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L’ufficio legale della Società Italiana di Medicina replica a un articolo pubblicato dal Corriere della Sera

Possiamo permetterci che interessi economici giustifichino il bavaglio al confronto e quindi al progresso della medicina?

04 Agosto 2025

Kennedy Jr licenzia i 17 membri del comitato consultivo sui vaccini del Cdc: "Gruppo pieno di conflitti d'interesse"

Robert Kennedy, Jr, fonte: imagoeconomica

Il 29/06/2025 è stata pubblicata sul Corriere della Sera un'intervista al Presidente della Fondazione Humanitas Alberto Mantovani nel quale lo stesso esprime giudizi molto critici su Robert Kennedy Jr., Ministro della Salute USA, e sulla sua decisione di rimuovere il thimerosal, un composto derivato dal mercurio, dai vaccini che ancora lo contengono perchè ritenuto (infondatamente, secondo il professore) fattore di rischio per l'autismo.

Nel negare qualunque fondatezza scientifica al nesso tra vaccini ed autismo l'intervistato cita la vicenda del gastroenterologo Andrew Wakefield che fu tra gli autori di uno studio, poi ritrattato, che ipotizzava un collegamento tra la vaccinazione MPR (morbillo/parotite/rosolia) e l'insorgenza di tale patologia.

Premesso che il thimerosal, che provochi o meno l'autismo, è sostanza pacificamente tossica, come riconosciuto anche dalla scheda tecnica del prodotto, e l'iniziativa di rimuoverlo non può che essere accolta con favore (in Italia, ad esempio, è stato eliminato da quasi tutti i preparati) ciò che ci preme evidenziare è il riferimento alla vicenda del dott. Wakefield, citato da sempre come esempio di scienza fraudolenta. La vicenda appare più articolata e andrebbe letta anche alla luce di più recenti prove scientifiche.

Lo studio di Wakefield, pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica Lancet nel 1998, riguardava un campione di bambini limitatissimo (appena 12) ed ipotizzava un collegamento tra la vaccinazione MPR (morbillo, parotite e rosolia) e l'insorgenza di patologie gastrointestinali, associate a regresso nello sviluppo. I risultati dello studio ottennero il plauso anche dal JCVI (Joint Committee on vaccination and immunization, comitato consultivo del Governo Britannico in tema vaccinale) che riconobbe che quanto emerso dallo studio rappresentava “la prova delle percezioni genitoriali relative all'insorgenza di problematiche correlate alle vaccinazioni” e si augurava che “i professionisti della salute si dimostrino deontologicamente più costanti nel riportare tali problematiche.”

In conferenza stampa Wakefield, a precisa domanda, suggerì, in attesa di maggiori approfondimenti, di somministrare ai bambini la vaccinazione antimorbillo in composizione monovalente, con ciò confutando qualunque sospetto di ideologica contrarietà alle vaccinazioni in quanto tali. Pochi mesi dopo il Governo Britannico dichiarò indisponibile il vaccino monovalente per decisione delle case farmaceutiche. Questo episodio riporta alla memoria, a coloro i quali seguirono la discussione del decreto vaccini in Senato, ciò che l'allora Ministro alla Salute Beatrice Lorenzin rispose a chi le chiedeva di rendere disponibili i vaccini monovalenti: “le case farmaceutiche non hanno interesse a produrli”. A ben vedere la soggezione delle politiche sanitarie agli interessi dell'industria ha radici lontane.

Wakefield fu poi accusato di conflitto di interessi e radiato e il suo studio ritrattato dalla rivista. Le motivazioni della ritrattazione, tuttavia, afferiscono esclusivamente a criticità dal punto di vista etico nel reclutamento dei bambini nel trial.

È appena il caso di ricordare infine che il coautore dello studio prof. John Walker-Smith, anch'egli radiato come Wakefield, ricorse all'Alta Corte e vinse, ottenendo una piena riabilitazione.

A prescindere dall'ipotizzato collegamento tra vaccinazioni ed autismo, la vicenda ha il pregio di accendere un riflettore sulla drammatica inadeguatezza del sistema di vigilanza delle reazioni avverse da vaccino, confermato all'epoca anche dal Commitee britannico. Ne abbiamo triste conferma nel ben più recente rapporto pubblicato dalla Regione Puglia nel 2017: a seguito di un esperimento di vaccinovigilanza attiva, ben più efficace di quella passiva comunemente in uso, è emerso che il vaccino MPRV (morbillo/parotite/rosolia/varicella), oggi obbligatorio dai 15 mesi, ha una percentuale di reazioni avverse gravi del 3%, e non dello 0,012% emerso con la vaccinovigilanza passiva e ciò in base all'algoritmo utilizzato dall'OMS per confermare la correlazione che gli stessi autori del Report hanno voluto applicare. Si tratta quindi di tre reazioni avverse gravi ogni cento dosi.

Su questi dati sarebbe doveroso aprire un dibattito, mentre la censura di qualunque posizione di cautela nei confronti della vaccinazione di massa è oggi pressoché asfissiante: la stessa Federazione Nazionale dei medici dal 2016 ha dichiarato “illecito disciplinare” l'espressione di opinioni critiche sulle vaccinazioni da parte dei suoi iscritti, e questo nonostante la disponibilità di dati ufficiali che indurrebbero quanto meno a maggior cautela. Ci chiediamo come questo possa coniugarsi con la libertà di pensiero scientifico tutelata dalla nostra Costituzione.

Quanto all'epidemia di morbillo che, secondo il prof. Mantovani, avrebbe colpito l'Italia nel 2017 “prima dell'introduzione dell'obbligo vaccinale (legge 119/17)”con “oltre 5 mila contagi” ci permettiamo di ricordare che nel 2012, pur dopo un 2011 con contagi sovrapponibili (quasi 5 mila, dati dell'Istituto Superiore di Sanità) venne approvato un piano vaccini che annunciava la cessazione di ogni obbligo vaccinale. Nel 2017, invece, poco più di duemila contagi (a giugno 2017, data di pubblicazione del decreto Lorenzin) determinarono l'introduzione di una norma di eccezionale severità nel panorama europeo, che espulse i bambini dagli asili anche solo per un vaccino mancante.

Il cambio di passo, con battage mediatico assillante nei confronti del morbillo e la frettolosa introduzione di obblighi e sanzioni, non fu quindi determinato da una reale emergenza epidemica ma fu conseguenza dell'incarico di capofila delle strategie vaccinali mondiali affidato all'Italia nel 2014 dalla Global Health Agenda, con focus proprio (guarda caso) sul vaccino del morbillo. A rendere la censura ancor più stringente, gli enormi interessi economici rappresentati dalle farmaceutiche presenti in territorio italiano: proprio il prof. Rappuoli, citato dal dott. Mantovani nell'articolo del Corriere, è a capo del settore Ricerca e Sviluppo di Glaxo Smith Kline, autentico colosso farmaceutico i cui laboratori insistono nel comune di Siena.

A tal proposito giova ricordare come nel 2023 scoppiò, proprio a Siena, una aspra polemica nei confronti del Comune, reo di aver prestato il patrocinio a un convegno medico-scientifico. Il convegno affrontava il tema della gestione pandemica in chiave di critica e dibattito. Ebbene, i detrattori dell'iniziativa, esponenti della politica locale, non ebbero alcuna remora nel giustificare la loro contrarietà all'evento proprio in nome del volano economico che Glaxo ed i vaccini rappresentano per il territorio.
Possiamo permetterci che interessi economici giustifichino il bavaglio al confronto e quindi al progresso della medicina?

Ci sia permesso, infine, un inciso riguardo alla attuale situazione italiana relativamente al morbillo. Sono ciclici gli allarmi secondo cui ci sarebbe un'impennata dei contagi. Ebbene, stando ai dati dell'Istituto Superiore di Sanità, al 31 maggio 2025 (ultimo dato disponibile) i contagi erano 334. Un dato del tutto tranquillizzante, a fronte dei quasi cinquemila del 2011 e del conseguente annuncio (poi ritrattato) del superamento di ogni obbligo vaccinale.

Società italiana di Medicina
Dipartimento medico scientifico
Dipartimento Affari legali

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