31 Luglio 2024
La notizia del giorno è già arrivata in mattinata: Ismail Haniyeh, leader di Hamas dal 2017, è stato ucciso con una bomba nei pressi di Theran alle 2 di notte, ora locale. Da circa 5 anni viveva nella città di Doha in Qatar, la quale gli offrì asilo politico. Ma in questi giorni si trovava nel capoluogo Iracheno per la cerimonia di insediamento del presidente iraniano Masoud Pezeshkian. Era sposato e aveva 13 figli, di cui 3 uccisi in un attentato israeliani all’inizio dell’anno. Ma chi era il capo di questa organizzazione e perché era così temuto da Israele?
Nato in un campo profughi di Chatti, ni pressi di Gaza, da genitori fuggiti dalla loro città d’origine, Ashkelon, in seguito all’occupazione egiziana della striscia del 1948. Intraprende il suo percorso di studi all'istituto al-Azhar, finanziato dall' Agenzia dell'Onu per i rifugiati palestinesi, dove si è laureato in letteratura araba nell’università islamica a Gaza.
Haniyeh rappresenta una figura di spicco di Hamas dal 1980. Tre anni dopo aderisce al blocco studentesco islamico. Col passare del tempo era diventato stretto collaboratore del defunto sceicco Ahmed Yassin. A seguito di alcune sue proteste, durante la prima Intifada, Haniyeh fu incarcerato dalle autorità israeliane. Nel 1987 aveva scontato 18 giorni; l’anno successivo 6 mesi e tre anni a partire dal 1989. Nel 1992 era stato nuovamente arrestato e deportato assieme ad altri nel sud del Libano, tornando poi a Gaza. Dopo aver passato molti anni in carcere, Hainiyeh fece ritorno a Gaza, diventando preside dell’Università islamica. Dal 2006 al 2007 ricoprì la carica di primo ministro dell’Autorità Nazionale Palestinese. Successivamente ha guidato l’amministrazione della Striscia di Gaza dal 2014 al 2017.
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