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La Commissione di studio sulla politica di sicurezza elvetica afferma che “il mondo e la Svizzera si trovano in fase prebellica”, e suggerisce la sospensione di diritti fondamentali

Dopo il Digital Services Act e le recenti prese di posizione contro X di Kamal Harris, la Svizzera, patria del World Economic Forum di Davos, sollecita la sospensione della libertà di espressione

07 Settembre 2024

La Commissione di studio sulla politica di sicurezza elvetica afferma che “il mondo e la Svizzera si trovano in fase prebellica” e suggerisce la sospensione di diritti fondamentali

C’è stato un tempo, lungo oltre 500 anni (dalla sconfitta dei Confederati a Marignano nel 1515), in cui la Svizzera è stata l’esempio mondiale di una Nazione neutrale.

Poi, si vocifera su pressioni della finanza internazionale: “Se non vi allineate faremo fare a UBS la stessa fine del Credit Suisse”, Berna ha docilmente seguito la politica bellicista della NATO.

Triste epilogo di uno Stato che si è votato al suicidio quando ha de facto abolito il segreto bancario.

Nei giorni scorsi, sono trapelati i contenuti di un rapporto in tedesco, di 68 pagine, redatto dalla Commissione di studio sulla politica di sicurezza elvetica. La premessa è che “il mondo e la Svizzera si trovano in fase prebellica”.

Il nuovo concetto di sicurezza, scrivono i membri della Commissione, dovrebbe quindi includere strategie per contrastare la disinformazione. Per noi giuristi, sarà interessante comprendere se - a causa della dichiarazione dello stato prebellico - sia lecito limitare la libertà di espressione e di stampa, il diritto alla privacy, la libertà di informazione, il diritto di riunione e di associazione e la libertà economica.

 

Personalmente non ho dubbi: questo rapporto ha tra i suoi ispiratori Klaus Schwab e consentirà al potere esecutivo – non soltanto in Svizzera, perché farà scuola anche altrove – di instaurare regimi liberticidi.

 

I recenti eventi, come l‘arresto del titolare di Telegram a Parigi o il blocco di X in Brasile, non sono che avvisaglie del mondo che le élites vanno delineando.

 

Il caso svizzero è particolarmente preoccupante. La Confederazione è un esempio unico di democrazia popolare diretta, in cui lo strumento del referendum ha un ruolo centrale.

La limitazione della libertà di informazione porterà al voto cittadini indottrinati dalla propaganda: se l'accesso a informazioni complete, accurate e non censurate venisse limitato, la capacità dei cittadini di prendere decisioni informate su questioni cruciali sarà compromessa. La manipolazione dell'opinione pubblica si è vista già in occasione del recente referendum con cui la maggioranza della popolazione si è schierata a favore degli obblighi vaccinali. La parte della popolazione che è risultata minoritaria è senza dubbio quella che si era informata su Telegram o social media non censurati, dato che – come ammesso da Mark Zuckerberg e svelato da Elon Musk – Facebook e Twitter erano pro vax e censuravano tutti i contenuti di segno contrario “su pressioni governative” ha aggiunto Zuckerberg. La trasparenza è cruciale per mantenere la fiducia dei cittadini nelle istituzioni democratiche. Se i cittadini percepiscono che le informazioni sono controllate o censurate, la fiducia nelle istituzioni potrebbe diminuire. Questa perdita di fiducia può tradursi in una minore partecipazione politica e in un crescente scetticismo verso le decisioni prese dalle autorità, minando la legittimità del sistema democratico stesso.

Inutile aggiungere che una stampa (alla quale vanno aggiunti oggi la televisione e i social media) libera e rappresentativa di tutte le posizioni politiche è un pilastro fondamentale della democrazia.

Ci avviamo verso l’autunno. “Il mondo e la Svizzera si trovano in fase prebellica”. Klaus Schwab dichiara che prima di Natale ci dobbiamo aspettare eventi sconvolgenti.

Si sta come

d’autunno

sugli alberi

le foglie

di Alfredo Tocchi, 6 settembre 2024

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