29 Agosto 2024
I fratelli Durov, a sx Pavel e a dx Nikolai - foto Fb
Un patrimonio stimato nel 2022 a 15,1 miliardi di dollari, quasi 1mln di utenti per Telegram fondata con il fratello Nikolai che non ha lasciato la Russia, l'editorialista del Corsera Federico Rampini, già vicedirettore del Sole 24Ore e corrispondente di Repubblica, nel suo ultimo articolo presenta Pavel Durov - la cui sorte, dopo l'arresto sabato scorso in Francia, sta tenendo il mondo intero col fiato sospeso - come un "piccolo Musk o Zuckerberg russo".
Nell'articolo Rampini parla più volte di "ambiguità di Telegram": "L’ambiguità di Telegram - scrive Rampini - va ben oltre l’assenza di una censura".
Per l'editorialista, infatti, l'ambiguità di Telegram "ha una dimensione geopolitica" per essere "popolarissima in grandi democrazie come l’India e in regimi autoritari tra cui l’Iran", ed è sottolineato dai grassetti come "in particolare è rimasta la piattaforma favorita sia in Russia che in Ucraina (...), è su questa messaggeria che transitano gran parte delle informazioni sui combattimenti. Da una parte e dall’altra del fronte. La popolazione russa ha notizie sull’andamento della guerra attraverso Telegram, mentre i social media occidentali sono vietati. Perfino i soldati russi la usano tra loro, a volte perfino per informazioni operative. Mentre sul fronte ucraino sembra che Telegram comunichi le allerte per bombardamenti più velocemente della app governativa".
Dimenticando le accuse che hanno portato Durov ad essere arrestato - quel suo rifiuto a qualsiasi richiesta di "moderare" i contenuti di Telegram - Rampini adduce quindi che "Se qualcuno riesce a controllare e manipolare Telegram, probabilmente non è a senso unico" portando l'esempio - sempre evidenziato dal grassetto - che "Su questa piattaforma compaiono voci di dissenso nei confronti di Putin, a fianco alla propaganda nazionalista e alle fonti legate ai servizi segreti".
Dopo l'arresto in Francia e il rifiuto delle autorità opposto all'ambasciatore russo che chiedeva un colloquio con Pavel Durov, in Russia molti avevano iniziato a cancellare conversazioni e a chiudere i canali Telegram.
Sull'arresto domenica scorsa era intervenuto Dmitri Medvedev vicepresidente del Consiglio di sicurezza russo (da Rampini definito "megafono di Putin") il quale proprio su Telegram aveva scritto: "Una volta, tempo fa, chiesi a Durov perché non volesse collaborare con le forze dell'ordine in caso di reati gravi. 'Questa è la mia posizione di principio', affermò" aggiungendo che Durov "per i nostri comuni nemici è ancora considerato non un uomo di pace, ma un 'russo pericoloso' ".
Le dichiarazioni di Medevev, riscontrabili su Telegram e riportate dalle principali agenzie di informazione, dopo il riferimento a "un'allarme" (proprio così, con l'apostrofo) dell'intelligence russa, per Rampini diventano: "(Durov) sarà sempre un russo, pertanto imprevedibile e pericoloso" con la chiosa che "Dopo queste parole forse una cella della polizia francese è un luogo rassicurante", dopo il riferimento iniziale alla sorte del dissidente russo Aleksei Navalny.
Nell'articolo Rampini non riporta né fa riferimento al fatto che in Russia vive e si trova libero Nikolai Durov, fratello di Pavel e co-fondatore di Telegram, nei cui confronti - come riportato da più fonti internazionali - è stato spiccato un altro mandato di arresto francese.
"Когда-то, уже довольно давно, я спросил у Дурова, почему он не хочет сотрудничать с правоохранительными структурами по тяжким преступлениям. «Это моя принципиальная позиция», – заявил он. «Тогда будут серьёзные проблемы в любой стране», – сказал ему я. Он посчитал, что самые большие проблемы у него в России, и уехал, затем ещё и получив гражданство / вид на жительство в других государствах. Хотел быть гениальным «человеком мира», который отлично живёт без Родины. Ubi bene ibi patria!
Он просчитался. Для всех наших общих теперь врагов он русский – и потому непредсказуемый и опасный. Другой крови. Точно не Маск и не Цукерберг (кстати, активно сотрудничающий с ФБР). Дурову надо, наконец, понять, что Отечество, как и времена, не выбирают".
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