21 Luglio 2025
Fonte: Twitter @lozar023001300
Il Professor Omer Bartov, uno dei più importanti storici dell'Olocausto al mondo, accusa Israele di commettere genocidio contro i palestinesi di Gaza, segnando una rara - e senza precedenti - forte condanna dall'interno del proprio establishment accademico israeliano.
Omer Bartov è professore di Studi sull'Olocausto e sul Genocidio alla BrownUniversity (Providence, Rhode Island), dove insegna dal 2000. È uno storico dell'Olocausto ed è considerato un'autorità incontestabile sul genocidio. Il U.S. Holocaust Memorial Museum lo ha descritto come uno dei più importanti specialisti al mondo sull'argomento del genocidio. La sua autorità accademica deriva da decenni di ricerca sui crimini di guerra tedeschi e l'Olocausto. Bartovha sfidato la credenza della "Wehrmacht pulita", ovvero l'opinione popolare che l'esercito tedesco fosse una forza apolitica che ebbe poco coinvolgimento nei crimini di guerra contro l'umanità, sostenendo invece che l'Heer (la forza armata di terra della Wehrmacht) fosse un'istituzione profondamente nazista che giocò un ruolo chiave nell'Olocausto nelle aree occupate dell'Unione Sovietica.Bartov infatti, storico israeliano specializzato nella storia militare tedesca dellaSeconda Guerra Mondiale, ha condotto ricerche approfondite in tal senso che hanno demolito definitivamente il mito della "Wehrmacht pulita" attraverso un'analisi rigorosa delle fonti primarie e dei documenti militari. Le sue ricerche hanno dimostrato che l'Heer non fu semplicemente complice passivo, ma partecipò attivamente all'implementazione delle politiche genocidarie naziste sul fronte orientale. Bartov ha documentato come gli ordini criminali, come il famigerato "Decreto dei Commissari" (Kommissarbefehl) del giugno 1941, fossero sistematicamente trasmessi e applicati dai comandanti dell'esercito regolare, che ordinava l'esecuzione sommaria dei commissari politici sovietici catturati.
La ricerca di Bartov ha inoltre evidenziato il processo di "nazificazione" dell'esercito attraverso l'indottrinamento ideologico sistematico dei soldati, che furono lungamente esposti a propaganda anti-bolscevica che presentava la guerra contro l'Unione Sovietica come una necessaria "guerra di annientamento" (Vernichtungskrieg) razziale e ideologica. Questo condizionamento facilitò la partecipazione di unità regolari della Wehrmacht a massacri di civili, incluso prigionieri di guerra, particolarmente nei territori baltici, in Bielorussia e Ucraina.
Il lavoro di Bartov ha contribuito significativamente al dibattito storiografico internazionale, fornendo prove concrete che confutano le narrazioni apologetiche del dopoguerra e dimostrando come l'istituzione militare tedesca fosse profondamente integrata nel sistema criminale nazista.
Il percorso intellettuale del Prof. Bartov, conclusosi con l'accusa di genocidio verso lo Stato di Israele, non è stato immediato ma è stato lungo, sofferto e complesso. Inizialmente, già subito dopo l'attacco di Hamas del 7 ottobre, i leader politici e militari israeliani fecero una serie di pronunciamenti che potevano essere interpretati come un appello al genocidio. Tuttavia, come ha spiegato lui stesso, prudentemente non pronunciò subito dopo il 7 ottobre la parola "genocidio", perché, nonostante quelle dichiarazioni, bisognava osservare e vedere cosa stava realmente accadendo sul terreno.
- Esperti osservatori che supportano la valutazione:
- Il contesto personale e professionale
Bartov ha descritto il raggiungimento di questa conclusione come profondamente dolorosa: "Essendo cresciuto in una casa sionista, avendo vissuto la prima metà della mia vita in Israele, avendo servito nell'IDF (esercito israeliano), e avendo trascorso la maggior parte della mia carriera ricercando e scrivendo sui crimini di guerra e l'Olocausto, pur avendo resistito il più a lungo possibile, son dovuto giungere infine a questa conclusione molto dolorosa per me", ha dichiarato.
Bartov combatté nella Guerra del Kippur del 1973 come comandante di compagnia. Nel 1976, Bartov e una ventina di altri soldati furono gravemente feriti in un incidente di addestramento a causa della negligenza di un comandante, un episodio che l'IDF insabbiò.
- Per il diritto internazionale
Il Prof. Bartov ha avvertito che il continuo rifiuto da parte di governi, istituzioni e studiosi dell'Olocausto di riconoscere la condotta di Israele rischia di minare l'intero quadro legale internazionale post-Olocausto. "È una minaccia per le fondamenta stesse dell'ordine morale da cui tutti dipendiamo", ha scritto.
- Verso una soluzione?
Le dichiarazioni di Omer Bartov rappresentano un momento significativo nel dibattito accademico e politico sulla situazione a Gaza. Come studioso israeliano dell'Olocausto e del genocidio, molto rispettato, con grande esperienza da accademico, apporta nel dibattito internazionale delle conclusioni che assumono un peso e un rilievo particolare e importante.
Israele deve essere forzato – da UE e USA, al momento statici e immobili, se non complici, alla luce della crescente e lucrosa compravendita di armamenti vari - a cercare un'altra soluzione, una che permetta ai sette milioni di ebrei e sette milioni di palestinesi che vivono tra il fiume Giordano e il mare di condividere quei territori. In tal senso, il termine "conflitto" è fuorviante: in realtà il termine giusto (così come anche più volte ripetuto da diverse organizzazioni internazionali, a partire dall'ONU), è "occupazione“ israeliana illegale dei territori palestinesi, questione che deve essere risolta urgentemente in modo giusto e corretto, assicurando dignità per tutte le persone coinvolte.
Di Eugenio Cardi
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