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Dazi sì, dazì no, o strategia occulta? Tariffe il cavallo di troia per stimolare l’Ue ad adottare sanzioni più stringenti contro la Russia

L'Ue potrebbe essere stimolata ad adottare strategie contro la Russia al fine di ostacolare il trasporto illegale di petrolio russo a prezzi superiori al tetto stabilito (price cap) e rendere più costoso e rischioso per Mosca esportare petrolio, limitandone i profitti che, ovviamente, ne finanziano la guerra in Ucraina

18 Luglio 2025

Dazi sì, dazì no, o strategia occulta? Tariffe il cavallo di troia per stimolare l’Ue ad adottare sanzioni più stringenti contro la Russia
Siamo tempestati ogni giorno da dichiarazioni del Presidente americano che fan girare la testa a tutti per le ricadute negative che i Dazi imposti dagli USA darebbero luogo.
E allora sono sobbalzato quando da un amico ho ricevuto una vignetta che dice:
“Se l'alleato ci mette i Dazi, mentre il nemico ci venderebbe il gas e il petrolio a metà prezzo...!
Qualcosa non torna.”
 
Ed è scattato in me l’ormai sedimentato processo mentale investigativo della mia vecchia professione che mi ha ricordato che nulla capita per caso e che il più delle volte le apparenze ingannano e bisogna trovare il vero filo conduttore di quello che accade o che è accaduto.
Mi sono ricordato così che in un incontro svoltosi alla Casa Bianca qualche mese fa con il segretario generale della NATO, Mark Rutte, l’attuale presidente USA Donald Trump dichiarò enfaticamente:
"Siamo stati derubati per anni e non continueremo ad essere derubati"
Una frase molto dura destinata a stigmatizzare la sua presidenza!
Talché, ripercorrendo le tappe delle relazioni diplomatiche e commerciali degli Stati Europei, facenti parte anche della NATO con gli USA, mi è tornato in mente solo il Piano Marshal, come piano per la ricostruzione post bellica dell’Europa di cui gli USA si sono fatti carico, per la cui realizzazione noi Italiani, ma anche tutti gli altri Stati europei abbiamo tratto beneficio, ma certamente gli USA non ci hanno rimesso nulla. Il Piano Marshall (ufficialmente: European Recovery Program, ERP) dunque, fu infatti un programma economico lanciato dal mitico segretario di Stato americano George C. Marshall nel 1947, con lo scopo di aiutare la ricostruzione dell’Europa dopo la Seconda Guerra Mondiale, il cui vero obiettivo politico non poteva che essere costituito dal dissuadere l’Europa ad avvicinarsi alla Russia comunista proprio a mezzo di un intervento economico social finanziario capace di contenere l’influenza sovietica in tutta l’Europa occidentale poiché impreparata ed ancora arretrata rispetto alla macchina industriale statunitense.
L’Italia fu tra i principali beneficiari, ricevendo oltre 1,5 miliardi di dollari, corrispondenti a circa 17 miliardi e mezzo di dollari attuali, che consentirono la ripresa industriale italiana ed abbracciarono conseguentemente ogni aspetto sociale, primo tra tutti quello finanziario che non escludeva anche donazioni a fondo perduto e prestiti agevolati a lungo termine nonché forniture dirette di carburante, di materie prime, di derrate alimentari e di componenti industriali.
Aiuti che favorirono la cooperazione economica tra i Paesi europei e la nascita di organismi come l’OECE (poi OCSE), e ponendo le basi per l’integrazione europea.
Oggi, dunque, i DAZI voluti dal presidente USA appaiono illogici e persino persecutori.
A cosa potrebbero invece sottendere?
Sappiamo tutti che sono state adottate dall’UE numerose sanzioni avverso la Russia Putiniana, a seguito del conflitto con l’Ucraina.
In sintesi, l’UE ha attuato una serie di misure progressive di pressione economica e politica approvando ben 18 pacchetti di sanzioni, con l’obiettivo di privare la Russia delle risorse finanziarie e tecnologiche necessarie per sostenere l’aggressione all’Ucraina.
È così che sono scattati divieti su import/export di materie prime (carbone, alluminio, LNG, diamanti, gasolio, fertilizzanti), con il congelamento degli asset della Banca Centrale russa, con l’esclusione di banche dal sistema SWIFT, col divieto di transazioni finanziarie e col blocco di accesso ai servizi EU, procedendo persino a sanzionare ad personam migliaia tra individui di rilievo, tra i quali figurano Putin, Lavrov, oligarchi, dirigenti militari, medici, giudici coinvolti in repressione, ecc., ecc., al fine primario di
incidere sull’asset militare di guerra, limitare l’accesso a nuove tecnologie militari, penalizzare l’apparato propagandistico e denunciare le violazioni dei diritti umani.
In particolare i più recenti pacchetti, ovvero quelli del 20 maggio us e di oggi 18 luglio 2025, concernenti sanzioni ad individui e società, l’estensione del “ban” sull’accesso portuale e sulla fruizione dei servizi marittimi per altre 189 navi della shadow fleet (flotta ombra o parallela di navi registrate in Stati terzi), utilizzate per trasportare petrolio, gas o merci russe aggirando le sanzioni sul commercio di energia.
Ed è stato proprio quest’ultimo pacchetto di sanzioni adottato oggi venerdì 18 luglio 2025 che mi ha illuminato per comprendere quali motivazioni di fondo sottendano ai tanto sbandierati DAZI USA verso l’Europa.
I dazi potrebbero aver rappresentato il cavallo di troia per stimolare ulteriormente l’Unione Europea ad adottare più stringenti sanzioni contro la Russia al fine di ostacolare il trasporto illegale di petrolio russo a prezzi superiori al tetto stabilito (price cap) e rendere più costoso e rischioso per la Russia esportare petrolio, limitandone i profitti che, ovviamente, ne finanziano la guerra in Ucraina.
Da cui sorge spontanea la domanda:
chi sono gli Stati che acquistano gas o petrolio russo?
Forse, gli stessi stati Europei che devono essere richiamati all’ordine?

Di Gianfranco Petricca
Generale di Corpo d’Armata dei Carabinieri
e Senatore della Repubblica della XII Legislatura

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