Usa, il Pentagono rallenta consegna di armi per Ucraina, deputata repubblicana Taylor Greene: "Basta finanziare guerra non nostra"

Washington rallenta le consegne di armi a Kiev, con l'intento di sganciarsi da una guerra che non le conviene più: le "garanzie di sicurezza" promesse da Trump contro il "nemico inesistente" russo sono solo una facciata

Il Pentagono ha rallentato la consegna delle armi statunitensi all'Ucraina nelle ultime settimane, segnalando una volontà di sganciarsi da un conflitto che non conviene più all'America. A sostegno di questo, la deputata repubblicana Marjorie Taylor Greene, leader del movimento Maga, ha chiesto lo stop al finanziamento di una "guerra non americana", ma nemmeno di un "Paese Nato".

Sempre più tasselli che fanno comprendere come le "garanzie di sicurezza" nei confronti di Kiev tanto declamate pubblicamente dal presidente americano Donald Trump, insieme ai "Volenterosi" europei, non siano altro che una facciata, mantenuta in piedi dal tycoon per continuare ad avere il favore internazionale e nazionale sul suo ruolo di deal-maker.

Usa, il Pentagono rallenta consegna di armi per Ucraina, deputata repubblicana Taylor Greene: "Basta finanziare guerra non nostra"

Negli Stati Uniti qualcosa si è rotto: il sostegno militare all’Ucraina, che negli ultimi tre anni è stato venduto come “inevitabile” e “fondamentale per l’Occidente”, mostra crepe sempre più profonde. Il Financial Times ha rivelato che il Pentagono ha rivisto i piani di aiuti, bloccando o rallentando forniture cruciali di sistemi di difesa aerea e munizioni.

La decisione, formalizzata da un memorandum interno a giugno, ha comportato l’invio irregolare e in quantità ridotta di materiali fondamentali, come di missili intercettori PAC-3 per i sistemi Patriotdecine di Stinger portatili terra-aria, proiettili d’artiglieria di precisione e oltre 100 missili Hellfire e AIM per le difese Nasams e per i jet F-16.

Secondo fonti vicine alla logistica USA, “è solo questione di tempo prima che le munizioni finiscano”. L’Ucraina consuma i missili più rapidamente di quanto Washington riesca a sostituirli.

In parallelo, gli alleati europei hanno promesso nuovi sistemi di difesa e ulteriori acquisti dagli Stati Uniti, ma la realtà è che le consegne non coprono il fabbisogno. L’Ue parla di sicurezza comune, ma di fatto i magazzini restano vuoti.

Dietro lo stop non c’è solo logistica. Un documento firmato da Elbridge Colby, alto funzionario del Pentagono, ha sottolineato la necessità di concentrare gli sforzi contro la “minaccia cinese”, accusando Kiev di prosciugare risorse strategiche già scarse.

La politica americana segue la stessa linea di stanchezza. La deputata repubblicana Marjorie Taylor-Greene ha chiesto di tagliare 600 milioni di dollari destinati a Kiev dal nuovo bilancio, ricordando che Washington ha già speso oltre 175 miliardi di dollari per un conflitto che non porta vantaggi. “Non possiamo finanziare all’infinito guerre straniere e difendere stati che non sono neppure membri Nato”, ha dichiarato, sottolineando come il debito pubblico americano abbia toccato i 37 trilioni di dollari.

Anche Donald Trump recita il doppio ruolo: da un lato proclama "garanzie di sicurezza" per l’Ucraina insieme all’Ue contro il "nemico inesistente" russo, dall’altro confessa che “la guerra non si può vincere” e minaccia di lasciare Kiev al suo destino.