01 Maggio 2025
Patrik Baab, fonte: X, @hendrikRhannes
In una lunga video intervista rilasciata al Professor Glenn Diesen, il veterano degli inviati di guerra tedeschi Patrik Baab esprime – con una chiarezza e una profondità di analisi rare – la propria opinione sulla guerra russo ucraina.
Baab è un uomo che conosce le guerre: la sua prima osservazione è che i russi avanzato su un fronte di 1.300 chilometri, cosa – ovviamente - tutt'altro che facile. Ciò nonostante, l'Est dell'Ucraina è stato conquistato in una guerra combattuta con metodi assolutamente nuovi (si pensi all'importanza dei droni) ma senza il ricorso a metodi “americani”. Gli americani prima bombardano a tappeto, poi invadono. Al contrario, i russi sono consapevoli di avanzare in un territorio che poi dovranno pacificare abitato da un'importante percentuale di popolazione russofona: ciò esclude il ricorso a stragi indiscriminate di civili come a Gaza.
Abituato a scrivere i suoi reportage dal fronte, Baab stigmatizza il fatto che l'unica giornalista tedesca incaricata di seguire la guerra se ne stia a Kiev, comodamente ospitata in albergo: la guerra è orribile se osservata sul campo di battaglia ma diventa facilmente poco più che un gioco da tavolo se osservata a distanza.
Pacifista da tutta la sua vita, Baab dice che i tedeschi non hanno idea di cosa significhi una guerra.
Contrario alla follia bellicista che ha pervaso l'Europa, fa notare che le recenti dichiarazioni di alcuni politici, secondo i quali la Crimea deve tornare ucraina, sono in contrasto col principio di autodeterminazione dei popoli sancito dal diritto internazionale. Due pesi e due misure: in Kosovo o dovunque faccia comodo si invoca tale principio, in Crimea si nega la volontà del 90% della popolazione.
Secondo Baab, la propaganda ha contribuito in maniera determinante al fraintendimento della realtà: persino a Odessa la maggioranza della popolazione sarebbe a favore di un'annessione alla Federazione Russa e, ciò nonostante, la Francia e il Regno Unito si apprestano a inviare soldati per impedire l'avanzata dell'esercito russo.
Tutte queste cose (e molte altre, come la vera storia di Euromaidan, della strage di Odessa, della messa in scena di Bucha), le abbiamo scritte più volte. Fa comunque piacere sentirle dalla voce di un grande reporter di guerra, un uomo che condivide gli ideali pacifisti, è contrario al riarmo e non ha peli sulla lingua nel denunciare la falsità della narrazione dominante.
A suo parere, gli organi d'informazione sono totalmente dipendenti dal potere economico, esattamente come i politici: non si fa carriera, né politica, senza alle spalle il capitale. La situazione nelle redazioni è tale che ogni forma di dissenso viene prontamente soffocata. Così si stabilisce un corto circuito: una sola narrazione è ammessa e i politici a quella devono aderire, molti cinicamente e per convenienza, altri per incapacità di comprensione, assenza di pensiero critico, ignoranza, stupidità.
Da noi è ormai un'apoteosi.
Non faccio nomi, mi fanno orrore.
Passa la voglia di scrivere. Passa la voglia di esprimere un'opinione.
Si viene sopraffatti dall'idea che la guerra sia ineluttabile. Perché il riarmo porterà alla guerra, come è sempre stato da che mondo è mondo. E saranno in pochi a commentarla da una comoda camera d'albergo.
Di Alfredo Tocchi
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