02 Maggio 2025
Marco Rubio, fonte: imagoeconomica
“Servono risposte concrete, non voleremo più dall’altra parte del mondo per fare da mediatori”. Con queste parole il senatore repubblicano Marco Rubio ha dato voce al nuovo orientamento strategico di Washington sul conflitto ucraino. Un messaggio chiaro, gli Stati Uniti non intendono più mantenere il ruolo di mediatori attivi tra Russia e Ucraina, ma comunque rimangono in attesa, dietro le quinte.
Finora gli Stati Uniti figuravano come mediatori ufficiali tra le parti russa e ucraina. Nel concreto vuol dire che una delegazione o una rappresentanza americana poteva e doveva presenziare in ogni sforzo o eventuale incontro o colloquio a distanza tra Kiev e Mosca. Una condizione necessaria per il Cremlino, che accetta di parlare da pari a pari solo con gli americani, quanto per il governo ucraino, bisognoso di essere affiancato dal proprio protettore strategico.
Adesso però, come conferma il Dipartimento di Stato, si volta pagina. Washington ha dichiarato che sta modificando “la metodologia con cui contribuisce” ai negoziati, aggiungendo che non “volerà più in giro per il mondo senza preavviso” per partecipare agli incontri. Una frase che suona come un messaggio tanto agli alleati quanto agli avversari: l’America non si presta più a una diplomazia itinerante e continua.
Secondo la nuova retorica ufficiale, la responsabilità ora ricade su Kiev e Mosca. Sono loro che, afferma il governo statunitense, dovrebbero “presentare proposte concrete per porre fine alla guerra” e “incontrarsi direttamente per risolvere il conflitto”. Una posizione che potrebbe innescare nuove dinamiche diplomatiche, oppure, al contrario, irrigidire ulteriormente i rapporti.
Va sottolineato, tuttavia, che questo cambio non implica un ritiro totale. Gli Stati Uniti non abbandonano il dossier ucraino, che rimane strategico per gli apparati americani. La mediazione resta, ma si sposta su un piano meno visibile, meno esposto. Anche il Cremlino, del resto, continua a ritenere che solo Washington sia un interlocutore di pari livello.
Il messaggio di Rubio, dunque, non è un segnale di disimpegno, ma di ricalibratura. È la fine del coinvolgimento diretto, ma non dell’influenza. Per ora, la palla è nel campo di Kiev e Mosca.
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