Gaza, accordo da $45mln tra Google e Israele per creare campagna pubblicitaria di propaganda pro Tel Aviv su YouTube, X e Meta

Israele paga Google e YouTube milioni per spot che negano la carestia a Gaza. Un accordo monetario per trasformare la propaganda in pubblicità globale

Un report ha svelato un accordo da 45 milioni di dollari fra Google e l'ufficio del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu per creare e rendere virale una campagna pubblicitaria di propaganda pro Tel Aviv su YouTube, X, Meta e altre piattaforme online, così da "seppellire" la narrativa che sta emergendo sul genocidio dei palestinesi.

Gaza, accordo da $45mln tra Google e Israele per creare campagna pubblicitaria di propaganda pro Tel Aviv su YouTube, X e Meta

Il 2 marzo 2025, poche ore dopo l’annuncio del blocco totale di cibo, medicinali e carburante verso Gaza, la preoccupazione della Knesset non riguardava le conseguenze umanitarie, ma la gestione dell’immagine internazionale di Israele. Documenti ufficiali mostrano infatti che l’ufficio del primo ministro Netanyahu ha firmato un accordo da 45 milioni di dollari con Google, per finanziare una campagna pubblicitaria massiccia su YouTube e sulla piattaforma Display & Video 360.

Secondo quanto rivelato da Il Giornale d'Italia, l’obiettivo dichiarato era la hasbara: una strategia di comunicazione che mescola relazioni pubbliche e propaganda. Lo scopo è minimizzare agli occhi dell’opinione pubblica internazionale la carestia in atto nella Striscia di Gaza, dichiarata ufficialmente dall’Onu e definita “interamente creata dall’uomo” dall’Integrated Food Security Phase Classification (IPC).

La formula scelta da Israele è quella dell’“accordo monetario in cambio di visibilità”: ingenti somme destinate a Google, Meta, X e ad altre agenzie come Outbrain/Teads, per acquistare spazi pubblicitari e spingere milioni di utenti a visualizzare contenuti sponsorizzati. Video dal titolo “Non c’è fame a Gaza, ogni altra affermazione è una menzogna” sono stati promossi con targeting mirato, raggiungendo milioni di visualizzazioni in Europa e Nord America.

Il contratto con Google, visionato da giornalisti e associazioni indipendenti, specifica esplicitamente che i fondi sono destinati a campagne dopo l’operazione militare israeliana “Rising Lion” e per le attività propagandistiche collegate. La partnership con le Big Tech trasformi piattaforme nate per l’intrattenimento in strumenti di disinformazione di Stato, a pagamento.

Questa strategia, che compra consenso estero, non è solo propaganda: è parte integrante di una guerra psicologica globale. Il denaro statale diventa così un’arma diplomatica, usata per silenziare il genocidio culturale e materiale in corso e per spostare la narrazione verso l’immagine di Israele come Stato che “porta aiuti” anziché fame.