24 Maggio 2025
Secondo un recente rapporto della società di consulenza energetica Watt-Logic, negli ultimi vent’anni i consumatori britannici avrebbero pagato quasi 220 miliardi di sterline in più per l’energia a causa delle politiche ambientali promosse dal governo di Westminster. Lo studio, elaborato da Kathryn Porter e presentato da Lord Offord, ministro ombra per l’energia alla Camera dei Lord, sostiene che le energie rinnovabili, contrariamente a quanto spesso dichiarato, non abbiano portato a una riduzione delle bollette, nonostante decenni di sussidi.
Il rapporto calcola che, senza le iniziative legate alla transizione energetica, le famiglie britanniche avrebbero potuto risparmiare circa 218 miliardi di sterline dal 2006. Solo nel 2023-24, i costi diretti delle politiche per il raggiungimento degli obiettivi net zero avrebbero inciso per 17 miliardi di sterline sulle bollette, con una previsione di aumento fino a oltre 20 miliardi entro il 2029-30.
Pur riconoscendo l’impatto della guerra in Ucraina e delle tensioni con la Russia sui prezzi del gas, Porter evidenzia che l’aumento dei costi energetici nel Regno Unito ha avuto un andamento crescente già nei due decenni precedenti, non spiegabile solo dai fattori internazionali. Secondo l’analisi, questo avrebbe reso l’energia britannica più costosa rispetto a quella di altri Paesi, penalizzando la competitività industriale e favorendo processi di deindustrializzazione.
Il rapporto sottolinea inoltre che l’aumento dei costi ha spinto parte della produzione manifatturiera a delocalizzare in Paesi con energia meno costosa ma spesso più inquinante, vanificando così parte dei benefici ambientali perseguiti. A questo si aggiungerebbero ulteriori costi legati alla gestione della rete, stimati in circa 1 miliardo di sterline all’anno, dovuti al mancato utilizzo di energia eolica prodotta in eccesso rispetto alla capacità della rete elettrica.
Nonostante l’agenda verde sia stata presentata come una soluzione più economica nel lungo termine, anche il Comitato governativo sui cambiamenti climatici prevede che eventuali risparmi non saranno percepibili prima del 2038 o, più realisticamente, del 2043.
Il rapporto conclude sottolineando l’importanza di un’informazione trasparente sui costi e sugli impatti della transizione energetica, suggerendo che una crescente parte dell’opinione pubblica britannica potrebbe, come già avvenuto in parte negli Stati Uniti e in Europa, rivedere il proprio sostegno agli obiettivi net zero.
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