10 Novembre 2024
Kamala Harris, fonte: imagoeconomica
Uno dei grandi paradossi delle elezioni politiche americane del 2024 è che gli elettori indicano i problemi economici come la loro preoccupazione maggiore, mentre i dati macroeconomici sono stati molto positivi negli ultimi anni. Da una parte, la spiegazione è semplice: nonostante la crescita generale, la fiammata dell'inflazione nel 2021-2022 ha colpito la classe lavoratrice, soprattutto per via dei prezzi degli alimentari – cresciuti più dei salari in questi anni – e dell’aumento dei mutui e degli affitti.
Tuttavia, c’è un altro fattore molto importante che influenza il dibattito sull'economia: pur avendo molto da raccontare agli elettori grazie alle grandi iniziative economiche dell’amministrazione Biden, i democratici non sono riusciti a far passare il loro messaggio di crescita e ottimismo sul futuro del Paese. In parte, si tratta di un fallimento del “messaging,” ossia l'incapacità di costruire una narrazione chiara da presentare al pubblico. Ma questo non spiega tutto.
Joe Biden è stato il presidente che più ha cambiato la direzione economica degli Stati Uniti negli ultimi decenni. Ha raccolto la sfida anti-globalizzazione lanciata da Donald Trump e ha inaugurato un periodo di politica industriale, con grandi interventi pubblici mirati a ricostruire la capacità produttiva del Paese e migliorare il benessere della classe media. Tuttavia, Kamala Harris non è riuscita a presentare un quadro chiaro di questa politica e, soprattutto, di come essa sarà utilizzata per affrontare i problemi di lunga data derivanti dagli anni del liberismo e della globalizzazione.
Inoltre, anche quando Harris ha provato a comunicare questi temi, per esempio sostenendo i sindacati nella battaglia per aumentare i salari, spesso le sue parole sono cadute nel vuoto. Questo accade perché la classe lavoratrice percepisce i democratici come il partito che si occupa soprattutto di temi culturali, come i diritti LGBTQ, l’aborto e la lotta contro ogni tipo di discriminazione, con una visione "woke", cioè una versione estrema del politicamente corretto.
Per questo, i democratici appaiono distanti dai valori di una parte della società. Il "globalismo" non diventa non solo una questione economica, ma anche culturale, poiché riflette una visione concentrata su temi "radical chic" che spostano l'attenzione dai problemi quotidiani della gente. Non significa che tutti i membri della classe lavoratrice siano bigotti o reazionari; piuttosto, la maggior parte della popolazione è più moderata rispetto alle posizioni dell'ala sinistra del partito democratico. Sentirsi dire che respingere i valori progressisti proposti da politici e celebrità di Hollywood sia ignorante o "deplorevole" contribuisce soltanto ad aumentare il senso di distacco tra le diverse visioni.
Va riconosciuto che Kamala Harris ha cercato di evitare di concentrarsi su questi temi, tranne che sulla questione dell'aborto, dove una chiara maggioranza del paese è favorevole a mantenere la legalità della procedura, almeno entro certi limiti. Ha tentato di affrontare i problemi quotidiani degli elettori, ma è evidente che questo sforzo non è stato sufficiente. L’immagine del partito democratico come il partito delle élite che sostengono posizioni culturali estreme, con una certa ostilità verso chi la pensa diversamente, è ormai profondamente radicata, soprattutto tra le classi lavoratrici.
La campagna di Donald Trump ha sfruttato molto questo punto, lanciando numerose pubblicità in cui Harris veniva criticata per il suo sostegno alla transizione di genere, perfino per gli immigrati detenuti. È stato citato più volte anche il caso di Lia Thomas, nata maschio e atleta di nuoto universitario, che ha intrapreso la terapia ormonale per diventare una donna trans. Successivamente, l'Università della Pennsylvania ha permesso a Thomas di gareggiare nella squadra femminile, dove ha vinto competizioni a livello nazionale.
Agli occhi della maggioranza degli americani, i democratici hanno esagerato con la difesa dei "diritti civili", compromettendo così la loro credibilità anche su altri temi. In questo modo, il divario culturale – su cui i partiti politici insistono molto per distinguersi dall'avversario – è diventato il contesto entro cui i democratici hanno dovuto condurre la campagna elettorale. E non sono riusciti a convincere gli americani, soprattutto quelli di una certa classe sociale, che sono interlocutori affidabili.
di Andrew Spannaus
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