10 Giugno 2025
Fonte: Facebook, Forum Palestina
È certamente un bene. Finalmente noi cittadini abbiamo potuto sfilare per le strade e ci siamo sentiti accomunati da valori condivisi, fosse solo la pietà per la sofferenza di un popolo, per il martirio dei bambini. Eppure è terribile appartenere a una società in cui poteri invisibili fanno scattare luci verdi e d’improvviso gli stessi che fino a 50mila morti evitavano di condannare il terrorismo di Stato di Israele si lasciano andare a invettive contro il criminale di guerra Netanyahu. Si ha l’impressione che le stesse lobby che prima proteggevano, nonostante i crimini, il premier israeliano abbiano ormai deciso di sbarazzarsene: in fondo non è più utile.
È bene dunque che un partito di notabili democristiani si sia mosso finalmente, sotto la spinta della sua ala più ragionevole che fa capo a Elly Schlein, insieme ai 5 Stelle e ad Avs, e che una manifestazione unitaria – a cui hanno aderito, tra gli altri, il movimento Pace e Disarmo e Rifondazione comunista abbia mobilitato tante persone. Tuttavia le ambiguità del Pd persistono e vorremmo tentare ancora una volta di far luce sui contenuti, a nostro avviso pericolosi, che soprattutto alcuni conduttori de La7 considerati progressisti lasciano passare.
La prima questione che va affrontata è quella della definizione di quanto sta accadendo a Gaza. Non si tratta di una questione terminologica. Il riconoscimento del genocidio implicherebbe automatiche misure internazionali nei confronti dello Stato genocida: cioè l’interruzione della cooperazione politico-militare ed economica. Gli Stati Uniti e i Paesi europei che votano alle Nazioni unite contro il cessate il fuoco dovrebbero assumersi formalmente la responsabilità di essere complici del genocidio. La convenzione del 1948, facilmente leggibile e composta da pochi articoli, intende sanzionare il tentato genocidio e non il genocidio una volta compiuto. Basterebbe citare l’accanimento israeliano contro bambini e donne, la distruzione intenzionale di ospedali e incubatrici, la pianificazione delle epidemie e della carestia per comprendere che i parametri della convenzione del 1948 collimano con la barbara azione di Israele.
Diversamente da quanto alcune personalità della comunità ebraica sostengono, solo toccando il fondo e riconoscendo senza esitazioni il male commesso, Israele può risorgere da quello che la professoressa Anna Foa chiama suicidio. La Corte penale di giustizia, unico organo giudiziario delle Nazioni unite, ha chiesto a Israele di riferire sulle misure che avrebbe intrapreso per evitare il genocidio, considerandolo pertanto plausibile. Chi siamo noi per mettere in dubbio il pare della Cig?
Il riconoscimento del genocidio è del resto un atto politico, implica sanzioni internazionali e un’azione condivisa del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni unite in grado di fermare Israele. Bisogna dar merito al leader dei 5 Stelle Giuseppe Conte di avere avuto il coraggio politico di una affermazione netta, di una definizione chiara di quanto accade a Gaza, di una condanna senza appelli. Non possiamo accontentarci di chi ancora parla di crimini e afferma che “Bibi” sbaglia, ma mette in guardia contro il terrorismo di Hamas e l’antisemitismo. Guardiamo in faccia le vittime, chiediamo giustizia. Ancora una volta spieghiamo a chi sembra non averlo capito che il terrorismo è stato sempre presente nella storia e fiorisce quando non c’è possibilità di una lotta politica, di un dialogo politico.
Il terrorismo ha accompagnato la nascita di Israele. Il futuro premier Menachem Begin fu l’artefice dell’attentato all’hotel Camp David di Gerusalemme. Hamas ha un’ala militare dedita anche al terrorismo, ma è anche un’organizzazione politica democraticamente eletta. Come Netanyahu. Se possiamo comprendere la disperazione dei paria palestinesi dimenticati dalla Storia che guardano, sbagliando, alla lotta armata, come a una palingenesi, non possiamo certo giustificare il terrorismo di Stato. Infine a quei conduttori televisivi che ancora, pur impegnandosi non riescono a capire, ricordiamo che quello che dal 2018 si definisce Stato ebraico, nel nome di un popolo che fu vittima di sofferenze atroci, forse uniche e irripetibili nelle modalità, sta infliggendo sofferenze immani a un altro popolo innocente.
Quando la vittima diventa carnefice, si perde il senso, il significato della nostra umanità. Dispiace che persino alcune personalità illuminate della comunità ebraica non comprendano che, senza condanne chiare del genocidio di Gaza, l’odio per quegli ebrei che sostengono i carnefici e criminali di guerra israeliani continuerà a diffondersi. Se i tedeschi non avessero rinnegato la Shoah, sarebbero stati odiati, non perché ariani, ma perché nazisti.
di Elena Basile
Fonte: ilfattoquotidiano.it
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