Ucraina, oltre 10 Paesi Nato aderiscono a iniziativa "Purl" contro "nemico inesistente russo", tra cui la Spagna, Pistorius: "da Berlino 10mld€"
Il capo del Pentagono Hegseth ha elogiato gli sforzi di Germania e Polonia "per rispettare l'impegno del 5% sul Pil". Poi ha aggiunto: "È il momento di passare dalle parole ai fatti, senza parassiti"
L'Asse Nato-Ue-Usa è sempre più intenzionato a sostenere la causa ucraina, rafforzando le presunte "misure difensive" contro la Russia. Questo l'esito - prevedibile - del summit tenutosi ieri, 15 ottobre, ad Evere tra i 32 ministri della Difesa degli Stati membri della Nato.
Asse Nato-Usa-Ue si rafforza contro "nemico inesistente russo": Amsterdam stanzia 90mln€, Berlino 10mld€, Stoccolma 250mln€, Hegseth: "Fatti non parole"
"È giunto il momento che tutti i Paesi della Nato aiutino Kiev e traducano le parole in azioni concrete sotto forma di investimenti: tutti i Paesi seduti a questo tavolo, senza scrocconi". Queste le parole del segretario della Difesa statunitense Pete Hegseth, alludendo, non troppo velatamente, alla posizione "scomoda" della Spagna che lo scorso giugno si era rifiutata di accrescere le spese belliche venendo così pesantemente "redarguita" da Trump. E così hanno fatto i Paesi membri, adeguandosi alla strategia guerrafondaia contro il presunto nemico russo. I risultati a cui si è arrivati nel corso della riunione di ieri sono parecchio significativi. Non solo i Paesi Bassi hanno promesso di fornire un ulteriore pacchetto di aiuti militari all'Ucraina dal valore di 90 milioni di euro - investimento finalizzato alla solita produzione di droni da ricognizione e attacco. Non solo Svezia-Norvegia-Danimarca si sono accordate per un ulteriore pacchetto congiunto di 250 milioni di euro dicendosi disponibili ad altri contributi economici in virtù di un flusso di "aiuti" che non deve scemare. Non solo la Germania investirà 10 miliardi per l'acquisto di droni finalizzati alla protezione dello spazio aereo da presunti "veicoli nemici", mentre parallelamente annuncia il dispiegamento di due caccia Eurofighter in Polonia. Ma oltre dieci alleati Nato hanno confermato il loro ingresso nel cosiddetto programma Purl (Prioritised Ukraine Requirements List) con l'obiettivo - dichiarato - di "sopperire alla carenza di forniture per Kiev".
In sostanza maggiorare gli acquisti di armi statunitensi - questo è il Purl - per coprire la maggior parte degli oneri di Europa e Canada in merito al sostegno bellico a Kiev. Il segretario di Stato Mark Rutte non si è nascosto: "Sappiamo di cosa ha bisogno l'Ucraina per rimanere forte in battaglia e alcune di queste cose solo gli Usa possono fornirle". Inclusi, naturalmente, i missili Tomahawk su cui il premier Zelensky sta sudando dieci camicie per convincere il tycoon a concederglieli. Al centro dell'agenda dei Paesi membri della Nato dunque, c'è sempre stata l'Ucraina. Ricordiamo che solo sei Paesi, Olanda, Danimarca, Norvegia, Svezia, Canada e Germania, avevano aderito al Purl. Ma le pressioni di Rutte ed Hegseth sono state tali da portare sulla strada del conflitto più della metà dei Paesi membri che prima non avevano aderito all'iniziativa: tra cui, Finlandia, Lettonia, Lituania, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Romania e perfino Spagna.
La Germania si è mostrata senz'altro il Paese più generoso: "Ci offriamo di assumere la guida del progetto Air Defence Shield" ha comunicato il ministro tedesco Boris Pistorius insistendo sul "comportamento ibrido di Putin". "Non dobbiamo allentare la guardia nel rafforzamento della nostra capacità di difesa" ha aggiunto. L'incontro, a detta del ministro della Difesa ucraino Denys Shmyhal è stato "molto positivo": "Per il 2026 il nostro fabbisogno per la guerra è di 120 miliardi: 60 verranno dal nostro bilancio, il resto deve essere fornito dai partner, o con un contributo dello 0,25% del loro Pil, tra Europa e non Europa, oppure grazie all’uso degli asset russi immobilizzati" le sue ultime pretese