05 Agosto 2024
A sinistra il Primo Ministro in carica israeliano Benjamin Netanyahu, a destra il leader politico e religioso iraniano Ali Khamenei
Funzionari dei servizi segreti di Stati Uniti e Israele citati dal sito americano Axios, ritengono che l’intervallo di tempo in cui potrebbe avvenire la tanto attesa rappresaglia iraniana per l’uccisione del leader di Hamas Isma'il Haniyeh a Theran lo scorso 31 luglio, sarà stanotte, la notte tra lunedì 5 e martedì 6 agosto. Si parla di un attacco che potrebbe durare almeno tre giorni. Haniyeh era stato assassinato proprio a Theran nella notte tra martedì e mercoledì. Leader storico dell’organizzazione islamista, era a capo del consiglio politico di Hamas orami dal 2014, anche se aveva lasciato Gaza nel 2019 per rifugarsi in Qatar. Martedì si trovava a Teheran per partecipare alla cerimonia di insediamento del nuovo presidente Masoud Pezeshkian, quando un presunto attacco mirato di Israele (anche se mai rivendicato ufficialmente), ha messo fine alla sua vita in una violenta esplosione nella capitale iraniana. La notizia era stata resa nota dalle Guardie Rivoluzionarie di Theran e confermata da Hamas, divenendo l'episodio il colpo più duro inferto contro il gruppo islamista palestinese che combatte a Gaza contro l’esercito israeliano e che ha organizzato il massacro del 7 ottobre. Gli Stati Uniti si erano dichiarati estranei alla vicenda, tanto che il segretario di Stato Antony Blinken aveva puntualizzato che gli Usa non erano stati "informati" né "coinvolti" nell’assassinio. L’ala militare di Hamas, le Brigate al Qassam, aveva dichiarato che l’uccisione avrà enormi conseguenze, mentre tutti i siti e le agenzie iraniane avevano attaccato direttamente Israele, minacciando ripercussioni, nonostante l’imbarazzo per l’enorme falla di sicurezza.
Teheran da giorni minaccia vendetta per la morte di Haniyeh e respinge gli sforzi di Stati Uniti e dei paesi arabi per mitigare la risposta: "la determinazione dell’Iran è seria nel ritenere il regime israeliano responsabile dei suoi crimini. La situazione nella regione del Medio Oriente è molto delicata a causa dei continui crimini e delle pericolose avventure della banda criminale che governa a Tel Aviv", ha dichiarato ieri in un post su X (Ex Twitter) il Ministro degli Esteri iraniano in carica, Ali Bagheri. Del resto, ieri anche il presidente del parlamento iraniano Mohammad Baqer Qalibaf, aveva affermato che la risposta dell’Iran sarà "schiacciante" e "li farà pentire dell’assassinio del leader di Hamas. Le nostre potenti forze militari daranno a questo nemico terrorista e al suo ingannevole sostenitore, gli Stati Uniti, una lezione storica", aveva commentato. Nella giornata di ieri, Washington era stata minacciata anche da Hossein Taeb, alto funzionario del Corpo delle Guardie Rivoluzionarie islamiche iraniane ed ex capo degli 007 degli stessi Pasdaran, che ha dichiarato: "Lo scenario di vendetta di Teheran è imprevedibile, i sionisti non ne hanno idea. L’egemonia degli Stati Uniti giungerà al termine, con l’imminente annientamento di Israele".
In queste ultime ora Israele sta seriamente prendendo in considerazione la possibilità di un attacco preventivo per scoraggiare i suoi nemici iraniani. Il Premier a Tel Aviv Benjamin Netanyahu, ha convocato nelle scorse ore i responsabili della sicurezza: all'incontro erano presenti il Ministro della Difesa Yoav Gallant, il Capo di Stato Maggiore dell'esercito israeliano Herzi Halevi, il capo del Mossad David Barnea. "L'Iran e i suoi proxy cercano di circondarci con una morsa di terrore su diversi fronti - ha detto Netanyahu - siamo determinati a contrastarli su ogni fronte, in ogni arena, lontano e vicino. Chiunque uccida i nostri cittadini, chiunque danneggi il nostro Paese sarà chiamato a risponderne. Pagherà un prezzo molto alto". Secondo la stampa israeliana, durante l'incontro è stata discussa l'opzione di attaccare l'Iran come misura di deterrenza, ma solo se Israele ricevesse indicazioni non confutabili di un'azione imminente di Teheran.
Contro ogni eventualità bellica, Israele ha costruito un bunker sotterraneo a Gerusalemme, noto come "fossa del giudizio universale", progettato dallo Shin Bet per proteggere i leader del paese da possibili attacchi. Questo imponente rifugio è collegato direttamente con il quartier generale del Ministero della Difesa a Tel Aviv, garantendo capacità di comando e controllo sulle operazioni militari. Inoltre, è equipaggiato con provviste di cibo e acqua, consentendo all’enclave politico di restare al sicuro al suo interno per un periodo prolungato, in caso di conflitto. La necessità di tale rifugio si è resa ancora più evidente proprio alla luce delle recenti tensioni con l'Iran. Secondo il media israeliano Walla, il bunker è stato già completato ed è operativo per accogliere, tra gli altri, anche il Premier Benjamin Netanyahu. Nonostante le tensioni crescenti, il generale Rafi Milo dell'Home Front Command ha rassicurato che non sono state emesse nuove istruzioni per la popolazione, confermando che l'esercito è preparato a qualsiasi scenario. Anche il portavoce delle forze di difesa israeliane, Daniel Hagari, ha ribadito che non ci sono cambiamenti nelle indicazioni di sicurezza per il momento, ma ha sottolineato che lo stato d’allerta rimane elevato.
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