondo analisti esperti citati dal Washington Post, potrebbero volerci "25 o 30 anni per completare la rimozione di tutte le bombe".

I bambini, le vittime più vulnerabili

Le storie dei bambini feriti o uccisi da questi ordigni sono strazianti. Nicholas Orr, un ex sminatore militare britannico, ha riferito che "stiamo perdendo due persone al giorno a causa degli ordigni inesplosi", e la maggior parte delle vittime sono bambini fuori dalla scuola, disperati per qualcosa da fare, che frugano tra le macerie di edifici bombardati.

Alcuni ordigni "sembrano d'oro, quindi sono piuttosto attraenti per i bambini", ha spiegato Orr. "Li raccogli e detonano".

Il 7 febbraio, Mohamed Al Qadi, 10 anni, giocava tra le macerie di Badr, a Rafah, quando un'esplosione lo ha ucciso all'istante. Sette giorni dopo, lo stesso destino è toccato a Hammude Saud, 14 anni, saltato in aria su un ordigno nel campo profughi di Nuseirat.

Una contaminazione paragonabile alla Seconda Guerra Mondiale

Il bombardamento israeliano è stato definito dal Wall Street Journal "la guerra urbana più devastante dell'epoca moderna". Secondo una stima dell'aprile 2024, il tonnellaggio di bombe sganciate su Gaza è stato superiore a 70.000 tonnellate, superando il tonnellaggio combinato di bombe sganciate su Dresda, Amburgo e Londra durante la Seconda Guerra Mondiale.

Erik Tollefsen, un esperto di esplosivi che ha prestato servizio nell'esercito norvegese e che ora lavora con il Comitato Internazionale della Croce Rossa, ha dichiarato: "Sono stato a Sarajevo nel '92, a Baghdad nel 2003, e a Kabul. Ma nulla può essere paragonato a quello che abbiamo visto a Gaza".

Il paragone con le città europee più colpite dalla Seconda Guerra Mondiale è ricorrente. Esperti hanno paragonato la situazione attuale a quella delle città europee più colpite dai bombardamenti: allora ci vollero anni, e in alcuni casi decenni, per completare la rimozione degli ordigni.

In Europa, infatti, il problema degli ordigni inesplosi persiste ancora oggi. In Germania, più di 2.000 tonnellate di munizioni inesplose vengono scoperte ogni anno, a più di 70 anni dalla fine della guerra. In Francia, il Département du Déminage recupera circa 900 tonnellate di munizioni inesplose ogni anno.

Gli ostacoli alla bonifica

Le operazioni di bonifica a Gaza affrontano sfide quasi insormontabili. Normalmente, per sbarazzarsi degli esplosivi, servono altri esplosivi per effettuare una detonazione controllata. Ma gli esplosivi non sono nell'elenco dei materiali che Israele attualmente permette agli operatori umanitari di portare a Gaza.

Erik Tollefsen ha raccontato di portare con sé attrezzatura da arrampicata e ami da pesca per trascinare delicatamente le bombe lontano dalle tende delle persone. "Dobbiamo semplicemente lasciarle lì", ha detto. "Trovo abbastanza inquietante non poterli aiutare in altro modo".

L'organizzazione Handicap International, chiedendo il permesso di portare le attrezzature necessarie per lo sminamento, ha avvertito che gli ordigni inesplosi nella Striscia di Gaza rappresentano un "pericolo massiccio" per le persone sfollate che tornano alle loro case.

Il costo economico e temporale

L'UNMAS stima che potrebbero essere necessari 30 appaltatori per ogni singolo mese per trovare e disinnescare una singola bomba a Gaza, al costo di 40.000 dollari. Attualmente l'UNMAS lavora con un budget di 5 milioni di dollari per Gaza, ma per avviare il processo di bonifica serviranno almeno altri 40 milioni di dollari.

Una stima delle Nazioni Unite ha stabilito che la bonifica delle 40 milioni di tonnellate di macerie a Gaza potrebbe richiedere fino a 15 anni e costare tra 500 e 600 milioni di dollari.

Il rischio ambientale e sanitario

Oltre al pericolo immediato di esplosione, gli ordigni rappresentano una grave minaccia ambientale. L'UNMAS ha osservato che, oltre alle quantità sconosciute di armi inesplose oggi presenti a Gaza, le macerie lasciate da due anni di continui e pesanti bombardamenti, probabilmente contengono "centinaia di migliaia di tonnellate di amianto".

Gli involucri degli ordigni sono solitamente realizzati con metalli pesanti che possono contaminare suolo, acqua e aria, causando gravissimi disturbi come anemia e cancro, danneggiando animali e vita vegetale. I residui esplosivi possono anche causare contaminazioni che durano anni.

Un problema che persisterà per generazioni

Mahmoud Bassal, portavoce della Protezione Civile di Gaza, ha dichiarato che "molti di questi residui sono stati rilevati all'interno di edifici residenziali, sulle strade e nelle aree agricole, rendendo ogni operazione di soccorso o pulizia un compito che mette a rischio la vita".

Luke Irving ha spiegato che "i convogli umanitari stanno trovando sempre più oggetti, man mano che raggiungiamo nuove aree a cui in precedenza non potevamo accedere, tra cui grandi bombe aeree, mortai, armi anticarro, razzi e granate da fucile".

La lezione della storia europea è chiara: gli effetti degli ordigni inesplosi si estendono per generazioni. A Horst Reinhardt, esperto di sminamento bombe della Kampfmittelbeseitigungsdienst (KMBD - servizio tedesco di smaltimento ordigni bellici),  70 anni dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, negli ultimi giorni della sua carriera, chiesero quanto tempo ci sarebbe voluto ancora per liberare la Germania dagli ordigni inesplosi: "Ci saranno ancora bombe tra 200 anni. Sta diventando sempre più difficile. A questo punto, abbiamo affrontato tutti gli spazi aperti. Ma ora sono le case, le fabbriche. Dobbiamo guardare direttamente sotto le case" (Smithsonian Magazine).

Per Gaza, questo significa che l'eredità mortale della guerra continuerà a mietere vittime innocenti - soprattutto bambini - per decenni a venire, anche molto tempo dopo che il rumore delle bombe sioniste avrà smesso di echeggiare nelle strade distrutte dell'enclave palestinese.

Di Eugenio Cardi