23 Maggio 2025
Fonte: Imago
La vicepresidente della Commissione europea, Teresa Ribera, da Roma ha lanciato un’accusa senza precedenti contro il governo israeliano guidato da Benjamin Netanyahu. Durante la sua visita nella Capitale, la numero due di Ursula von der Leyen ha definito le azioni di Israele nella Striscia di Gaza “vergognose”, denunciando apertamente la violazione del diritto internazionale e pronunciando per la prima volta la parola genocidio.
“È vergognoso. È una mancanza di rispetto per il diritto internazionale, per la dignità umana”, ha detto Ribera, rompendo un silenzio istituzionale che in molti, dentro e fuori l’Unione Europea, cominciavano a trovare insostenibile. A far scattare la sua presa di posizione è stato il perdurare della crisi umanitaria a Gaza, dove – ha ricordato – “sono oltre 53.000 le persone uccise negli ultimi tre anni”. “Naturalmente tutti noi riteniamo che sia molto importante la libertà degli ostaggi, ma lo è anche rispettare il popolo palestinese”, ha sottolineato Ribera.
Le accuse al governo israeliano non si fermano qui. La vicepresidente ha puntato il dito anche contro la gestione degli aiuti umanitari, bloccati o rallentati sistematicamente, secondo quanto riportano numerose ONG e organismi internazionali. “Le modalità utilizzate dai governi israeliani a Gaza, pure sugli aiuti umanitari, sono vergognose”, ha aggiunto, aprendo la porta a un’accusa che in Europa si era finora evitato di pronunciare: quella di genocidio.
“È possibile chiamarlo genocidio? Se non lo è, è qualcosa di molto simile”, ha affermato Ribera con fermezza, dando voce a una crescente indignazione popolare e diplomatica che comincia a filtrare anche nei palazzi di Bruxelles.
Il suo intervento segna una svolta significativa nel linguaggio e nell’atteggiamento di una parte dell’establishment europeo, spesso accusato di ambiguità e di complicità silenziosa nei confronti delle operazioni militari israeliane. Ribera ha anche voluto distinguere tra le azioni del governo e il popolo israeliano: “Molte persone che vivono in Israele e appartenenti a comunità ebraiche in tutto il mondo vogliono pace e cooperazione. Quindi quei comportamenti non sono condivisi pienamente da un intero paese”.
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