04 Aprile 2025
Trump, fonte: Youtube, @FOX
Non c’è nulla di più surreale di quello che sta accadendo nelle cosiddette democrazie occidentali: la sinistra getta la maschera e difende la finanza neoliberista, globalista e anti-welfare. Perché questa è la verità. In Italia le reazioni del Pd e di Repubblica, il giornale del gruppo Gedi del signor Elkann (cda Meta e pochi giorni fa da ancora una volta da Trump…), sono state di estrema critica contro i dazi Usa.
Al di là del macchiettismo che caratterizza le prime pagine e alcuni retroscena sulla Casa Bianca (“La cospirazionista di destra che ottiene da Trump il taglio dei vertici della cybersicurezza”: roba che nemmeno Cronaca Vera…), le preoccupazioni di Repubblica sembrano riguardare le sorti delle Borse o le sorti della Apple o della Nike che producono nei paesi più colpiti dalle misure protezionistiche. Idem la sinistra che tutt’un tratto si scalda per le ricadute sull’economia italiana.
Certo che i contraccolpi ci saranno ma se l’America arriva a mettere dazi così importanti lo fa perchè le dinamiche della globalizzazione tanto cara ai Democratici e ai Progressisti mondiali hanno comportato solo grandissimi vantaggi alle élite (che guarda caso hanno finanziato quella parte politica lì) a danno della working class americana. Trump, nel giorno dell’annunciazione delle nuove misure, ha voluto con sé i lavoratori, li ha resi protagonisti della “sua” azione come a dire: non mi sono scordato di voi, ora ci faranno la guerra e voi da che parte starete?
È imbarazzante vedere che la parte politica nata sul solco della difesa dei lavoratori ha barattato proprio quei diritti a favore di nuove frontiere politiche, dal green ai diritti lgbt; guarda caso si tratta delle stesse “battaglie” finanziate dalle stesse multinazionali che negli anni della globalizzazione hanno massimizzato i profitti sfruttando lavoratori, ambiente e quant’altro. Perché Nike, Adidas e compagnia cantando mettono la produzione in Vietnam e lì “formano” le loro catene di produzione? Trump sta dicendo: lo volete fare? Allora pagate dazio perché così voi danneggiate l’America e gli americani.
Questa difesa dei diritti dei lavoratori contro le distorsioni della globalizzazione era una battaglia della sinistra, che però ormai si fa finanziare dai “buoni”, dai filantropi, da quelli che sposano le nuove battaglie progressiste e “dimenticano” i diritti fondamentali. Onestamente se i prodotti della Apple subiranno un rincaro per colpa dei dazi non mi sembra una tragedia perché non è un imperativo categorico possedere il nuovo modello di telefonino o di qualsiasi altro aggeggio della Mela, lo è dentro un modello globale distorto e manipolatorio. Se per fare le loro mercanzie queste multinazionali sfruttano e impoveriscono, e se - di contro - arriva un governante che vuole riequilibrare un pochino queste ingiustizie credo che sia una virata positiva: significherà che la Apple avrà meno ricavi e inizierà a pagare di più la forza lavoro.
Tra l’altro la Repubblica Democratica del Congo ha fatto causa all’azienda di Cupertino per l’uso dei minerali provenienti dalle zone dove sono in corso diversi conflitti e dove si registrano violenze di ogni tipo sulle condizioni di estrazione. Le Borse hanno tutto l’interesse a seminare il panico perché questa virata rischia di rompere il moltiplicatore di ingiusti profitti: la finanza si è atteggiata a padrone del mondo laddove il neoliberismo globalista si imponeva come Verbo. Trump non è il nuovo Che Guevara, sia chiaro: sta solo cercando di riequilibrare, in difesa dei suoi cittadini, un modello che a oggi ha lacerato i tessuti sociali della classe media e dei lavoratori. Se nel braccio di ferro dovessero vincere le Borse non sarebbe affatto un bel segno dei tempi.
di Gianluigi Paragone
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