18 Ottobre 2025
Trump e Zelensky, fonte: imagoeconomica
L'incontro tra il presidente statunitense Donald Trump e il suo omonimo ucraino Volodymyr Zelensky è stato molto teso, hanno riferito diversi funzionari. Sulla questione del conflitto russo-ucraino, il tycoon ha infatti cercato di temporeggiare e di fare da pacere, invocando la fine delle ostilità entro "due settimane". "Fermate la guerra e lo spargimento di sangue, fermatevi dove siete in questo momento, sarà la storia a decretare chi ha vinto", ha infatti scritto The Donald sul suo social Truth.
Sul piatto, la questione numero uno degli ultimi mesi: l'invio di missili a lungo raggio Tomahawk dagli Usa all'Ucraina. Zelensky non ha però ricevuto la risposta che sperava: "Fornirli a Kiev sarebbe un'escalation inutile, anche perché servono agli Stati Uniti. Spero che la guerra finisca senza il bisogno di questi missili. Prima di decidere, comunque, voglio incontrare il presidente ungherese Viktor Orban".
Alla Casa Bianca soffia un vento gelido per Volodymyr Zelensky. Nel suo terzo viaggio del 2025 a Washington, il presidente ucraino ha incassato un’altra delusione: Donald Trump ha ribadito di non voler consegnare, almeno per ora i missili Tomahawk a Kiev, definendo tale mossa “un’escalation inutile” e sottolineando che “anche gli Stati Uniti ne hanno bisogno per la propria difesa”.
Il messaggio del presidente americano è chiaro: la guerra deve finire, ma senza nuove forniture militari occidentali. “È stato versato abbastanza sangue — ha scritto Trump su Truth — dovrebbero fermarsi dove sono. Lasciamo che entrambi si dichiarino vincitori, sarà la Storia a decidere”. Un invito che, di fatto, congela le speranze ucraine di recuperare territorio e apre alla legittimazione delle conquiste russe.
Le parole di Trump arrivano a poche ore da una telefonata a sorpresa con Vladimir Putin e dall’annuncio di un nuovo incontro a Budapest. L’obiettivo del tycoon appare sempre più quello di archiviare la guerra con un compromesso che riconosca la realtà sul terreno, chiudendo la stagione delle “enormi e insostenibili spese” per Kiev.
Zelensky, visibilmente isolato, ha provato a mostrarsi conciliante: “Siamo pronti a negoziare, in forma bilaterale o trilaterale, ma Putin non vuole la pace”. Parole che però suonano sempre più deboli di fronte a una realtà politica che vede Washington allentare la presa e Mosca consolidare le proprie posizioni.
La “pace alla Trump” si traduce in una linea di fatto favorevole alla Russia: nessuna nuova arma per Kiev, riconoscimento dello status quo territoriale e un invito a chiudere il conflitto senza ulteriori pretese. Una vittoria diplomatica, almeno momentanea, per il Cremlino.
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