06 Febbraio 2024
Klaus Schwab, fonte: imagoeconomica
La postmodernità è un fenomeno complesso che deve essere studiato e compreso, in primo luogo dai nostri politici. Testi come La quarta rivoluzione industriale e COVID-19 The Great Reset del Professor Klaus Schwab dovrebbero essere sul comodino di chi ci governa. Invece, parlando con un popolare uomo politico, mi sono reso conto – per l’ennesima volta – che i nostri politici non hanno letto nulla, non sanno nulla se non per sentito dire e, se qualcuno menziona loro Klaus Schwab e il Forum di Davos, si irrigidiscono e domandano: “Ma Avvocato, adesso è pure diventato un complottista?”.
Per questi nostri governanti – pur nella certezza che non mi leggano – ho raccolto una piccola compilation di frasi tratte da La quarta rivoluzione industriale, che ho qui accanto a me, sulla scrivania del mio Studio.
“I grandi beneficiari della quarta rivoluzione industriale sono i fornitori di capitale intellettuale o fisico: gli innovatori, gli investitori e gli azionisti, il che spiega il crescente divario di ricchezza tra coloro che dipendono dal loro lavoro e coloro che possiedono il capitale. Ciò spiega anche la disillusione di tanti lavoratori, convinti che il loro reddito reale non possa aumentare nel corso della loro vita e che i loro figli non possano avere una vita migliore della loro”.
“Il pericolo è che la quarta rivoluzione industriale significhi che una dinamica del vincitore prende tutto si svolga tra i paesi così come al loro interno. Ciò aumenterebbe ulteriormente le tensioni sociali e i conflitti e creerebbe un mondo meno coeso e più instabile”.
“Nel tentativo di rispondere a queste domande, una cosa è chiara e di grande importanza: i paesi e le regioni che riescono a stabilire le norme internazionali preferite di domani nelle principali categorie e campi della nuova economia digitale (comunicazioni 5G, uso di droni commerciali, Internet delle cose, salute digitale, produzione avanzata e così via) trarranno notevoli vantaggi economici e finanziari. Al contrario, i paesi che promuovono le proprie norme e regole per dare vantaggi ai loro produttori nazionali, bloccando anche i concorrenti stranieri e riducendo le royalty che le aziende nazionali pagano per le tecnologie straniere, rischiano di isolarsi dalle norme globali, mettendo queste nazioni a rischio di diventare i ritardatari della nuova economia digitale”.
“Al suo livello più estremo, c'è il pericolo reale che i governi possano utilizzare combinazioni di tecnologie per sopprimere o opprimere le azioni delle organizzazioni della società civile e dei gruppi di individui che cercano di creare trasparenza intorno alle attività dei governi e delle imprese e promuovere il cambiamento. In molti paesi del mondo ci sono prove che lo spazio per la società civile si sta restringendo man mano che i governi promuovono leggi e altre politiche che limitano l'indipendenza dei gruppi della società civile e limitano le loro attività. Gli strumenti della quarta rivoluzione industriale consentono nuove forme di sorveglianza e altri mezzi di controllo contrari a società sane e aperte”.
“In primo luogo, ritengo che i livelli richiesti di leadership e comprensione dei cambiamenti in corso, in tutti i settori, siano bassi se confrontati con la necessità di ripensare i nostri sistemi economici, sociali e politici per rispondere alla quarta rivoluzione industriale. Di conseguenza, sia a livello nazionale che globale, il quadro istituzionale richiesto per governare la diffusione dell'innovazione e mitigare la perturbazione è nel migliore dei casi inadeguato e, nel peggiore dei casi, del tutto assente. In secondo luogo, il mondo manca di una narrativa coerente, positiva e comune che delinea le opportunità e le sfide della quarta rivoluzione industriale, una narrativa che è essenziale se vogliamo dare potere a un insieme diversificato di individui e comunità ed evitare una reazione popolare contro i cambiamenti fondamentali in corso. “(Vi è la necessità) “di una narrativa coerente, positiva e comune…” (per) “…evitare una reazione popolare contro i cambiamenti fondamentali in corso”.
Nel suo intervento a margine del G20 di due anni fa, Klaus Schwab, con la Sua consueta lucidità, ha ribadito che “Nella quarta rivoluzione industriale i vincitori si prenderanno tutto, quindi se siete un first mover del WEF, sarete i vincitori”. Questo il mio commento: queste gravissime affermazioni hanno due implicazioni: la prima è che “i vincitori si prenderanno tutto” e saranno “vincitori”, non si comprende a che titolo e con il permesso di chi; la seconda è che coloro che non si adegueranno a questa quarta rivoluzione industriale si ritroveranno estromessi e perderanno – perderanno tutto, compresa la loro libertà.
Ma mi permetto di evidenziarne un altro aspetto: Schwab profetizza che l’impoverimento del ceto medio Occidentale provocherà tumulti sociali.
Chi sottovaluti Klaus Schwab o creda che la quarta rivoluzione industriale e l’agenda 2030 siano un fallimento, è un pericoloso ignorante, esattamente alla pari di chi non conosce il pensiero e gli obiettivi del Deep State, di cui il Forum di Davos è una sorta di portavoce.
A me Schwab è persino simpatico. Quando racconta ridendo, con quel suo accento da tedesco dei cartoni animati, di avere infiltrato i “suoi ragazzi” nei governi di mezzo mondo Occidentale, ne ammiro la spudoratezza, la sincerità tipica dell’uomo che non ha timore di farsi beffa dei suoi avversari e detrattori. In più, Klaus Schwab è un ottimista e un convinto transumanista. C’è una meravigliosa intervista rilasciata alla televisione francese in cui gongola letteralmente parlando della possibilità che i nostri assistenti virtuali imparino da noi.
Quest’uomo crede davvero nelle “magnifiche sorti e progressive” e non fa mistero di sognare un Occidente retto da un regime in cui ogni aspetto della vita umana sia controllato grazie all’intelligenza artificiale da governi paternalisti e totalitari.
Quante volte ha annunciato una stagione di impoverimento e tumulti sociali, preludio del Great Reset?
Ci ha avvertito che:
“Molte diverse categorie di lavoro, in particolare quelle che comportano un lavoro manuale meccanicamente ripetitivo e preciso, sono già state automatizzate. Molti altri seguiranno, poiché la potenza di calcolo continua a crescere in modo esponenziale. Prima di quanto si preveda, il lavoro di professioni diverse come avvocati, analisti finanziari, medici, giornalisti, contabili, assicuratori o bibliotecari potrebbe essere parzialmente o completamente automatizzato”.
L’agenda 2030 è lì da leggere, non è un’invenzione dei complottisti. Da anni ripeto sempre le stesse cose: si potrà incominciare a contrastare il Great Reset soltanto quando si identificheranno gli obiettivi della nostra controrivoluzione. Per me è evidente: la controrivoluzione dobbiamo farlo noi, cittadini di un mondo fondato su aberranti ingiustizie. Il progetto di Klaus Schwab non è altro che un consolidamento del potere nelle mani degli stessi soggetti che già lo detengono oggi, monarchi inclusi. Prevede la distruzione creativa del commercio al dettaglio sostituito da Amazon e dalle piattaforme di e-commerce, della piccola e media impresa sostituita dalle multinazionali (come auspicato dalla Fabian Society da più di un secolo) e, soprattutto, il rafforzamento dei monopoli (o oligopoli) che tutti conosciamo. Immaginate la vostra vita senza Google, Microsoft, Amazon, eBay, Alibaba e i siti per incontri (!!!).
Il risultato finale del Great Reset sarà il definitivo assoggettamento della popolazione del mondo ai 300 Signori di sempre. Magari non saranno 300, magari saranno qualche milione (quelli che deterranno i diritti di proprietà intellettuale, le banche e tramite le banche le banche centrali che emettono moneta, i fondi d’investimento e tramite i fondi l’intera economia mondiale).
Voi continuate pure a opporre al progetto di Klaus Schwab le vostre idealizzazioni del mondo di ieri, a rimpiangere come si stava bene ai tempi di Maria Antonietta, di Papa Pio XII, di prima dell’Illuminismo o del Positivismo. Continuate a sognare di tornare a casa dalla mamma. Continuate pure a essere marxisti nonostante le catastrofiche conseguenze del marxismo reale.
Io mi limito a fare qualcosa di concreto: difendere gli agricoltori. Perché il progetto di Klaus Schwab prevede l’abolizione del diritto di coltivare la propria terra, di allevare i propri animali a favore del ritorno del feudalesimo. Si verificherà nel settore agricolo quello che già si è verificato (o si sta verificando) negli altri settori che ho citato. I 300 Signori si spartiranno le terre coltivabili e sarà la fine dell’agricoltura come la intendiamo da 40.000 anni.
Del resto, il risultato finale del Great Reset sarà la fine dell’homo sapiens, sostituito dal transumano, con tanto di Microchip e modem all’interno del corpo.
Sono complottista? Sono catastrofista?
Io, in tutta sincerità, credo di essere semplicemente consapevole.
di Alfredo Tocchi, 7 febbraio 2024
Il Giornale d'Italia è anche su Whatsapp. Clicca qui per iscriversi al canale e rimanere sempre aggiornati.
Articoli Recenti
Testata giornalistica registrata - Direttore responsabile Luca Greco - Reg. Trib. di Milano n°40 del 14/05/2020 - © 2025 - Il Giornale d'Italia