19 Ottobre 2025
Fonte LaPresse
Il Parlamento Greco ha recentemente approvato una legge che introduce la giornata lavorativa di 13 ore. Ancora una volta, dunque, la Grecia figura come il laboratorio delle più infami politiche neoliberali, vuoi anche come la cavia prescelta per gli esperimenti della nuova ragione del mondo turbocapitalistica. Lo fu già al tempo della sconvolgente crisi del 2007, quando fu sottoposta a un vero e proprio massacro economico pianificato dagli euroinomani delle brume di Bruxelles. E ora torna a esserlo, dettando ancora una volta le linee di tendenza per le politiche neoliberali che presto potrebbero allargarsi agli altri Paesi europei. Non deve essere allora trascurato il fatto che "La Repubblica", rotocalco turbomondialista e voce del padronato cosmopolitico, anziché condannare incondizionatamente la vicenda greca, così titoli: "Lavorare 13 ore al giorno? Ecco perché la ricetta greca è già possibile in Italia". Come sempre, si introduce d'imperio ciò che in origine appariva inimmaginabile, per poi trasformarlo gradualmente in inevitabile, spalancando ogni possibile finestra di Overton. L'abbiamo evidenziato infinite volte: siamo nel bel mezzo di una maestosa controrivoluzione capitalistica (di Seconda Restaurazione ha parlato Badiou), principiata nel 1989 e contraddistinta dalla riconfigurazione del conflitto di classe come massacro di classe a senso unico gestito dall'alto contro il basso, dal blocco oligarchico neoliberale contro le masse precarizzate. Un poco alla volta, i padroni del mondo si riprendono tutto ciò che era stato conquistato mediante il conflitto di classe: diritti sociali e conquiste del lavoro, tutele welfaristiche e dignità sociale. Nel farlo, giustificano il loro nefando operato spiegando che eravamo indebitamente abituati a "vivere al di sopra delle nostre possibilità": è la formula prediletta dei padroni del discorso, con la quale essi mutano in privilegi i diritti e, in tal guisa, presentano la loro infame lotta contro i diritti come se fosse una giusta lotta contro inammissibili privilegi. Deve essere chiaro: la Grecia non è un'eccezione o una anomalia; è soltanto in laboratorio in cui si produce la mise en forme del nuovo paradigma socio-economico funzionale alla dominazione del sinedrio liberal-finanziario. Anche a livello simbolico la questione non deve essere trascurata: la Grecia - da Socrate ad Aristotele, da Eschilo a Tucidide - rappresenta la culla della civiltà europea e la sua contemporanea distruzione pianificata diventa l'immagine perfetta dell'Unione Europea come annientamento della nostra stessa civiltà.
di Diego Fusaro
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