16 Ottobre 2025
Sébastien Lecornu in Assemblea Nazionale
Il nuovo governo Lecornu-2 è salvo. Le due mozioni di sfiducia presentate contro il nuovo esecutivo di Sébastien Lecornu da La France Insoumise e dall'estrema destra del Rassemblement National non sono passate oggi, 16 ottobre, all'Assemblea Nazionale.
Una vittoria affatto scontata, ma prevedibile dopo che, martedì scorso, i socialisti guidati dal capogruppo Boris Vallaud avevano confermato di non votare la sfiducia all'esecutivo se avessero ottenuto lo stop alla riforma delle pensioni nonché il rallentamento dell'aumento dei contributi per l'età pensionabile. "Vincoli" rispettati dal premier francese, tant'è che oggi, all'Assemblea Nazionale, il suo esecutivo è sopravvissuto ad un nuovo crollo. Il documento presentato da La France Insoumise, che aveva maggiori probabilità di passare, è stato respinto per il rotto della cuffia: approvato da ben 271 membri dell'Assemblea quando ne sarebbero serviti 289 per far cadere il governo. 18 punti di scollamento. Subito dopo il voto per la seconda mozione di sfiducia, quella presentata dall'estrema destra di Marine Le Pen, anch'essa respinta a larga maggioranza con soli 144 voti favorevoli contro i 289 necessari. "Il nostro primo pensiero è per il Paese, per tutti coloro che soffriranno a causa delle politiche crudeli annunciate nel bilancio" aveva dichiarato poco prima ai membri dell'Assemblea Nazionale la capogruppo LFI Mathilde Panot. Poi, a voto concluso, la critica di Panot alla "responsabilità storica" attribuita alla "direzione del Partito Socialista" e l'appello alla "resistenza popolare".
Lecornu aveva così reagito all'illustrazione delle due mozioni di sfiducia: il governo non ha paura del popolo", rivolgendosi soprattutto all'opposizione di Marine Le Pen e ricordandole le occasioni nelle quali lei stessa, presentatasi alle elezioni, era uscita sconfitta (rispettivamente nel 2017 e nel 2022). "Le elezioni presidenziali arriveranno - ha aggiunto Lecornu -, lei avrà l'occasione di fare campagna elettorale, per ora non prendete in ostaggio la manovra". Di contro, Le Pen ha descritto la manovra 2026 presentata dal governo "un museo di tutti gli orrori collezionati per anni nei cassetti del ministero dell'Economia"; ma Lecornu - a votazione conclusa e sfiducia scongiurata - non si è lasciato scoraggiare: "Ora mettiamoci al lavoro".
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