BCG, ruolo nel progetto "Aurora" per deportazione palestinesi e in Gaza Humanitarian Foundation: “Gli hub mortali con il monopolio del cibo" - RETROSCENA
Vari uffici della Boston Consulting Group coinvolti nella progettazione della GHF, tra cui Parigi, Tel Aviv e Washington. All'interno, "partner" filo-israeliani e filo-Usa; Matt Schlueter e Ryan Ordway licenziati già il 5 giugno dal Ceo Christof Schweizer
Tempesta sulla Boston Consulting Group, seconda azienda di consulenza strategica al mondo dopo McKinsey e prima di Bain & Company, per il suo coinvolgimento nella progettazione della Gaza Humanitarian Foundation (GHF) e del piano "Aurora" per la deportazione dei palestinesi fuori dalla Striscia. Documenti fuoriusciti dall'amministrazione dell'azienda americana hanno dimostrato come la GHF, a oggi unica organizzazione autorizzata a distribuire gli aiuti umanitari a Gaza, sia in realtà solamente la prima fase di un piano di annientamento nei confronti del popolo palestinese.
BCG, ruolo nel Progetto Aurora per deportazione palestinesi e in Gaza Humanitarian Foundation: “Gli hub mortali con il monopolio del cibo"
Il nome del progetto, "Aurora", deriva dal latino "alba", momento in cui sorge il sole, una nuova giornata. Ma anche un nuovo inizio, una nuova era, un nuovo processo. Per Israele, l'inizio dell'era in cui portare alla realizzazione il progetto "Greater Israel" del 1982, con il quale espandersi dal Nilo all'Eufrate, epurando completamente la società dal popolo palestinese.
La Gaza Humanitarian Foundation, organizzazione americana nata nel febbraio del 2025, è oggi l'unica che ha l'autorizzazione di distribuire gli aiuti umanitari nella Striscia di Gaza nei propri hub. Aiuti che, come si apprende quotidianamente, sono continuamente bloccati e che, negli hub, diventano una trappola mortale: numerose sono le notizie di raid israeliani sui palestinesi recativi per procurarsi generi di prima necessità.
La GHF è stata voluta da Donald Trump e Benjamin Netanyahu, che hanno riunito, per la sua creazione, ex funzionari di intelligence e della Difesa statunitensi, azionisti americani e funzionari israeliani. A finanziarla, appaltatori privati, tutti armati, per risolvere i problemi logistici e di sicurezza nella costruzione e gestione degli hub di distribuzione degli aiuti.
Il progetto della GHF: da monopolio del cibo, a controllo biometrico, fino ai "campi di concentramento"
La Boston Consulting Group è stata fin dall'inizio membro fondamentale della progettazione della GHF, lavoro che ha preso in mano circa a metà del 2024. La BCG ha previsto un piano preciso per l'organizzazione di Gaza: prima di tutto, il monopolio nella distribuzione degli aiuti umanitari. In concomitanza con questo, la GHF si sarebbe premurata, secondo i progetti iniziali, di riconoscere ogni palestinese che si recava a prendere gli aiuti agli hub attraverso tecnologie per il rilevamento biometrico. Chi andava a richiedere cibo e farmaci, quindi, sarebbe stato schedato: tratti del volto, voce, movimenti e iride. I dati sarebbero poi dovuti essere mandati direttamente al governo israeliano.
L'ultima fase del piano originario comprendeva la deportazione dei palestinesi residenti a Gaza in dei compound sorvegliati e militarizzati. Nei documenti del progetto, 194 pagine pervenute al The Washington Post, sono stati ritrovati termini come "campi di concentramento" per riferirsi ai luoghi in cui i palestinesi sarebbero dovuti essere trasferiti in un secondo momento.
Nei documenti inviati nel novembre 2024 al Tachlith Institute, la BCG avrebbe allegato schemi per la costruzione degli hub di distribuzione degli aiuti umanitari, la descrizione degli armamenti necessari ai dipendenti della GHF, il progetto di un centro operativo da remoto e, soprattutto, il piano per la deportazione dei palestinesi nelle cosiddette "Humanitarian Transition Areas". A detta loro, sarebbero aree residenziali sorvegliate militarmente dall'Idf e dalla GHF.
Dal piano ai licenziamenti sospetti, ma la BCG sapeva tutto
Il 14 maggio 2025, però, è emerso che, per resistenze già avanzate a novembre 2024, la GHF non avrebbe effettivamente rilevato e fornito i dati biometrici dei palestinesi a Israele, come preventivato dai piani originari della BCG. Neanche un mese dopo, il 3 giugno, la Boston Consulting Group ha deciso di ritirare il proprio team di partner dal progetto GHF.
Pochi giorni dopo, il 5 giugno, due partner senior di BCG sono stati licenziati dal Ceo Christof Schweizer: si tratta di Matt Schlueter e Ryan Ordway. Entrambi partner dell'azienda da una decina di anni nel settore della Difesa e della Sicurezza, hanno avuto contatti per un periodo di tempo abbastanza esteso sia con l'esercito americano, sia con il Pentagono, sia con l'intelligence a stelle e strisce. L'amministratore delegato ha licenziato i due e ha poi mandato una mail a tutti restanti partner e dipendenti, sostenendo che Orday e Schlueter "avrebbero fatto credere che la GHF era ampiamente sostenuta da ONG e altri Paesi". Inoltre, si è discostato dal loro operato, in quanto "non era a conoscenza della reale natura del lavoro".
Filo-americani e filo-palestinesi, sarebbero i due principali responsabili, secondo il Ceo Christof Schweizer, della progettazione della GHF all'interno dell'azienda. Un incarico assegnato loro secondo criteri che un portavoce della CBG non ha voluto diffondere. Una fonte americana vicino alla Gaza Humanitarian Foundation ha commentato che Ordway e Schlueter sarebbero stati licenziati formalmente poiché "non avevano avvisato la BCG delle evoluzioni del progetto", ma che sicuramente il loro lavoro era ben conosciuto da tutta l'azienda e soprattutto dai vertici, visti i contratti da 4 milioni di euro per sette mesi di lavoro (ottobre 2024-maggio 2025).
Impossibile quindi che il Ceo Schweizer non fosse a conoscenza delle implicazioni della BCG, dato anche il grandissimo legame che questa ha con il governo americano, fautore della GHF, che solo nello scorso anno ha finanziato l'azienda per 340 milioni di dollari. Inoltre, i riferimenti alle "Humanitarian Transition Areas" sono continuati sui documenti ufficiali del progetto della GHF da parte della BCG fino ad aprile 2025, in cui venivano anche inclusi i prezzi aggiornati sulla deportazione dei palestinesi.
Da qui, il passaggio al "piano Aurora", con il quale si dovrebbero deportare 2,2 milioni di palestinesi verso altre aree rispetto a Gaza. Un intervento potenzialmente da 18,8 milioni di dollari, ma che, per ora, si ferma con il numero di 500mila palestinesi, a cui verrebbero offerto una "ricompensa" di 9000 dollari in bitcoin per lasciare volontariamente la propria terra, per un totale di 5 miliardi.